Rassegna del 29 Ottobre 2003

Manca il Piano, parco paralizzato

Prealpi Giulie - La Regione non ha mai predisposto il documento che fissa le competenze operative dell’ente

ResiaSi chiama Pcs, Piano di conservazione e sviluppo, ed è uno strumento che sta alla base della gestione del Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie ma ancora non è stato realizzato né attivato.«Questa situazione dice il presidente del parco Sergio Barbarino limita molto l'operatività del nostro ente. Il Pcs infatti definisce aspetti fondamentali come la perimetrazione dell'area protetta, la suddivisione del territorio in aree di maggiore o minore tutela, il confine provvisorio delle eventuali aree contigue, gli interventi proposti per lo sviluppo socioeconomico e culturale e l'individuazione delle attività da incentivare da parte dell'ente gestore».
Ma come mai non è c'è ancora questo importante documento? «La legge regionale 42 del 1996 spiega Barbarino la stessa legge che ha costituito il nostro parco, prevede che l'amministrazione regionale provveda alla formazione del Pcs. Nell'accordo di programma tra i comuni interessati dall'area protetta e la Regione, l'allora Azienda dei parchi e delle foreste si impegnava, entro 12 mesi, a provvedere a questa incombenza tecnica. Sono passati tre anni e mezzo da quella scadenza e quasi sette dall'approvazione della legge, ma nulla è stato ancora prodotto».A cavallo tra gli anni '80 e '90, le vecchie comunità montane del Gemonese, delle Valli del Torre e Canal del Ferro-Val Canale, grazie a personale interno avevano già elaborato due Pcs per la costituzione del parco. Si trattava però allora di un parco diverso e molto più esteso. Quell'area non vide mai la luce a causa di contrasti interni tra Regione, comuni e categorie sociali. «Di quelle elaborazioni ci restano però molti studi dice Barbarino Per certi aspetti in particolare potrebbero essere utilizzati pressoché integralmente per la redazione del nuovo Pcs. In questi anni di attesa, l'ente parco ha elaborato in proprio molti studi, in ambito faunistico, floristico, geologico e turistico. Sono ricerche che rappresentano una ulteriore base conoscitiva e propositiva per l'estensione dello stesso piano». (Il Gazzettino)

"A rischio l'immagine del Cònero"

Coordinamento dei Parchi

Il coordinamento regionale dei parchi e riserve naturali delle Marche si è riunito nei giorni scorsi per esaminare la situazione dopo l'autosospensione del presidente Mariano Guzzini da presidente del coordinamento e il suo avvicendamento nel consiglio ed alla presidenza del parco del Conero. Espressa preoccupazione per le ripercussioni sull'immagine del sistema dei Parchi marchigiani e apprezzamento e stima per l'operato di Guzzini. Si tratta di ripartire con determinazione, per rilanciare il ruolo del sistema regionale delle aree protette, e ricucire il sistema di relazioni con il mondo delle istituzioni, a cominciare da quella regionale. Importanti scadenze incalzano: le scelte di bilancio con riferimento al Piano Triennale regionale Aree Protette, l'attivazione del tavolo tecnico (Regione - Aree Protette - Associazioni), i cui criteri erano in corso di definizione all'inizio dell'estate. E il riordino del sistema regionale di Educazione ambientale e le manifestazioni fieristiche ed espositive. Il coordinamento si ripropone di nominare in tempi brevi (3 novembre) un nuovo presidente, di intesa e con il supporto del presidente nazionale di Federparchi Matteo Fusilli, previa definizione di un regolamento interno che favorisca la più ampia partecipazione dei soggetti aderenti e il loro massimo coinvolgimento nelle responsabilità di conduzione del coordinamento stesso. (Corriere Adriatico)

Cinque Terre e Portofino gemellaggio a New York

Una mostra fotografica al Central Park

"W alking from Central Park to Portofino, Cinqueterre e Genova". A passeggio da Central Park alle perle della Liguria. Si intitola così la mostra fotografica dedicata ai Parchi delle Cinque Terre e Portofino e a Genova che sarà inaugurata domani mattina al "The Diary" del Central Park di New York. Il vernissage sarà preceduto oggi da una giornata promozionale dedicata alla Liguria che si terrà al Columbus Citizen Club della metropoli statunitense.
Quest'anno il Central Park, il grande polmone verde di New York, compie 150 anni. Il parco fu creato nel 1853 e da allora è diventato uno dei simboli della "Grande Mela", immortalato in tantissimi film. L'importante anniversario è celebrato in grande stile, con tanti appuntamenti che andranno avanti fino a Natale: e l'idea di festeggiarlo lanciata da Portofino ha trovato sostegno anche alle Cinque Terre, a Genova e alla Regione Liguria.
Dopo gli anni in cui aveva perso molto del suo fascino, a causa anche di una manutenzione trascurata e frequenti episodi di criminalità, oggi la situazione è decisamente cambiata: merito soprattutto della “Central Park Conservancy”, una sorta di “Ente Parco” che ha fra il suoi compiti il recupero e il mantenimento dell’area verde. Da qui l’idea del gemellaggio con le altre due aree verde di Portofino e delle Cinque Terre, peraltro amatissime e frequentatissime dai turisti Usa. Che dalla mostra troveranno motivi in più per venirle a visitare. (Il Secolo XIX)

Via libera alla caccia dei cervi nel parco

Paneveggio. Gli abbattimenti non saranno consentiti nelle foreste demaniali. No invece ai «prelievi» della pernice
Lo stabilisce il nuovo Piano faunistico: ungulati in forte crescita

TONADICO. Divieto di caccia per tutti i tetraonidi, in particolare per la pernice bianca, e prelievi secondo gli stessi criteri previsti nel resto della provincia per gli ungulati (tranne che nelle foreste demaniali di Caoria, Paneveggio e San Martino). Sono le due novità contenute nelle 700 pagine del "Piano faunistico" del Parco di Paneveggio Pale di San Martino appena approvato dalla Provincia.
Centrale è stato il dibattito sulle sorti della pernice bianca. «E' un animale a rischio in tutto l'arco alpino», spiega Ettore Sartori, direttore dell'Ente Parco. «La popolazione consta di alcune decine di animali ed è rimasta stabile. E' una specie soggetta a variazioni a seconda del periodo stagionale: un inverno prolungato e piogge copiose possono incidere negativamente». Da qui la decisione - assunta dal Comitato scientifico dei parchi - di vietare i prelievi, che in precedenza erano consentiti (anche se solo con criteri conservativi).
Situazione opposta quella che si è verificata per i cervi, che dopo anni di moratoria potranno essere abbattuti. «Siamo di fronte a un trend di forte crescita di tutti gli ungulati: camosci, caprioli e soprattutto cervi, che hanno raggiunto una densità elevata», dice Francesco Dallagiacoma, dirigente del servizio Parchi della Provincia. La prima coppia di cervi fu introdotta negli Anni Sessanta a Paneveggio. Ora hanno raggiunto le 700 unità e gradualmente hanno popolato anche i territori del Primiero e del Vanoi. «I primi anni non erano contemplati prelievi - riprende Sartori - poi in misura inferiore rispetto all'esterno e oggi con gli stessi criteri di quanto accade fuori dal parco. I sacrifici dei cacciatori sono stati ripagati». E' stata superata la densità "obiettivo" di tre cervi per cento ettari, raggiungendo i 7,5. «Quello attuale è considerato il limite di guardia - aggiunge il direttore del Parco - perché sia assicurata una rinnovazione naturale del bosco: il cervo come è noto bruca le piantine nuove». Via libera quindi alle doppiette, ma solo al di fuori delle tre foreste demaniali di Caoria, Paneveggio e San Martino, che coprono una superficie di 9 mila ettari su un totale di 19 mila e 600.
Il nuovo Piano si basa sullo studio di revisione effettuato dal dottor Andrea Mustoni di Campiglio e presentato nel gennaio scorso. Oltre a stabilire prelievi "commisurati alle reali esigenze dell'ambiente", prevede l'incremento del turismo naturalistico. (Corriere delle Alpi)

Palalvo - No da agricoltori e valli da pesca «Qui si vogliono solo porre vincoli»

Escono allo scoperto (quasi) per ultimi, ma la loro posizione va a ingrossare il gruppo dei contrari al Palalvo, il Piano di area del Veneto Orientale contro il quale, sabato sera, si è svolta perfino una fiaccolata. L'ultimo no arriva ora da due categorie, quella dell'Unione agricoltori Venezia e quella dell'Ente produttori selvaggina. Ma è un no differente, teso soprattutto a tutelare le aziende.
«Progettare oggi nuove aree protette è assolutamente inaccettabile», tagliano corto Rita Tonon, direttrice dell'Unione agricoltori e Giovanni Lenarduzzi, segretario regionale dell'Eps. Il motivo? «La normativa attualmente vigente è ispirata solo all'apposizione di vincoli, soprattutto nei confronti delle aziende agricole».
Di qui la richiesta di cambiare. «L'organizzazione degli imprenditori sostiene da tempo la necessità di un riesame della legislazione nazionale sulle aree protette, che dovrà essere improntata alla sussidiarietà e alla necessità di creare condizioni corrette per una nuova alleanza tra mondo rurale e aree protette, indispensabile per il pieno successo delle politiche di tutela ambientale».
La prossima discussione in Consiglio regionale per l'approvazione del Palalvo preoccupa la Confagricoltura e l'Ente produttori selvaggina. «Il timore maggiore - spiegano Rita Tonon e Giovanni Lenarduzzi - è che nella durissima battaglia tra chi viene accusato di voler cementificare la laguna e il litorale e chi invece vuole mantenere l'equilibrio esistente, magari introducendo ulteriori vincoli, vengano sacrificate le esigenze delle aziende agricole e delle valli da pesca, danneggiando irrimediabilmente la loro attività e disconoscendo il loro prezioso ruolo a tutela dell'ambiente».
Di più: per l'Unione agricoltori e per l'Ente produttori selvaggina (un organismo che riunisce i proprietari e i gestori delle valli da pesca) «l'idea dell'individuazione di un'area a parco e qualsiasi altra intenzione di imporre nuovi vincoli sono da respingere fermamente». Dicono Tonon e Lenarduzzi: «L'elaborazione del piano si è finora ispirata a forme di incentivazione per la rinaturalizzazione del territorio e in questo modo deve proseguire la discussione, evitando di cambiare le regole del gioco quando questo si è concluso». (Il Gazzettino)

Sole, intensa l´attività del Parco dello Stelvio che pensa ad una nuova area faunistica

Percorsi didattici lungo il Noce - E malga Talé ospiterà un museo tematico

VAL DI SOLE - Sono diverse le attività programmate per il 2004 dal Parco nazionale dello Stelvio, approvate dal Comitato di gestione per la Provincia Trento durante l´ultima seduta. In primis, nel corso del prossimo anno, il Comitato dovrà impegnarsi a prevedere iniziative all´interno del progetti di comunicazione per ricordare il settantesimo anniversario di fondazione del Parco (istituito con una legge nel 1935 e regolamentato nel 1951), che si festeggerà nel 2005.
A Pejo, oltre al completamento della nuova sede del Comitato a Cogolo e all´adeguamento normativo di malga Fratasecca, è prevista la realizzazione di percorsi d´area lungo il corso del Noce per una fruizione didattica del territorio e come collegamento con la già esistente area faunistica in località Runcal, inaugurata quest´estate.
Inoltre si penserà ad una convenzione con l´Asuc di Pejo per l´utilizzo di un locale a malga Covel ed all´allestimento di un museo tematico presso malga Talé; quest´ultima dovrà prima essere interessata da interventi di consolidamento per la sostituzione dei solai e la creazione di servizi igienici in un piccolo edificio annesso.
A Rabbi, in aggiunta allo sviluppo del progetto per il nuovo centro visitatori, ufficio informazioni e stazione forestale, l´idea è la creazione di cinque percorsi tematici nelle zone compresa tra Rabbi Fonti, Plan e Coler; itinerari che, collegati tra loro, avranno il compito di illustrare al visitatore gli aspetti caratteristici della valle di Rabbi per quanto riguarda l´ambiente, la storia e l´economia.
Sempre su questo filone sarà incentrato uno studio di fattibilità per una nuova area faunistica che contempli spazi dedicati ad attività agricole e zootecniche tradizionali, ma anche ai grandi carnivori ed agli ungulati. Il Parco si rivolgerà anche alla scuola, con giornate d´approfondimento teorico e momenti più dinamici di gioco - sperimentazione. Dovrà essere invece avviato lo studio delle popolazioni di capriolo (rimandato al 2004 per motivi legati all´organizzazione), mentre sarà completato il progetto Highest sulla valutazione ed il monitoraggio della qualità degli ecosistemi acquatici in alta quota, che tra gli obiettivi ha quello di sviluppare metodi semplificati per stabilire la qualità di queste acque. (L’Adige)

«Cinghiali, i danni nel parco da risarcire al 100 per cento»

Subasio - Assisi, una lotta con poche risorse

Trecentoundici cinghiali abbattuti dal 1999 alla primavera 2003: i dati del monitoraggio dell’Ente Parco del Subasio rivelano una situazione sotto controllo. «La politica di contenimento sui cinghiali – afferma il presidente dell’Ente Parco, Corrado Rosignoli – sta funzionando, la crescita dei cinghiali si è stabilizzata». Il cinghiale è stato introdotto nel Parco del Subasio alla fine degli anni ’80 per scopi venatori, divenuto poi, con l’istituzione dell’Area Naturale Protetta, un rifugio ideale per questa specie selvatica. Il conseguente sviluppo abnorme dei cinghiali ha creato problemi alla sopravvivenza degli animali più piccoli ed all’ambiente, ovvero alla superficie dei prati, alle tartufaie ed alle colture agricole. Da allora, cinquantadue controllori svolgono una costante opera di monitoraggio e di abbattimento dei capi: «Entro i confini del parco – spiega Rosignoli – la caccia ai cinghiali può essere predisposta solo dall’ente pubblico e seguendo le indicazioni dell’Osservatorio Faunistico Regionale». Ma non basta: «La Regione – dice l’assessore alla Comunità Montana, Sandro Vitali - dovrebbe rimborsare al 100%, e non in base alle risorse disponibili, i danni causati dai cinghiali alle aziende agricole comprese nel Parco del Subasio». «Il Parco – sottolinea Paolo Di Chiara, funzionario dell’Ente – ci impone un’azione di tutela complessiva che, a fine anno, vedrà anche la realizzazione di 12 progetti per una spesa di 869 mila euro». Ma le risorse a disposizione dell’area protetta potrebbero essere maggiori: «La Regione – conclude Rosignoli – non ha ancora approvato il regolamento ed il piano finanziario del Parco, da noi predisposto ed accolto nel ’99. Così, il quadro normativo resta incerto e rischiamo, ogni volta, di perdere finanziamenti importanti». (Il Messaggero)

Subasio - Pochi soldi per il Parco

Più volatili, meno cinghiali, pochi soldi. E', quello del Subasio, un Parco che tutela le specie, che frena la presenza di animali potenzialmente nocivi per l'ambiente (come i cinghiali), che porta avanti i progetti per la realizzazione di interventi di tutela e valorizzazione: fermo restando che il problema è sempre legato ai finanziamenti. Corrado Rosignoli, presidente dell'Ente Parco «Monte Subasio», Sandro Vitali, assessore alla Comunità montana, e Paolo Di Chiara, funzionario del Parco, hanno fatto il punto della situazione sia alla luce delle recenti polemiche sulla presenza dei cinghiali sia per illustrare realizzazioni e preoccupazioni. «Il Parco, sul piano della tutela, sta ben operando, come testimonia la presenza di alcune specie di uccelli a rischio — ha spiegato il dottor Rosignoli — . Per i cinghiali la crescita si è stabilizzata, segno che l'azione di contenimento sta facendo i suoi effetti». Il fatto è che negli anni il loro numero si è accresciuto in maniera abnorme, creando grossi problemi sia alle altre specie sia all'ambiente, con lo sconvolgimento della superficie dei prati, delle tartufaie e danni alle colture agricole. A questo è seguita l'azione di contenimento dei «sele-controllori» che ha portato dal 1999 alla primavera del 2003 all'abbattimento di 311 capi. «Semmai — ha rilevato Vitali — la Regione dovrebbe riconoscere per le aziende agricole il 100% del danno e non in base alle risorse disponibili, per tutelare i soggetti che subiscono danni dai cinghiali». (La Nazione)

«L'Italia non è in vendita il Parco una grande vittoria»

Isola Sant’Andrea - Interventi/ Sebastiano Venneri di Legambiente

«L'Italia non è in vendita», diceva Legambiente un anno fa davanti all'eventualità, purtroppo non ancora sventata, che il ministro Tremonti vendesse beni pubblici per risanare i conti del Paese. Oggi il pronunciamento del Tar, che sancisce l'inalienabilità dell'Isola di Sant'Andrea, è una clamorosa smentita della politica di dismissioni e segna, al contrario, la vittoria di una battaglia condotta da un'intera collettività locale a difesa di un bene simbolo della propria identità culturale.
Ma la decisione del Tar riveste anche altre valenze. Sancisce anzitutto il principio che un bene culturale nelle sue varie accezioni, naturalistiche, archeologiche, storiche e identitarie, è valore non barattabile con una contropartita in denaro. L'Isola è stampata nel cuore di tutti i gallipolini, fa parte del paesaggio, ma è anche parte integrante della storia di ogni abitante di Gallipoli. Ecco perchè un anno fa Legambiente l'ha scelta come luogo simbolo, vertenza emblematica per una battaglia di cultura e di civiltà prima ancora che ambientale.
Inoltre, la sentenza è la seconda tappa del percorso, che ha visto Legambiente autentico e spesso solo motore trainante, per la delimitazione dell'area protetta regionale «Isola di Sant'Andrea-Litorale di Punta Pizzo», e che rappresenta una vittoria nei confronti della speculazione privata, ormai giunta ad un passo dalla cementificazione dell'area.
Essere un Comune in area parco comporta una responsabilità eccezionale nella gestione del territorio e impone standard qualitativi diversi e un diverso approccio ai problemi «orientati» al Parco, che a loro volta riqualificheranno e orienteranno i processi culturali e amministrativi e le attività economiche, integrandole con quelle, nuove ed evolute, create dal Parco stesso.
Nato ormai nel cuore della gente, il Parco deve diventare ora reale nelle azioni del quotidiano, nelle buone pratiche delle istituzioni e dei cittadini-fruitori. Ciò impone un salto di qualità innanzitutto dell'ente locale, che deve immaginare come esaltare le caratteristiche e le unicità dell'area. Per questo deve poter disporre di una struttura tecnica capace di progettare, gestire, interfacciarsi con l'esterno, ma anche di forti partnership per definire e realizzare i vari passaggi di questo percorso. Oggi sull'idea di parco e domani sulla pratica della gestione dell'area protetta, c'è la possibilità di disegnare quella Gallipoli Futura che altri avrebbero voluto zavorrare e banalizzare con mattoni e cemento, ma che noi invece pensiamo di esaltare all'interno di quella rete delle qualità territoriali che può trovare nel Salento il suo nodo d'eccellenza. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

«A caccia anche nel Parco»

MONTEMARCELLO Il Wwf denuncia un'illegalità, ma la direzione replica che in alcune zone si può
Censimento dei cinghiali: abbattuti quelli in esubero

Si accende la polemica sulla caccia nel Parco di Montemarcello. «Si spara in tutta tranquillità in un'area protetta - denuncia Marco Toracca, responsabile del Wwf spezzino, che chiede interventi urgenti - Tale pratica è inaccettabile, per questo chiediamo a chi ha competenza in merito, di intervenire in fretta per porre fine a questo gravissimo abuso perpetrato all'interno della zona tutelata».
Per la direzione del Parco, il problema sollevato dall'esponente del Wwf spezzino è"inesistente". «All'interno del Parco ci sono aree contigue dove si può andare a caccia - spiega Patrizio Scarpellini, il direttore - come previsto dal piano del Parco grazie all'intesa raggiunta nel 2001 con gli enti locali. Si tratta delle zone collinari sul versante del fiume.
(Il Secolo XIX)

Val Codera, si avvicina l’ipotesi parco naturale

L’intenzione degli enti è di consentire questo riconoscimento per tutelare l’ambiente naturale della valle

Prosegue l’avanzamento del progetto intercomunale che punta a conferire alla Val Codera e agli alpeggi vicini, lo status di Parco naturale. L’amministrazione di Novate, insieme a quella di Verceia e ai vertici della Comunità montana, si riunirà nei prossimi giorni per definire il piano di sviluppo della proposta che intende dare un assetto più tutelante alla vallata. A confermarlo è stato lo stesso sindaco di Novate, Giuliano Manzoni, che ha illustrato le finalità di questa iniziativa. «La nostra intenzione - ha dichiarato Manzoni - è di tutelare al massimo la risorsa naturalistica della Val Codera da eventuali iniziative che potrebbero deturparne proprio la sua specificità. Allo stato di fatto, insieme al comune di Verceia e della comunità montana, stiamo studiano ogni aspetto di questa iniziativa, tenendo fermo l’obiettivo di dare espressione a uno sviluppo della vallata e delle aree limitrofe che sia in linea con la natura e l’essenza stessa di questo habitat unico». L’intenzione degli enti pubblici coinvolti è di consentire il riconoscimento di Parco alla vallata, in modo da impedire il varo di iniziative in quota tese allo sfruttamento estrattivo. Non è la prima volta, infatti, che emergono progetti e studi finalizzati a monitorare le zone in cui realizzare cave per il prelievo di rocce e minerali. Un’attività, che in passato ha segnato un ruolo importantissimo nell’economia e nella storia di Novate. Trasformare la vallata in Parco naturale significherebbe mettere al riparo il territorio da progetti analoghi. Ovviamente gli aspetti e le limitazioni prodotte dal riconoscimento di questo nuovo status toccheranno altri ambiti, a cominciare dal divieto di esercizio dell’attività venatoria. (La Provincia di Sondrio)

Stelvio - Gli ambientalisti contestano l’accordo sui Mondiali di sci

BORMIO - Firmata l’intesa tra Consorzio Parco e Regione, la pace è ben lontana dallo Stelvio, dove - tra Bormio
e Santa Caterina - sono in programma i Mondiali di sci del 2005. Il Wwf denuncia l’accordo firmato dal presidente del Parco, Arturo Osio - che dell’associazione è uno dei fondatori - con cui si sancisce «la resa ai voleri delle influenti lobby che hanno caparbiamente voluto la realizzazione degli impianti». «Ragioni di coerenza - aggiunge il Wwf che annuncia anche azioni legali contro la delibera dell’Ente Parco - imporrebbero le dimissioni del presidente Osio». A Salisburgo, nel frattempo, si è riunita nei giorni scorsi l’assemblea dei delegati della commissione internazionale per la protezione delle Alpi che, all’unanimità, ha votato un documento in cui critica la Federazione internazionale sci che «non ha fatto nulla per evitare interventi dall’elevato impatto ambientale nel parco». (Corriere della Sera)

Verrà presto inaugurato l'ecocentro nel Parco Ticino

VANZAGHELLO - I lavori saranno conclusi a breve, se tutto va bene entro la fine del mese, ma la sua inaugurazione avverrà solo all'inizio dell'anno prossimo. A quella data i cittadini di Vanzaghello potranno usufruire di un ecocentro realizzato a regola d'arte, nulla a che vedere con la vecchia piattaforma rifiuti collocata nei pressi del cimitero che non era nemmeno a norma.
I lavori per realizzare il nuovo ecocentro sono cominciati lo scorso aprile, dopo alcuni anni passati a esaminare progetti (ben quattro ne sono stati presentati) e a cercare un'area del paese adatta ad accogliere la nuova struttura.
Inizialmente si era pensato di costruire l'ecocentro in via delle Pellizzine ma ci fu una raccolta di firme contro tale ipotesi e l'idea venne accantonata.
Poi si pensò di realizzarlo vicino al palazzetto dello sport ma anche in quel caso ci fu una mezza sollevazione popolare: la struttura sarebbe stata troppo vicina a terreni edificabili.
Alla fine si optò per un'area più distante dal centro abitato, a nord del paese, tra la fine della via Segnana e l'inizio della pista ciclabile che conduce al campo sportivo.
L'area fa parte del Parco del Ticino il quale ha concesso il permesso di costruire la piattaforma rifiuti in cambio di un rimboschimento consistente nei terreni circostanti. Un rimboschimento pari a tre volte la superficie occupata dalla piattaforma se si sceglie di piantare alberi nuovi e pari a cinque volte la piattaforma se si sceglie di sistemare il bosco già esistente. L'amministrazione comunale di Vanzaghello ha optato per una soluzione intermedia tra le due previste.
Dato che il Comune di Vanzaghello invia i propri rifiuti solidi urbani all'Accam e dato che il costo della convenzione col Consorzio dell'Accam dipende anche dal peso dei rifiuti smaltiti, l'amministrazione comunale ha deciso di costruire all'interno del nuovo ecocentro una pesa pubblica, per avere un maggior controllo sui rifiuti prodotti in paese.
L'inaugurazione della piattaforma rifiuti, come già detto, avverrà all'inizio dell'anno prossimo. Nel frattempo la struttura verrà collaudata e verranno chieste alla Provincia le autorizzazioni necessarie a renderla operativa. Inoltre la giunta Donati procederà in questi mesi con la sistemazione (asfaltatura e impianto di illuminazione) della strada sterrata che collega la piattaforma al centro abitato e con la stesura del bando per la gara pubblica che sancirà quale società si occuperà della gestione dell'ecocentro.
Su quest'ultimo punto però le incertezze sono ancora tante.
L'amministrazione comunale, infatti, sta anche pensando di gestire l'ecocentro in proprio per averne un maggior controllo. (Il Giorno)


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