Rassegna del 27 Ottobre 2003

La battaglia del Parco del Cilento: il verde difeso a colpi di dinamite

L’impegno di Giuseppe Tarallo per la «sua» riserva. Ha fatto abbattere un ascensore abusivo sulla spiaggia Il Wwf: trasformano l’ambiente in business, è come far dipendere l’apertura degli Uffizi dal botteghino

VALLO DELLA LUCANIA (Salerno) - Un gran botto e si è afflosciata su se stessa la torre-ascensore che da un costone a pochi metri dall’albergo Castelsandra, confiscato alla camorra, scendeva, deturpandola, sulla spiaggia di Santa Maria di Castellabate. L’esplosione ha frantumato venti metri di cemento armato, una passerella di quattordici metri, una «toilette» e un locale di servizio. E’ successo una settimana fa. Tutto era abusivo, costruito in barba a molteplici vincoli. Fa bene al cuore questa salvifica dinamite in tempi di condoni, di sanatorie e di retromarce, di pericolose correzioni rispetto alla legge sulle aree protette del 1991. Fa bene soprattutto perché idealmente la miccia che ha innescato le cariche è stata accesa dalla scrivania di Giuseppe Tarallo, presidente dell’ente Parco del Cilento e Vallo di Diano, due volte defenestrato da un commissariamento, deciso dal ministero dell’Ambiente non appena il centrodestra ha vinto le elezioni, e due volte restituito al suo ruolo da sentenze del Tar, del Consiglio di Stato, quasi a furor di popolo e di sessanta sindaci scesi in piazza per testimoniargli solidarietà.
Il primo tentativo di cacciare Tarallo, per fare posto a un costruttore napoletano indagato per bancarotta fraudolenta, è dell’agosto 2001, attraverso un cavillo formale. Pioniere del verdismo, l’ex sindaco di Montecorice, un paese poco a sud del golfo di Salerno, era in carica da due mesi. Ricorre al Tar e vince, ma nel frattempo hanno costruito un porto abusivo alla foce del fiume Mingardo, hanno violentato il patrimonio naturale lungo il fiume Alento. Nel marzo del 2002, da presidente del Parco, abbatte quel che aveva bloccato da sindaco: 54 scheletri di ville bifamiliari, una lottizzazione di 80 mila metri cubi in un bosco di pini d’Aleppo sul promontorio di Punta Licosa, in una zona di massimo rispetto e di più drastici vincoli.
Non era il modo migliore per defilarsi, per starsene acquattato nella poltrona mentre, infischiandosene delle competenze e issando le bandiere del cosiddetto «spoil system» sancito da una nuova legge che prevede la decadenza di tutte le nomine effettuate dal precedente governo negli ultimi sei mesi del suo mandato, il ministro Altero Matteoli commissariava i Parchi nazionali del Circeo, del Pollino, dell’Arcipelago Toscano, del Gran Sasso, piazzandoci uomini di sicura fede «polista» e spesso di scarsa sensibilità e competenza ecologica.
Decapitare i vertici dei Parchi è, secondo le associazioni ambientaliste, il modo per preparare il terreno alla «controriforma» delineata dalla Legge delega ormai al traguardo dell’approvazione: Parchi-azienda, economicamente produttivi e autosufficienti, «Parchi non più riserva indiana», aree protette ma tenute a stecchetto di finanziamenti («In due anni, il taglio è stato del 15 per cento», ricorda Franco Ferroni che appartiene allo stato maggiore del Wwf ), anche «riclassificate» in modo da indebolire certe tutele e «riperimetrate» nei confini.
Erano passati undici mesi dalle ruspe di Punta Licosa e, febbraio di quest’anno, Tarallo saltava per la seconda volta. Altro ricorso e altra bocciatura della tesi ministeriale da parte del Tar e del Consiglio di Stato. «Se Tarallo non avesse vinto, se non fosse stato reintegrato nel suo ruolo, sarebbe stata dinamitata la torre ascensore di Fontanelle? La domanda è legittima e senza malizia - dice Gaetano Benedetto, segretario aggiunto del Wwf -. Nulla, se non ragioni di appartenenza, di schieramento e di prevedibile non duttilità al nuovo corso, possono giustificare il tentativo di ostracismo».
«Se passava il concetto che persino i capisaldi della conservazione ambientale rientravano nel bottino di guerra dei vincitori, addio - dice Tarallo -. Ma non c’è dubbio che il commissariamento mirava a me, non alla gestione. Prima di me e con me, l’ente ha lavorato bene».
Anche per merito di Domenico Nicoletti, che dal varo nel 1995 ne è direttore generale, il Parco del Cilento, secondo in Italia per estensione, inserito nelle Riserve della biosfera dall’Unesco e dichiarato Patrimonio dell’umanità, non deve rispondere di quei capi d’imputazione su cui fa leva il governo per proporre un cambio di rotta nella politica ambientalista. Ha attivato la spesa dei residui passivi dimostrando capacità d’investimento, si è dato gli strumenti di regia, ha approvato i confini e il regolamento delle aeree contigue al Parco vero e proprio che sono vaste come tutto il Molise.
«Il consenso? Lo abbiamo guadagnato anche se i commissariamenti ci hanno obbligato a segnare il passo - racconta Tarallo -. Lo testimonia il fatto che teniamo insieme una realtà complessa: 80 Comuni e 7 Comunità montane. Serre, Buccino e Contursi, paesi fuori dal perimetro delle due zone a diversa misura di tutela, chiedono di entrare. Il Piano del Parco è stato approvato con due soli voti contrari di tipo politico. Quello economico-sociale è passato all’unanimità. Gli operatori turistici, che erano diffidenti e ostili, hanno cambiato atteggiamento. Stiamo ricucendo anche con Camerota e la sua marina che avevano indetto un referendum, ottenendo la maggioranza dei «no» al Parco, seppure con una partecipazione al voto inferiore al 50 per cento. Pensiamo a una pianificazione che, misurando la capacità massima di «carico» turistico, vada nell’interesse di tutti. Non siamo sanculotti, né giacobini».
Il che significa non cestinare pregiudizialmente certi contenuti della Legge delega. «Non sempre è possibile un ritorno commerciale in tempi brevi - dice Tarallo -. C’è un costo sociale, ma i beni sono duraturi. Il Parco delle Cinque Terre ha le transenne e stacca i biglietti d’ingresso. Ma è piccolo. Noi abbiamo 181 mila ettari. Dovremmo mettere in campo un esercito. Comunque, ci poniamo nell’ottica di aumentare l’autofinanziamento e di indurre reddito. Il Parco, con solo 43 addetti, è già tra le prime "imprese" del territorio. Arriveremo a far pagare i servizi, ma devono maturare situazioni di base che lo consentano. Si sta consolidando la rete - sono più di 150 realtà di buon livello - dell’agriturismo che, l’estate scorsa, ha conosciuto un boom di presenze. Però, non è possibile chiedere una promozione economica e parallelamente tagliare i fondi. Quel che ci arriva dallo Stato è appena sufficiente per svolgere i fini istituzionali. Il finanziamento globale ai parchi nazionali equivale a pochi chilometri d’autostrada. La nostra zona è ancora fragile. Per consolidarla, bisognerebbe pensare a una forma di detassazione per la piccola imprenditoria ecocompatibile».
La logica del Parco-azienda è obiettivamente di per se stessa una minaccia. «E’ legittimo parlare di sviluppo attraverso l’agricoltura, i prodotti tipici, il turismo - afferma Ferroni -. E’ altrettanto legittimo chiedere che l’ambientalismo non dimentichi quanto è strategico il consenso delle popolazioni locali. Ma - lo ha sottolineato il consesso mondiale di Durban - il ruolo primario dei Parchi, delle aree protette è di garantire la biodiversità, di conservarla e deve essere lo Stato a sostenerne i costi, anche perché, facendolo, risparmia sulle calamità naturali, sulla salute dei cittadini. Nel momento in cui si enfatizza il discorso sullo sviluppo, dimenticando di fare questi conti, tutto il resto va a pallino. E’ come se si facesse dipendere l’apertura degli Uffizi dall’andamento del botteghino».
Ma un po’ di ottimismo si può trarre da quell’ascensore che è andato in frantumi, dal non mollare di Giuseppe Tarallo anche quando è intuibile il latrato della camorra come nella vicenda dell’albergo Castelsandra edificato dal clan Nuvoletta su terreno demaniale. Un po’ di ottimismo non solo sul destino dell’ambientalismo, ma anche sulla natura degli uomini. (Corriere della Sera)

Alpi Apuane - Il preventivo è di un milione e 711 mila euro

SOGGETTO PROPONENTE di «Life Ambiente» è la Provincia di Massa Carrara, che avrà come partners del progetto i Comuni di Massa, Carrara, Montignoso, Fivizzano, il Parco Regionale delle Alpi Apuane, Ambiente Scrl, l'Asl 1 di Massa Carrara e l'Atelier Paesaggio Mediterraneo (associazione fra Comuni). Fra i sostenitori dell'iniziativa la Regione Toscana, Legambiente e l'Associazione Industriali di Massa Carrara. Il valore complessivo del progetto (1.711.679 euro) sarà ripartito fra la Comissione Europea per un importo di 855.839 euro, l'amministrazione provinciale e gli altri partner che metteranno a disposizione rispettivamente 219.885 e 635.954. «Life Ambiente» verrà vagliato ora dall'Ue e fra circa un mese ci sarà la risposta. Se tutto andrà come sperato e il progetto sarà finanziato, l'anno prossimo verranno già aperti i primi cantieri ai quali, in un imminente futuro, potrebbero seguirne altri. (La Nazione)

Per l’Alto Garda Parco a tutto gas

Varato «Garda Ambiente Sport», un trekking multisportivo rigorosamente ecocompatibile

Sono sempre di più le persone che cercano il contatto con l’ambiente naturale tramite la pratica di una disciplina sportiva, sia essa classica o moderna. Tra le zone più idonee a soddisfare le richieste del turismo sportivo va indubbiamente annoverato il Parco Alto Garda Bresciano, che con il suo territorio dal lago ai 2mila metri delle vette più elevate e grazie alle condizioni climatiche sub-mediterranee che consentono di stare all’aria aperta per gran parte dell’anno, è una gigantesca palestra naturale all’aperto, uno dei pochi territori in grado di offrire una scelta tanto completa di opportunità per praticare sport a contatto e nel rispetto della natura. Si basa su queste premesse il progetto «Garda Ambiente Sport», il "primo trekking multisportivo europeo" ideato dal naturalista Ruggero Bontempi e presentato venerdì sera a Villa Alba di Gardone Riviera. Si tratta di un itinerario di innovativa concezione, che si sviluppa con tracciato ad anello all’interno dei confini del Parco. Le tappe che scandiscono il percorso si compiono ognuna mediante l’esercizio di una diversa attività sportiva: cicloturismo, mountain bike, sky-roll, arrampicata, speleologia, parapendio, escursionismo, torrentismo, sub, vela, windsurf, nuoto, corsa in montagna, escursioni a cavallo, canoa, tiro con l’arco, pesca sportiva. Ma l’iniziativa va oltre: ogni tappa del percorso offre infatti la possibilità di approfondire sia gli aspetti naturalistici, sia i numerosi altri motivi di interesse che riguardano le tradizioni, l’arte, l’architettura rurale, la storia, i mestieri caratteristici e i prodotti tipici dell’Alto Garda bresciano. Il progetto è stato sostenuto e promosso da numerosi enti: innanzi tutto la Comunità montana, quindi il Ministero dell’ambiente, la Regione Lombardia, la Provincia (Assessorati al turismo, allo sport e al territorio), la Riviera dei Limoni, l’Ersaf, il Gruppo azione locale Garda e Valsabbia e il Consorzio Forestale Valvestino. «Con questa iniziativa - ha detto il presidente della Comunità montana Bruno Faustini - intendiamo affermare la validità del binomio sport-ambiente quale occasione per la promozione di un turismo dinamico e responsabile, e come veicolo di divulgazione degli interessi naturalistici e culturali del Parco». «Oggi il turismo non ha bisogno solo di promozione - ha aggiunto l’assessore provinciale al Turismo Ermes Buffoli - ma anche di queste iniziative che costituiscono un valore aggiunto alla proposta turistica tradizionale». Il percorso «A tutto gas» (dove gas è l’acronimo di Garda ambiente e sport) è già diventato un progetto-pilota per altre iniziative simili da attuare successivamente all’interno di altre aree naturali protette italiane, analogamente interessate, per l’attualità delle tematiche affrontate, al conseguimento dei risultati attesi. La diffusione della conoscenza del percorso può contare su un progetto di comunicazione multimediale, prodotto da Cheléo e curato dal regista Franco Roma, che si articola in un video documentario con contenuti turistici e di divulgazione naturalistica, un sito Internet (www.gardaambientesport.it), un cd-rom ed una pubblicazione cartacea. (Giornale di Brescia)

Taglio del nastro per il Centro visitatori

Dolomiti Bellunesi - Pubblico e autorità alla presentazione della nuova struttura che va ad arricchire il sito minerario di Valle Imperina

Il sito minerario di Valle Imperina si è arricchito di un altro gioiello: il centro visitatori dell'ente Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, inaugurato ieri mattina. Nonostante le temperature polari e la brina, che ha reso il paesaggio tipicamente invernale, all'appuntamento era presente una folla che ha potuto constatare il progresso del sito, compreso il nuovo ponte realizzato dalla Comunità Montana Agordina sul torrente Imperina e che permette il collegamento dei veicoli tra l'Ostello (primo edificio ristrutturato nel 1994) e il centro visitatori.E' stata presentata una struttura elegante e ricca di una storia che ha caratterizzato per anni la vita degli agordini. Il lavoro in miniera, l'impegno dei seggiolai ambulanti in giro per il mondo, fino alla leggenda e tradizione dell' "Om Selvarech", l'uomo venuto dal bosco vestito di licopodio. Angelo Fossen, di Rivamonte, ha tagliato il nastro a fianco del presidente dell'ente Parco, Valter Bonan. Fossen aveva 18 anni quando lavorava nelle miniere di Valle Imperina nel periodo di massimo splendore, con la chiusura ha dovuto fare la valigia ed imparare il mestiere del "caregheta" (seggiolaio) attraverso tanti paesi stranieri. E Valter Bonan nel suo intervento ha ammonito i presenti sul pericolo dell'attuale monocultura. Quale luogo migliore se non la Conca Agordina il cui benessere dipende esclusivamente dall'occhiale? Bonan ha voluto ricordare come il centro congressi sia il tratto d'unione con un passato attuale. Un luogo della memoria che riflette i rischi della monocultura. Anche le miniere in Valle Imperina un tempo erano una grande ricchezza, scomparse perché estrarre il minerale altrove costava meno. Un vero e proprio ammonimento per le nuove generazioni affinché non si adagino sulla ricchezza del presente, affinché pensino al loro futuro e alla possibilità di sfruttare al meglio le grandi potenzialità di un ambiente che non ha eguali, affinché intendano l'importanza e la necessità di differenziare l'economia pensando anche alle opportunità turistiche, agricole e zootecniche all'interno del Parco. (Il Gazzettino)

Un grande successo per lo zafferano delle Cinque Terre

Oggi comincia la raccolta dei nuovi fiori

La Spezia Il Parco nazionale delle Cinque Terre diventa "imprenditore" dello zafferano. La coltivazione della più preziosa delle spezie, avviata quattro anni fa in via sperimentale a Campiglia su intuizione dell'omonima associazione, s'è rivelata un successo. Fiutato il business, il Parco ha deciso di lanciarne una propria linea: ha appena terminato di piantare quattro quintali di bulbi in un campo di duemila metri quadrati. Una volta maturi li venderà ai coltivatori della riviera che potranno piantarli nei propri terreni, per poi mettere sul mercato le bustine di zafferano griffate "Cinque Terre".
La produzione, per ora, interessa quindici terrazze a picco sul mare e oggi inizierà la raccolta dei centomila fiori sbocciati quest'anno. Ottime le previsioni sul fronte qualità e quantità. «La siccità non ha affatto danneggiato le piantine, bisognose di pochissima umidità — anticipa l’agronomo Luca Lobosco, presidente dell’ordine regionale e provinciale degli agronomi e tecnico dell’associazione “Campiglia” che opera in stretta sinergia con l’ente Parco
— Ci aspettiamo quindi una produzione strepitosa, pari almeno a quella dello scorso anno che fu di circa sei etti di zafferano purissimo: una quantità importante che conferma l’ottima predisposizione di terra e clima a questo tipo di coltura che, tra l’altro, non richiede interventi impegnativi da parte degli agricoltori ». Dopo la raccolta, che terminerà
a metà novembre, i pistilli verranno essiccati al sole e già a dicembre le bustine contenenti l’oro di Campiglia saranno in
vendita a dieci-venti euro il grammo (una bustina da 0.10 grammi insaporisce un risotto per quattro persone; ndr). «Il
Parco — conclude Lobosco — è intenzionato ad annoverare lo zafferano tra i suoi prodotti tipici e la creazione del campo per la produzione casalinga dei bulbi ci eviterà di importarli dalle uniche regioni italiane in cui si coltiva la costosa erba aromatica ossia l’Abruzzo, la Sardegna e la Toscana». Una curiosità: gli antichi greci erano convinti che
lo zafferano rinvigorisse gli appetiti sessuali. Chissà... (Il Secolo XIX)

«L'alpe Veglia non si deve toccare»

In programma una galleria per le automobili. Gli ambientalisti: progetto scellerato
Nessuna risposta Il piano dell'amministrazione non precisa l'impatto ambientale della nuova strada asfaltata sul parco regionale Veglia - Devero

In Piemonte, il parco regionale Veglia-Devero ha appena festeggiato il 25esimo anniversario della sua fondazione: in realtà gli anni effettivi del Parco sono circa 11, dato che fino al 1991 l'istituzione era solo sulla carta perché priva dell'organico necessario. Un convegno a Domodossola ha celebrato il compleanno del parco, che è una realtà importante non solo a livello locale ma per l'intero arco alpino: è il referente per il progetto lupo nelle Alpi, sta curando la reimmissione del gipeto ed ha avviato nelle scuole del territorio un progetto di educazione ambientale che riscuote molto successo. Eppure, sul parco incombe una grave minaccia: la costruzione di una galleria che permetterebbe, con una nuova strada asfaltata, di raggiungere l'alpe Veglia con mezzi motorizzati. L'alpe Veglia è un alpeggio a 1700 metri di quota, utilizzato da secoli per i suoi pascoli di qualità; fin dal XIV secolo la presenza umana si è integrata con tale sapienza nella natura da rendere questa zona un luogo unico nelle Alpi, catalogato dall'Unione Europea come «sito di importanza comunitaria». Oggi ci si arriva con meno di due ore di cammino su una strada sterrata, percorribile ovviamente dai mezzi a motore autorizzati che riforniscono le stalle ed alcuni rifugi. Per ragioni climatiche e geologiche l'accesso è possibile solo nei mesi estivi, e questo consente all'alpe di conservare le sue splendide qualità ecologiche e paesaggistiche.
La galleria viene presentata come la soluzione ai problemi idrogeologici, e richiederebbe la copertura con asfalto dell'attuale strada sterrata: ma il versante, secondo un rapporto della Regione, è instabile e l'opera dovrebbe assumere dimensioni maggiori di quelle oggi previste.
Si sa infatti, dalle tristi esperienze fatte con i troppi casi di interventi ambientali nefasti, che la superficialità e l'approssimazione - tanto per gli aspetti tecnici che per quelli economici - caratterizzano i progetti preliminari. Come dire: cominciamo e incassiamo gli stanziamenti (pubblici, con la possibilità di finanziamenti per le Olimpiadi invernali del 2006), poi si vedrà ...
Ed è qui che cominciano i guai per questa iniziativa: chi abita nella zona, ma anche chi la ama e la frequenta da escursionista, non intende lasciare spazio a questo ennesimo scempio; gli Amici dell'Alpe Veglia, ItaliaNostra, Legambiente e WWF stanno tenacemente conducendo iniziative di sensibilizzazione e di dibattito anche con le istituzioni coinvolte.
La galleria sarebbe lunga due chilometri e larga 4 metri; i materiali di scavo occuperanno un volume enorme, pari a quello di almeno 180 appartamenti di 80 mq di superficie: dove si pensa di metterli, e quanto costa il loro trasporto? Nel caso la strada fosse destinata ad un servizio di trasporto collettivo occorrerebbero delle strutture ricettive per i passeggeri in attesa: dove costruirle, e con quali costi? E dove fare i parcheggi per le auto private? Se si pensa al turismo invernale, quali strutture sciistiche e dopo-sci si dovrebbero prevedere? Con quale impatto ambientale?
Troppe domande ancora senza risposta perché si possa parlare di progetto compatibile con la realtà del Parco Veglia-Devero. Una realtà che dovrebbe suggerire agli amministratori di pensare al turismo escursionistico e di qualità con l'obiettivo di valorizzare l'intera zona. (Il Manifesto)

Berlusconi a pranzo nel Parco del Ticino I Verdi lo contestano: no alla superstrada

Doveva essere un pranzo fra amici. Il premier e sua moglie Veronica, ieri alle 13.55, insieme con Marcello Dell'Utri e signora erano ospiti di Ezio e Renata Santin, titolari dell’ «Antica Osteria del Ponte» di Cassinetta, nel Parco del Ticino. Per coincidenza, però, proprio nella piazza antistante si svolgeva la festa dell'associazione «Verdi ambiente e Società» per promuovere i prodotti biologici, la finanza etica e per protestare contro la costruzione di una superstrada sul territorio del Parco. Alla notizia dell'arrivo di Berlusconi, circa 50 persone si sono radunate davanti al ristorante. Arrivato, il premier si è avvicinato ai contestatori. Berlusconi si è limitato ad ascoltare sorridendo ed è scomparso dietro la porta del ristorante. (Corriere della Sera)

Parco: Mazzantini non sarà più consulente

Arcipelago Toscano

Un anno fa, subito dopo il suo insediamento, il commissario straordinario del Parco nazionale Arcipelago Toscano, Ruggero Barbetti, chiese ad Umberto Mazantini, esponente di rilievo di Legambiente, di fargli da consulente. Addesso sta per essere presentato il Piano del Parco e Mazzantini, dopo questo, riterrà conclusa la sua esperienza...
Umberto Mazzantini, consigliere nazionale di Legambiente, ha annunciato al commissario del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano che considererà conclusa la sua esperienza di consulente dell'area protetta non appena verrà presentato il Piano del Parco.
"E' ormai un anno - dice Mazzantini - che svolgo per il Parco un compito di consulente per le problematiche ambientali, ruolo del quale ringrazio il commissario Barbetti per la fiducia e la stima che mi ha dimostrato e per la preziosa esperienza che mi ha consentito di fare".

"Nell'accettare l'incarico - continua - ho ricercato ed ottenuto il consenso della mia associazione, a livello nazionale e locale. Questa mia collaborazione è dunque il risultato di un ragionamento politico-ambientale che si basava su alcuni presupposti:
straordinarietà e temporaneità del commissariamento del Parco;
necessità di governare il Parco Nazionale in attesa di un'intesa istituzionale nell'interesse del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano;
proseguimento dell'impegno per l'adozione degli strumenti di pianificazione del Parco, Piano del Parco e Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale, e dell'Area Marina Protetta".
"Il ruolo che era stato concordato con Legambiente per il mio impegno - prosegue Mazzantini - era limitato ad una partecipazione straordinaria ed a tempo, per affrontare i problemi più gravi e per non disperdere un patrimonio di conoscenze ed iniziative che credevamo utili al Parco e che speriamo siano servite in questi difficili mesi. Fra alterne vicende si è comunque definito il percorso del Piano del Parco e del Piano di Sviluppo Economico e Sociale, altro obiettivo che ci eravamo prefissi. Ed è giusto che a questo punto i soggetti istituzionali coinvolti recuperino il loro protagonismo, anche se l'ultima riunione su quest'argomento non lascia sperare niente di buono".
"Intanto stiamo assistendo ad una vera e propria implosione della vita politico amministrativa dell'Elba, dalla quale neppure il Parco è immune. Si tratta forse della più grave situazione di crisi morale e civile che abbia attraversato la nostra comunità e che imporrebbe altrettanto energici scatti d'orgoglio ai diversi soggetti istituzionali. Ma anche di questi non vedo traccia".
"Alle inchieste e agli scandali degli ultimi mesi, che Legambiente ha contribuito a sollevare, si sommano invece le determinazioni di molti comuni in materia urbanistica che contribuiscono a delineare uno scenario veramente eccezionale sul quale Legambiente deve concentrare tutto il suo impegno e tutte le sue risorse".
"Tutto questo - conclude Mazzantini - richiederebbe una scissione di compiti e politico culturale di cui non mi sento capace, pertanto questa situazione rende impossibile la mia permanenza nel Parco Nazionale come consulente. Legambiente ha bisogno, ora più che mai, di avere le mani libere e di non essere nemmeno marginalmente risucchiata in una baruffa politico giudiziaria avvilente nei toni, negli argomenti e nei protagonisti". (Elba Oggi)


Il Giornale dei ParchiTorna alla prima pagina del Giornale dei Parchi