Rassegna del 30 Ottobre 2003

Al Parco marino stage scientifico per i subacquei

PUNTA CAMPANELLA

Subacquei da Roma per studiare l'ecosistema del parco marino di Punta Campanella: in 52, tra cui una decina di ragazze, sono infatti ospiti del villaggio Diving Nettuno di Marina del Cantone, diretto da Michele Mauro. In particolare, il corso di biologia marina è diretto dalla biologa e sub Raffaella Balzano di Meta che, da preziosa collaboratrice della direzione dell'oasi marina e profonda esperta della materia, opera in contatto non solo con l'Università Federico II, ma anche con l'Icram e i parchi marini di Ustica, Anzio, Civitavecchia e Ventotene.
Molto interessanti i temi dello stage: la diffusione dell'alga Caulerpa racimosa che provoca il fenomeno della mucillagine e la conoscenza del substrato marino con i suoi microsistemi.
I subacquei romani, guidati dal presidente della sezione capitolina della Fias, Egisto Giacobbi, alternano lezioni teoriche a immersioni, assistiti dalle guide del Parco marino e dallo staff degli istruttori della Federazione. Così per tanti giovani la possibilità di studiare da vicino la vita del mondo sommerso esplorando le grotte dello Zaffiro e del Falcone, le coste a strapiombo di Punta Campanella, di Montalto, della Mortella; gli isolotti del Vervece, dell'Isca, della Vetare e de Li Galli, gli scogli delle Sirene; e ancora le incontaminate baie di Mitigliano, Recomone, Fossa di Papa e del fiordo di Crapolla. (Il Mattino)

Sopralluogo della Regione ai tralicci Enel. Ricorso del Parco al Consiglio di Stato per bloccare il via libera del Tar ai lavori

Colli Euganei

Seppur assente l'assessore regionale alle Politiche energetiche Marino Finozzi, ieri mattina nella sede del Parco Colli di via Ca' Mori, la Regione ha potuto toccare con mano la spinosa situazione che si è venuta a creare attorno all'elettrodotto portato avanti dall'Enel. Il delegato di Finozzi, il professor Franco Secchieri, ha incontrato in mattinata gli amministratori del Parco, i rappresentanti dei Comuni di Este, Monselice e Baone ed i portavoce del comitato Lasciateci Respirare. Scopo della riunione era quello di mettere i responsabili di palazzo Ferro Fini, entrato nella faccenda solamente da pochissimo tempo, a conoscenza dello stato delle cose nella Bassa. Il delegato ha confermato la volontà della Regione di portare avanti l'impegno preso con l'approvazione della mozione sull'argomento elettrodotto. Gli è stato poi spiegato tutto l'iter della vicenda e soprattutto è stato accompagnato a constatare quale impatto ambientale abbiano i tralicci che l'Enel sta costruendo in zona collinare.
«In tal modo abbiamo fatto capire alla Giunta Regionale spiega il presidente del Parco, Simone Campagnolo come sia urgente un'azione immediata per fermare l'avanzata dei tralicci nel nostro territorio. Era il massimo che si potesse fare e abbiamo sentito da parte del delegato una certa volontà di agire sulla questione in modo tale da aprire quanto prima un tavolo di trattative con l'Enel e procedere con l'interramento del tracciato».
Nel frattempo l'Ente di via Ca' Mori ha già autorizzato lo studio legale Domenichelli a fare ricorso al Consiglio di Stato per bloccare la sentenza del Tar che aveva dato via libera ai lavori anche sul versante collinare. «Vogliamo verificare se ci troviamo di fronte alla svolta tanto auspicata avverte invece una nota del Comitato, i cui rappresentanti si sono detti delusi dai lunghi tempi adottati dalla Regione nell'intervenire oppure all'ennesima manfrina che ha contraddistinto molte tappe di questa vicenda». (Il Gazzettino)

La marcia dei diecimila

ALTAMURA-GRAVINA - Un fiume in piena il numero di adesioni pervenute ai comitati promotori
È conto alla rovescia per il corteo in difesa della Murgia

ALTAMURA Sarà una marcia massiccia. Almeno 10mila persone sono attese alla Gravina-Altamura di sabato 8 novembre per rivendicare che «un'altra Murgia è possibile». E' questo lo slogan della manifestazione organizzata dai Comitati cittadini dell'Alta Murgia e che ha vari significati. A favore del Parco e della pace. Contro l'uso da pattumiera per scorie radioattive e rifiuti tossici e contro la militarizzazione del territorio.
E' un fiume in piena il numero di adesioni che sono pervenute ai comitati promotori. Enti locali come le Province di Bari e di Matera, tutti i Comuni del futuro Parco dell'Alta Murgia escluso Spinazzola che probabilmente sta per farlo ed altri extra Parco tra cui Matera. Partiti, associazioni, sindacati, singoli, anche una scuola di Ruvo. Un elenco lunghissimo, che viene aggiornato in tempo reale sul sito ufficiale della marcia (www.altramurgia.it). La marcia era stata organizzata ben prima dell'emergenza rifiuti tossici. Uno dei motivi per cui la Gravina-Altamura fu messa in calendario era la protesta per la presenza di ben 5 poligoni militari sul territorio.
Le stesse ragioni per cui già nel 1985 e nel 1987 furono organizzate altre marce, a cui partecipò anche il compianto uomo di pace don Tonino Bello. Un altro motivo per l'8 novembre era, ed è, la protesta per i ritardi nell'istituzione del Parco dell'Alta Murgia. Avrebbe dovuto essere ratificata nella Conferenza Stato-Regioni il 23 ottobre ma le sedute sono state annullate per la protesta dei governatori contro la Finanziaria. Il provvedimento, approvato in sede tecnica lo scorso 13 ottobre, potrebbe essere esaminato il 13 novembre. Un'altra buona ragione per marciare è lo spettro delle scorie radioattive nucleari per cui la Murgia è sempre stata una delle candidate ad ospitare il sito unico nazionale anche se l'istituzione dell'area protetta dovrebbe escludere questo rischio. E poi c'è stato lo choc. La scoperta che la Murgia è stata utilizzata, e rischia ancora, come pattumiera di rifiuti tossici sversati in terreni agricoli come se fosse concime biologico.
Frenetici i preparativi. Di continuo le assemblee territoriali (oggi a Santeramo, Conversano, Molfetta, Matera). Per la mobilitazione sarà chiusa al traffico la Ss 96. Partenza dall'area Fiera di Gravina alle 13.30 e arrivo ad Altamura in piazza Duomo dopo circa tre ore e mezza. Un'organizzazione diffusa, con un coordinamento orizzontale sul territorio. Tutte le assemblee sono molto partecipate. E ciò induce a ritenere che ci sarà una grandissima partecipazione. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Premio Mirano per la tradizione veneta al presidente dell'Ente parco del Delta

Ivano Beggio, Walter Chiari, Arrigo Cipriani, Giulio Malgara. Sono solo alcuni degli illustri predecessori di Antonio Dimer Manzolli, il presidente dell'Ente parco Delta del Po che l'altra sera a Mirano ha ricevuto il "Premio Mirano" per la tradizione veneta. Un significativo riconoscimento per «il suo impegno a far decollare non soltanto la fascia del Delta del Po - è stato detto al momento della consegna -, ma l'intera provincia polesana, notoriamente definita "terra d'acqua". Attualmente ha in progetto di realizzazione lo strumento urbanistico Parco e il Piano socio-economico per far sviluppare l'intero comparto della pesca. Sotto la sua spinta sono in fase di conclusione pure il "Progetto di rivitalizzazione delle golene" nonchè il salvataggio della famosa Quercia di San Basilio». La cerimonia si è svolta alla Trattoria "19 al Paradiso" del centro veneziano e a Dimer Manzolli è stata consegnata"in segno di merito e riconoscenza, nel Veneto e nel mondo", l'opera d'arte creata appositamente dallo scultore Carlo Balljana. La giuria presieduta dal professore universitario Ulderico Bernardi ha assegnato il premio all'unanimità, mentre "Miranese dell'anno" è stato individuato Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell'ambiente. (IL Gazzettino)

Un’agenzia per promuovere il Parco Sirente-Velino

L’AQUILA - Un’agenzia del Parco per promuovere turisticamente tutto l’anno il Parco regionale Sirente-Velino. L’iniziativa è stata presentata ieri mattina all’Aquila dal presidente del Parco, Giulio De Collibus, e da Massimo Carloni, presidente della commissione turismo dell’ente.
«Il Parco - ha affermato Carloni - ha intenzione di seguire un’ipotesi di programma che prevede l’aumento della presenza turistica nell’interno del territorio attraverso varie azioni volte soprattutto alla riorganizzazione dei centri visita, delle aree faunistiche, di individuare la zona del Parco da visitare nel periodo richiesto e di quelle ricettive attraverso un’agenzia del Parco». L’organismo del Parco per Carloni deve interagire con il privato. «Vogliamo poi - continua - realizzare tramite l’agenzia del Parco un consorzio nel quale il pubblico sarà affiancato dal privato che opera nel turismo». Nel frattempo sono stati già attivati degli interscambi con il Parco austriaco di Hohetauern: lo scorso 12 ottobre una delegazione ha visitato il Parco regionale Sirente Velino. Carloni ha ricordato che si stanno organizzando anche dei corsi di inglese e di tedesco, mentre le offerte e la pubblicità del Parco saranno presenti non solo nei cataloghi delle agenzie di viaggio ma anche su web. (Il Messaggero)

Cònero, l’assessore D’Alessio in Giunta

L’assetto. Pronto l’esecutivo, con i sindaci e Casagrande

Sembra ormai agli sgoccioli la trattativa in seno alla Comunità del Parco del Cònero per la nuova Giunta che il presidente Sagramola si appresta a varare. L’ipotesi che vede i sindaci direttamente coinvolti è stata accettata da tutti. Il sindaco di Ancona, Sturani , ha però annunciato che per i numerosi impegni a cui deve far fronte, indicherà l’assessore all’Ambiente Emilio D’Alessio . Oggi Sturani, dopo un giro di consultazioni ulteriore, dovrebbe comunicare il nome del consigliere in quota Ancona che rinuncerà per far posto a D’Alessio (l’“assessore” del Parco deve essere un consigliere dell’assemblea). Per il resto, avrebbero accettato il sindaco di Sirolo Misiti , di Camerano Pesco e di Numana Balducci (anche loro dovranno rinunciare a un consigliere). La Provincia indicherà l’assessore all’urbanistica Casagrande . Sagramola dovrebbe annunciare la nuova Giunta nel giro di qualche giorno. Sembra che come primo atto ci sia la nomina del nuovo direttore. L’incarico a Cavalli non è stato confermato. Si procederà con un concorso per titoli.
(Il Messaggero)

Sì alla giunta istituzionale Al Parco entrano i sindaci

Ancona rappresentata dall'assessore all'ambiente

Passa la soluzione istituzionale proposta dal neo presidente del Parco del Conero Giancarlo Sagramola. Nella giunta del consorzio sederanno i sindaci dei Comuni rappresentati, cioè Ancona, Camerano, Sirolo e Numana. Sagramola è esponente del quinto ente, la Provincia. Per quanto riguarda Ancona, il sindaco Sturani ha già deciso di delegare Emilio D'Alessio, assessore all'ambiente. La giunta istituzionale serve a traghettare il parco fino al rinnovo complessivo del direttivo, che avverrà l'anno prossimo, prima dell'estate, dopo le elezioni di Numana e Sirolo. Alla giunta spetta il compito di affrontare le questioni delle lottizzazioni previste in territorio di Sirolo. Questione che ha portato la Provincia a sostituire i suoi precedenti rappresentanti all'interno del consorzio, tra cui l'ex presidente Mariano Guzzini, con quattro assessori e un solo membro esterno. (Corriere Adriatico)

Oltre 300 proposte per il Taburno

CHIUSI I TERMINI PER LA PRESENTAZIONE DELLE MANIFESTAZIONI D’INTERESSE DA PARTE DELLE IMPRESE

Entra nella fase decisiva il progetto integrato Parco Taburno Camposauro. Sono trecentotrenta le iniziative presentate dalle imprese private rientranti nell’ambito dei Comuni che fanno parte dell’area interessata a valere sulla misura 1.10 del Por Campania. Tale misura prevede l’erogazione di aiuti alle piccole imprese che svolgono attività di valorizzazione e promozione delle ricchezze del Parco regionale.
A fare il punto sullo stato del Pit Parco Taburno Camposauro e l’Agenzia di sviluppo Sannio Europa che rappresenta il braccio operativo del progetto integrato. Le risorse a disposizione sono pari complessivamente a circa nove milioni di euro, di cui circa la metà (quattro milioni e mezzo di euro) cofinanziate dalla Regione Campania.
Dopo la raccolta delle manifestazioni di interesse, l’iter procedurale di approvazione del Progetto integrato prevede la presentazione di un “unico progetto” di sviluppo all’ente regionale. Sarà, poi, Palazzo Santa Lucia a valutare la consistenza economica e finanziaria del progetto e ad emanare il relativo bando.
Ieri, intanto, nella sede di Frasso telesino, il Tavolo di concertazione ha presentato le linee portanti del progetto integrato che si basa su una sinergia tra soggetti privati e pubblici per aumentare la attrattività turistica del Parco. Lo sviluppo dell’area prevede non solo iniziative produttive, ma anche interventi infrastrutturali di complemento nei vari Comuni interessati dal progetto di crescita.
Nella fase attuale, in sostanza, si conosce la domanda potenziale delle iniziative private e le diverse tipologie di attività che le imprese hanno intenzione di svolgere.
Ricordiamo che, in base al regolamento del Progetto integrato, possono accedere alle agevolazioni le piccole e medie imprese operanti nei settori dell’artigianato tipico, della piccola ricettività turistica (massimo sessanta posti letto) e della piccola ristorazione, dei servizi turistici, del piccolo commercio, degli esercizi di vicinato, dei servizi turistici connessi alla gestione del patrimonio culturale (servizi di accoglienza, assistenza, accompagnamento, servizi connessi alla gestione del patrimonio naturalistico e storico-culturale, servizi per la comunicazione e l’informazione).
Al Progetto integrato Parco Taburno Camposauro sono destinati anche fondi per la formazione professionale previsti dalle misure 1.11 e 6.3 del Por regionale. (Il Denaro)

Cilento - Castelsandra, albergo della camorra sarà demolito soltanto parzialmente

Sarà abbattuto solo in parte il Castelsandra, l’ormai tristemente celebre «albergo della camorra» di San Marco di Castellabate. Le ruspe distruggeranno le villette prefabbricate e gli altri manufatti realizzati illegalmente, mentre resterà in piedi il nucleo originario della struttura, noto come «albergo dei belgi», costruito negli anni ’60 con regolare licenza edilizia. È il nocciolo dell’accordo raggiunto martedì sera al tavolo istituzionale convocato dall’assessore regionale all’urbanistica Marco Di Lello. Le modalità del parziale abbattimento e del recupero saranno messe nero su bianco in un documento che verrà redatto a metà novembre. I costi dell'operazione - a fronte di un computo metrico di 2 milioni e mezzo di euro - saranno a carico della Regione Campania e, probabilmente, anche dell'ente Parco. (Il Mattino)

Cilento - Favole e leggende nel Parco Un concorso dedicato a Erica

Capaccio. ''Racconti favole e leggende nelle aree protette italiane''. Questo il titolo del premio nazionale in memoria di Erica Fraiese, la quattordicenne capaccese tragicamente scomparsa in un incidente stradale che scriveva favole dall'età di 7 anni e che amava ogni forma di solidarietà e di volontariato. Il premio è stato istituito dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in collaborazione con l'associazione culturale ''Erica Fraiese'' di Capaccio, per la valorizzazione e la tutela dell'ambiente e la diffusione della cultura del rispetto della natura. Gli elaborati, che potranno essere presentati in forma scritta, grafica e pittorica, videofotografica e multimediale, dovranno pervenire presso la segreteria del premio la scuola media Zanotti Bianco di Capaccio scalo, entro il 15 marzo 2004. Il bando di concorso, a carattere nazionale, è rivolto alle quinte classi delle scuole elementari ed agli studenti delle scuole medie e del biennio delle superiori nonché ad altri Enti che si occupano di assistenza e solidarietà all'infanzia. Gli obiettivi principali del concorso sono quello di stimolare i giovani e gli adolescenti a lavorare con fantasia e creatività per la tutela e la promozione dell'ambiente e quello di favorire la solidarietà e l'amicizia attraverso il rispetto e l'amore per la natura. Finalità condivise dall'Associazione Erica Fraiese di Capaccio, sorta nel 2001 per una precisa volontà dei genitori. (La Città)

Stelvio - «Il Piano del Parco è prioritario»

BORMIO — Ancora un mese di tempo per mettere a punto suggetimenti, indicazioni e osservazioni preliminari; il 27 e 28 novembre il Consiglio direttivo si riunirà per una seduta interamente dedicata allo strumento di pianificazione territoriale dell'area protetta dalla quale uscirà il documento di indirizzo finale. «È tempo di chiudere una partita che sta durando già troppo tempo - ha detto il presidente Arturo Osio, nell'ultima seduta - e di avviare la procedura formale prevista per il Piano del Parco».
Il Piano regolatore dello Stelvio (come molti indicano questo strumento) avrebbe dovuto essere predisposto all'indomani della costituzione del Consorzio di gestione. Tra poche settimane l'ormai famoso «dpcm» dell'allora presidente del Consiglio Carlo Azelio Ciampi compie 10 anni e forse proprio con il decimo compleanno del Consorzio arriverà lo strumento che si sta rivelando sempre più indispensabile. Non solo per la pianificazione territoriale capace di affrontare e risolvere questioni spinose come la riqualificazione della ski area di Santa Caterina Valfurva, ma più semplicemente tutta la serie di attività che dentro il Parco si può o meno sviluppare. Di Piano del Parco s'è cominciato a parlare quattro anni fa; un tempo lungo durante il quale l'équipe tecnica incaricata di predisporne una prima bozza ha prodotto stralci di documenti che sono stati sottoposti ad una preliminare consultazione locale. Consultazione che i Comitati di Trento e Bolzano hanno da qualche mese completato, consegnando al direttivo una memoria di cui si dovrà tenere conto nella messa a punto degli indirizzi definitivi. Diverso il discorso per il Comitato Lombardo che ha perso tempo nella fase del rinnovo (la scorsa primavera) e ha visto le consultazioni bloccate dalla Comunità del Parco l'estate scorsa. «Il Comitato Lombardo sta ritardano oltre ogni limite di sopportazione le consultazioni sul Piano - ha detto senza mezzi termini il presidente Osio la scorsa settimana a Glorenza - ed ora non possiamo più aspettare». Idilia Antonioli ha dato spiegazione delle ragioni di questo ritardo «frutto di documentazione che gli enti locali di Valtellina e Valcamonica non hanno ritenuto sufficiente». Il vicepresidente Donato Nardin ha chiesto espressamente che, a questo punto, venga definita puntalmente la strada procedurale che si dovrà seguire senza dimenticare che il Piano dovrà essere alla fine licenziato attraverso una «intesa» tra Stato, Lombardia e Province Autonome di Trento e Bolzano. L'obiettivo del consiglio del Parco è di arrivare ad una adozione del Piano entro la primavera del 2004 e di non permettere che si chiuda il prossimo anno senza la definitiva approvazione. (Il Giorno)

Gran Sasso, un parco con due anime Il verde «ferito» da scienza e turismo

Gli ambientalisti: il futuro ipotecato dagli impianti di risalita e dai tunnel per i laboratori Il presidente Mazzitti: fanno propaganda attaccando l’ecologia sostenibile e l’economia

TERAMO - Ha otto anni e già il Parco Nazionale del Gran Sasso ha, secondo gli ambientalisti, un futuro malamente ipotecato dall’idea che lo sviluppo economico imponga una moltiplicazione degli impianti sciistici e dal progetto di ulteriori scavi nelle viscere del Gran Sasso, dopo quelli, catastrofici per la falda acquifera, dei due tunnel autostradali sulla Roma-Teramo e del laboratorio per l’Istituto Nazionale di Fisica. E’ giusto combattere l’ipotesi di sviluppo legata al turismo invernale, come fa soprattutto il Wwf? Il paesaggio e l’ecologia di molti crocevia dello sci non ne risentono. «Ma molte altre zone ne sono state sconciate, ne sono uscite cementificate», dice Dante Caserta, responsabile del Wwf Abruzzo. «Qui, poi, si parla di un parco nazionale il cui compito primario è quello di salvaguardare la biosfera, anche se oggi la quasi varata legge delega sull’ambiente rovescia il discorso e teorizza una politica ecologica compatibile con l’economia. Di fronte alle ruspe sulla montagna, il nostro silenzio sarebbe colpevole. Il presidente del Parco, il forzista Walter Mazzitti, forse per contiguità politica con chi amministra la Regione, ha dovuto abbozzare sulla strategia dello sci come solo antidoto alla recessione in Abruzzo. Ma non vedo perché noi dovremmo tacere».
Chiamato in causa, il presidente Mazzitti spara ad alzo zero: «Il problema è posto in termini inaccettabili e scandalistici. Il Wwf fa propaganda attaccando il nuovo corso dell’ecologia sostenibile e non sorda alle necessità dell’economia. E’ una politica che sta cambiando la mentalità delle popolazioni locali. Prima andavano a protestare a Palazzo Chigi, oggi 15 nuovi Comuni vogliono entrare nel Parco. Abbiamo approvato solo in linea di massima il programma della Regione per il rammodernamento e un certo sviluppo degli impianti là dove già c’erano da 70 anni. Quando ci presenteranno i progetti e gli studi di impatto ambientale, rivaluteremo tutto. Ma il Wwf non può parlare di aggressione al territorio come se lassù, a Campo Imperatore, lo sci non fosse mai arrivato».
Oltre alla denuncia di un potenziale scempio, la protesta fa leva sul provato fallimento dei bacini sciistici già in funzione. Gli operatori del turismo invernale e la Regione hanno pronta la risposta: quel che c’è non basta a calamitare gli eserciti delle racchette e dello snowboard. Allora, ecco, sul fronte verso Teramo, i Prati di Tivo sarchiati come dalle unghie di un gigante. C’erano quattro piccole sciovie. Saranno sostituite da due più lunghe, più «impattanti», e da una seggiovia. I solchi sono visibili dai satelliti. Sul versante dell’Aquila, a Campo Imperatore, Montecristo e Fossa di Paganica, «Siti di Interesse Comunitario», sono previsti 8 fra nuovi o modificati impianti di risalita, molteplici piste, attrezzature di servizio, parcheggi. Un ostello, già esistente ma mai collaudato, potrà ampliare la volumetria di un 35%. Una seggiovia quadriposto, capace di 2.400 persone l’ora lungo 1.336 metri, salirà alla cresta Scindarella. Gli ambientalisti temono sia il primo passo per realizzare il circuito sciistico a cavallo dei due versanti del Gran Sasso, salendo sino al rifugio Duca degli Abruzzi e scendendo per una rara conca carsica, Campo Pericoli.
Se l’euforia da neve della Regione poteva essere inaspettata, il Parco del Gran Sasso sapeva di dovere convivere con il preesistente laboratorio dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nel profondo della montagna, persino con il suo potenziamento e con la «costruenda» galleria di servizio e sicurezza. Il tutto era stato deciso dal Parlamento con una legge del ’90, cinque anni prima che il Parco nascesse. Ma, una volta istituito per la salvaguardia e la conservazione del territorio, un Parco ha diritto di parola e di difesa, soprattutto se le perizie parlano di avvenuti danni, la legge permette la messa in opera di quella che viene considerata una minaccia e la cronaca registra un segnale d’allarme.
I danni stanno nell’abbassamento della falda acquifera che impregna il massiccio carsico e a cui si abbeverano gli acquedotti delle province di Teramo, l’Aquila e Pescara. «Quando, 16 anni fa, finirono i lavori per le due "canne" dell’autostrada Roma-L’Aquila-Teramo e per i tre locali destinati al laboratorio, ci si accorse che erano andati perduti 600 metri di falda. I trafori avevano seguito il tracciato peggiore», racconta Piero Angelini, vicepresidente del Comitato per la Tutela delle Acque del Gran Sasso. La minaccia sta nel tunnel (6 chilometri di lunghezza, 6 metri e mezzo di diametro) che, partendo dal versante aquilano, dovrebbe essere scavato sopra le gallerie autostradali e garantire una diretta via di fuga all’esterno dal laboratorio, le cui sale passerebbero da tre a cinque. Lo scavo, almeno nell’ultimo tratto del percorso, incoccerebbe nella falda, diminuendola ancora. Il segnale d’allarme ha una data, 16 agosto 2002. Nel gennaio di quell’anno, Dante Caserta, in due diverse lettere a enti, amministratori locali e ministeri, a nome del Wwf aveva espresso «forte preoccupazione» per lo stoccaggio nel laboratorio di 1.250 tonnellate di trimetilbenzene, per la possibile presenza di almeno 30 tonnellate dell’estremamente pericoloso cloruro di gallio e aveva segnalato continue perdite dalle guarnizioni dei macchinari e precari metodi per tamponarle: «Pannolini attaccati ai tubi, bicchieri di plastica appesi con filo di ferro sotto ai serbatoi».
La risposta è venuta non da chi aveva ricevuto le lettere, ma dai fatti. Quel giorno d’agosto, i torrenti Gravone, a Casale San Nicola, e Mavone, a Isola del Gran Sasso, si riempiono di schiuma bianca che scende anche dai rubinetti di alcune case di Isola e che, verso i primi di settembre, ribolle nei fontanili di Pineto e Silvi, comuni sulla costa. Si scopre che sono stati dispersi «non meno di 300 chili» di trimetilbenze-pseudocome nel laboratorio e in un pozzetto di scarico: indagini, sigilli - il 23 maggio scorso - a una sala del laboratorio, 8 avvisi di garanzia per «avvelenamento di acque», per «plurime omissioni di accorgimenti di sicurezza».
Nel giugno di quest’anno, il governo decreta lo stato di emergenza socio-economica nel territorio di Teramo e dell’Aquila «per gli interventi necessari alla messa in sicurezza del sistema Gran Sasso» e nomina un commissario straordinario che, per le proprie prerogative, non aiuterà a favorire la trasparenza invocata da chi è contrario (il Parco, tre Province, 60 Comuni, la gente che ha manifestato 98 volte in questi anni) non al laboratorio ma al suo arroccarsi nel «top secret», al suo non accettare il confronto sulla terza galleria e sulle possibili alternative per una via d’uscita basata sui cunicoli già esistenti e i 16 «by pass» fra le due «canne» autostradali.
La schiuma del 16 agosto 2002 può forse indurre anche la Regione, il governo, all’ascolto di chi chiede una nuova valutazione di impatto ambientale e un referendum consultivo sul terzo «buco» nel Gran Sasso. Parco e Wwf sono, in questo caso, nella stessa trincea. «Ho impugnato per primo davanti al Tar il provvedimento che, nel 2002, avviava l’iter per la realizzazione della terza galleria. E’ stato fermato. Finché sarò alla testa del Parco, il nuovo tunnel non passerà», dice Mazzitti. Il «no» del Wwf è sfociato nel costituirsi parte civile al processo. «Non mettiamo in discussione il valore della scienza e della ricerca - spiega Tommaso Navarra, l’avvocato che rappresenta l’associazione -. Ricordiamo solo quello che ha ribadito il presidente della Repubblica: "Il progresso non deve andare mai a scapito dell’uomo e dell’ambiente"». (2 - Continua. La precedente puntata è stata pubblicata lunedì 27 ottobre)
(Corriere della Sera)

Golfo Aranci - Protesta dei pescatori: tutto il paese in piazza

I cittadini, il movimento pro territorio e il comitato di base di Golfo Aranci sono pronti a scendere in piazza per sostenere la protesta dei pescatori, costretti a sospendere la propria attività lavorativa a causa della costituzione del parco nazionale dell'arcipelago della Maddalena e della riserva marina di Tavolara - Coda cavallo. La situazione dei pescatori è aggravata dal decreto dell’assessorato regionale alla difesa dell’ambiente, che vieta l’uso delle cosiddette reti a cianciolo, tipica pesca dei calamari con impiego di particolari fonti luminose. I cittadini di Golfo Aranci si uniscono pertanto al Movimento sardo pro territorio e al movimento di base pescatori nel chiedere una deroga, anche provvisoria, che consenta ai golfarancini di pescare nelle zone loro interdette, senza che questo comporti il conferimento di porzioni di territorio comunale alle aree protette. Chiedono poi una riperimetrazione delle aree del parco nazionale e della riserva marina, in modo da allargare il perimetro di mare in cui i pescatori di Golfo Aranci possono svolgere la loro professione. Le richieste non si fermano qui, ma si estendono alla revoca o modifica del decreto dell’assessorato alla difesa dell’ambiente che vieta l'uso di fonti luminose nella pesca del calamaro. Si chiede infatti che tale attività possa essere nuovamente praticata da parte dei pescatori residenti a Golfo Aranci. Trattandosi ormai per i pescatori del paese di un problema di sopravvivenza, è necessario un intervento urgente, senza attendere i lunghi tempi burocratici del varo di una nuova legge nazionale in materia di ambiente e di aree protette, e della modifica da parte della Regione dell’attuale disciplina della pesca. Tale problema deve suscitare maggiore attenzione se si considera che la pesca rappresenta, in questa zona della Sardegna, un fondamentale settore di sviluppo dell’economia locale, capace di assicurare ancora un numero elevato di posti di lavoro in una zona colpita dal dramma della disoccupazione.
(L’Unione Sarda)

L’Asinara a rischio burocrazia

I veri pericoli per l’Asinara sono tre: la conflittualità fra le diverse competenze amministrative, il rischio di una museizzazione del territorio e l’eccessiva pressione turistica. È quanto risulta dal Progetto per lo sviluppo territoriale dell’Isola parco, realizzato dall’Istituto professionale Pertini di Cagliari, con il coordinamento del professor Maurizio Memoli. Il progetto è stato presentato ieri all’amministrazione Comunale di Porto Torres. (L’Unione Sarda)

Stop all'inquinamento elettromagnetico - Il Parco Campo dei Fiori detta le regole

Fronteggiare l'inquinamento elettromagnetico e avere sempre sotto controllo la distribuzione delle antenne per la telefonia mobile e per le trasmissioni radiotelevisive. Sono questi gli obiettivi che si sono prefissati il Parco del Campo dei Fiori e l'amministrazione comunale varesina che hanno annunciato una collaborazione tra i due enti. «Abbiamo deciso di occuparci a quattro mani di un problema fortemente sentito - dice il presidente del Parco, Giovanni Castelli -, dopo la sentenza della cassazione contro la legge Gasparri che consentiva l'installazione di impianti senza chiedere permessi agli enti locali, abbiamo quindi deciso di riprendere un lavoro iniziato nel 2001». Partendo dallo studio di un censimento degli impianti presenti nel territorio del Parco, verrà quindi costruito un tavolo di lavoro e verranno emessi regolamenti per impedire l'installazione indiscriminata degli impianti. «I livelli di emissioni elettromagnetiche - spiega l'assessore alla Tutela ambientale del Comune di Varese, Alessio Nicoletti - sono al di sotto dei limiti normativi. Noi cercheremo di gestire insieme una situazione complessa». Tra gli obiettivi c'è il controllo del rispetto normativo e l'adozione di due tipi di regolamenti: uno per gli impianti di telefonia mobile e uno per quelli radio televisivi. «All'interno del Parco - spiega Francesco Attardo, il tecnico che ha svolto il monitoraggio - infatti esiste questo secondo tipo di antenne che si trovano distribuite fra l'Osservatorio, l'Hotel Campo dei Fiori, la via Sacra e la Prima Cappella, la zona militare, il sentiero E1 e Montorfano». (Il Giorno)


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