Rassegna del 25 Ottobre 2003

Regolamento dell'Ente Parco sul problema della caccia

Colli Euganei

Dopo l'approvazione da parte della Provincia del "Piano faunistico-venatorio" anche il Parco Colli interviene con un proprio regolamento nella delicata questione legata alla caccia. Il rapporto tra l'attività venatoria e l'ente di tutela degli Euganei stabilisce che i campi per l'addestramento dei cani e le aree adibite ad attività cinofila posso essere realizzati solo in area di Promozione agricola non di pregio e di Urbanizzazione controllata, previa disponibilità formale dei proprietari. E' quindi vietata ogni attività venatoria in aree di Riserva forestale o agroforestale: in queste aree, in particolare, non è possibile programmare né attuare alcuna attività che possa interferire con la gestione naturalistica delle stesse o comporti il rischio di alterare le sue peculiarità ambientali. Non è inoltre possibile prelevare fauna selvatica nel Parco se non previa analisi della consistenza numerica e dello stato sanitario delle specie: il tutto comunque deve essere autorizzato dal Parco."Abbiamo dovuto porre dei 'distinguo' in materia di attività venatoria, in base alla legge 394 del '91 secondo cui 'nei parchi naturali regionali e nelle riserve naturali è vietata l'attività venatoria' - spiega il presidente del Parco Simone Campagnolo - E' evidente che attuare un regolamento sulle tematiche delle politiche venatorie dei residenti all'interno del Parco va in contrasto con la normativa statale. Si può prevedere un'attività rivolta all'attuazione di piani di prelievo all'interno del Parco di specie particolari, ma qualsiasi prelievo o abbattimento dovrà avvenire in conformità al regolamento del Parco e sotto responsabilità e sorveglianza dell'ente. Prelievi per scopi scientifici e di ricerca didattica potranno essere autorizzati preventivamente". (IL Gazzettino)

Parco delle Serre: sì alla perimetrazione

L’assesore regionale Basile: “Si tratta di una grande risorsa per il nostro territorio”

CATANZARO. Il documento di indirizzo che comprende anche la perimetrazione del Parco Naturale Regionale delle Serre è stato approvato all'unanimità nel corso di un incontro della Conferenza dei rappresentanti degli Enti Locali. All'incontro sono intervenuti anche i coordinamenti provinciali del Corpo Forestale dello Stato. "Con questo atto - è scritto in una nota dell'assessore regionale all'ambiente e Parchi, Domenico Antonio Basile - si può affermare che, dopo una lunga attesa di tredici anni, il Parco delle Serre è finalmente una realtà". Il Parco delle Serre è stato istituito con una legge regionale che risale al 1990, ma non era stata ancora individuata la perimetrazione. "Il Parco - ha aggiunto Basile - costituisce una grande risorsa per il territorio. E questo è un aspetto fondamentale da far comprendere ai cittadini, che devono sapere che gli obiettivi e le finalità della sua istituzione puntano non solo alla protezione, ma anche alla valorizzazione dell'ambiente naturale, alla ricerca scientifica e didattica e ancora alla valorizzazione dei centri storici, all'agricoltura biologica, al turismo compatibile. Il Parco, in sostanza, costituisce un'occasione eccezionale per far crescere, in un rapporto dinamico, natura, cultura, tradizioni, economia di un vasto territorio della nostra regione". Il Parco Naturale Regionale delle Serre avrà un'estensione di 18.784 ettari, comprenderà il territorio delle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria; di quattro Comunità Montane e di 20 Comuni. "Essendo stata approvata la perimetrazione - conclude la nota - l'Assessore regionale ai Parchi provvederà a insediare l'organismo di gestione del Parco Naturale Regionale delle Serre". (Giornale di Calabria)

Il Parco dello Stelvio - Ok ai mondiali di sci

VALFURVA (Sondrio) — Via libera ai nuovi impianti per i Mondiali di sci 2005 in Alta Valtellina. Il consiglio direttivo del Parco dello Stelvio ha ratificato ieri a Glorenza l'intesa siglata il 16 ottobre con la Regione per la realizzazione degli impianti di Santa Caterina Valfurva. Otto i voti a favore, cinque contrari, con i no dei rappresentanti di Wwf e Legambiente e di quelli del ministero dell'Ambiente e del mondo scientifico. Alla riunione era presente un folto gruppo di operatori turistici di Santa Caterina, soddisfatti dell'esito della votazione, come il sindaco di Valfurva Idilia Antonioli. «Il Parco ha colto l'importanza di consentire lo svolgimento dei Mondiali a Bormio e Santa Caterina - ha detto l'assessore regionale al Territorio Alessandro Moneta - perché l'evento permetterà di promuovere uno sviluppo sociale ed economico di tutta l'Alta Valtellina». (Il Giorno)

del Parco: Valfurva avrà i suoi Mondiali

Stelvio - Decisione contrastata: con otto voti a favore e cinque contro passa l’intesa Gli ambientalisti sul piede di guerra hanno chiesto le dimissioni di Osio

SONDRIO Con otto voti a favore e cinque contrari il consiglio direttivo del Parco dello Stelvio riunito a Glorenza ha dato il via libera ai Mondiali a Santa C aterina . Trova dunque attuazione l’intesa raggiunta nei giorni scorsi dall’assessore regionale, Alessandro Moneta, e dal presidente del Parco, Arturo Osio . Il progetto prevede tempi e modi per la realizzazione delle opere sulla ski area furvese . Il consi glio ieri ha dunque dato un sofferto via libera agli interventi, ma ha anche resp i nto il tentativo di limitare l’autonomia decisionale del presidente del Parco. Ent u siast a il sindaco di Santa C aterina , Idilia Antonioli, che ha affermato di aver portato a casa il risultato promesso. Entusi a sti gl i imprenditori , a cominciare dall’amministratore delegato del comitato organizzatore dei Mondiali 2005 , Maurizio Gandolfi , che ha esortato a procedere subito con i lavori «per ché il tempo stringe». Duri invece i commenti degl i ambientalisti , ch e chiedono la testa di Osio . Il Wwf parla di «area protetta svenduta», mentre Legambiente , pu r ammettendo la vittoria della controparte, ma ricorda che ci sono ancora molti ostacoli da superare. (La Provincia di Sondrio)

Il direttivo ratifica l'accordo: Valfurva avrà le gare iridate

Stelvio

L'intesa del 16 ottobre tra Parco e Regione per la realizzazione degli impianti di Santa Caterina Valfurva è sata ratificata dal consiglio direttivo del Parco riunito ieri a Glorenza. Otto i voti a favore e cinque quelli contrari con un consiglio che ha dimostrato ancora una volta di essere spaccato. A favore dell'accordo il presidente Arturo Osio e il vicepresidente Donato Nardin, i presidenti dei tre comitati Antonioli, Penasa ed Hofer, il rappresentante dell'accademia europea di Bolzano Ruffini ed il rappresentante altoatesino Prejer e quello lombardo Grassi. Contrari alla intesa siglata dal presidente Osio e dall'assessore lombardo Moneta, Enzo Venini (Wwf), Giovanni Bettini (Legambiente), i rappresentanti dei ministeri dell'ambiente e delle foreste Lanzinger e Pollini e il rappresentante del mondo scientifico Tomasi. Due i suggerimenti che la lunga discussione del direttivo ha prodotto con invito alla Regione e al Comune di Valfurva di farsi parte attiva perchè vengano recepiti. Il primo, caldeggiato dal vicepresidente Nardin, riguarda lo spostamento a valle dei motori di trascinamento della seggiovia della Valle del'Alpe; il secondo è venuto dal delegato dell'Accademia di Bolzano Ruffini e propone la individuazione della parte alta della Valle dell'Alpe, quella non interessata dalla realizzazione degli impianti del nuovo progetto, come «sito di interesse comunitario» nell'ambito della direttiva europea Natura 2000. Il presidente Osio ha poi annunciato che le autorizzazioni saranno precedute da «una forte richiesta di fidejussione» a garanzia che «stavolta gli impegni presi vengano rispettati». La discussione sulle autorizzazioni agli impianti di Santa Caterina era cominciata con una lunga relazione del presidente Osio. Argomenti noti, compresi quelli che hanno portato al diniego degli inizi di settembre. Giovanni Bettini (Legambiente) ha integrato la cronistoria della vicenda indicando i passaggi della febbrile trattativa. Forte la critica che, rispetto all'intesa, sia Bettini che Enzo Venini del Wwf hanno espresso. «Questa è una resa del Parco agli interessi economici» hanno dichiarato a sostegno del loro voto negativo. L'avvocato Lanzinger (ministero dell'ambiente) ha sollevato dubbi sull'effettivo potere del presidente Osio di «siglare l'intesa che il direttivo deve ratificare», ma soprattutto ha fatto capire come la decisione che il consiglio stava per prendere costituiva un evidente precedente rispetto a prossime, future, richieste di ampliamento di impianti. «Ci sono importanti passi avanti - hanno concordato Ruffini e Nardin - rispetto ai progetti originari». Su un altro aspetto hanno concordato ed è quello di «avere certezza che stavolta gli impegni presi vengano rispettati». «In tutta questa vicenda devo dichiarare l'assoluta buona fede del Comune di Valfurva - ha detto Idilia Antonioli, presente al direttivo come presidente del Comitato Lombardo - ma non posso garantire per altri. L'unica cosa che posso garantire e per la quale mi impegnerò sarà per proporre, di concerto con il Parco, iniziative di turismo diverso da quello legato solo allo sci». (Il Giorno)

«Entro dieci giorni l'autorizzazione alle opere»

Stelvio

VALFURVA
— «Entro dieci giorni verranno emesse le autorizzazioni per il via ai lavori, è solo un iter amministrativo». Il sindaco di Valfurva Idilia Antonioli esprime tutta la sua soddisfazione e assicura che le opere partiranno al più presto. Il Parco ha detto sì agli impianti di Santa Caterina. Questo il responso della lunga giornata che ieri ha visto il consiglio direttivo del Parco riunito intorno a un tavolo a discutere se sottoscrivere o meno l'inizio dei lavori per l'ammodernamento degli impianti in Valfurva. «Sono soddisfatta - prosegue Antonioli - ho sempre cercato di impostare con il Parco un rapporto basato sulla collaborazione. È giusto che il Parco svolga la propria funzione di tutela, ma dovrebbe anche assumere una funzione di sviluppo del territorio. E tener conto che la Valfurva vive di turismo. Senza dimenticare che qui all'epoca in cui è stata investita dall'allargamento del Parco, nel 78 gli impianti esistevano già. Sono dunque un diritto. Non possono toglierli e non dare alternative». Inutile dire che c'era grande attesa, a Santa Caterina tutto il giorno si è attesa la buona novella. Ma qualcuno ha fatto di più. Gli operatori alberghieri, infatti, guidati dal presidente Norberto Pedranzini, si sono messi in macchina la mattina presto per essere presenti al direttivo (e non è la prima volta). «È stata dura, ma alla fine sono usciti soddisfatti», racconta uno di loro, Filippo Compagnoni. «Abbiamo sudato sette camicie - racconta Compagnoni - ma ce l'abbiamo fatta. Sono anni che aspettiamo che si sblocchi qualcosa per prospettare finalmente un futuro turistico più roseo. Sono state due ore intense di discussione dove gli ambientalisti sono rimasti sulle loro posizioni per i soliti motivi. A loro non interessa il fatto che un tempo la Valle dell'Alpe fosse zona sciabile. Dicono che è una perla del Parco nazionale e quindi non va toccata. Contrari a parte, in questa riunione si è vista la volontà di risolvere il problema. E il bello è che sono stati a favore anche i rappresentanti della provincia di Trento e di Bolzano. Il che significa grande collaborazione. Noi operatori siamo molto contenti. Certo, finché non vedremo i cantieri non ci crederemo. Anzi meglio non sbilanciarsi troppo». Ma intanto possono dare la bella notizia ai loro clienti che arrivano a Santa Caterina chiedendo informazioni.
Soddisfatto anche l'assessore regionale al Territorio, Alessandro Moneta, che il 16 ottobre aveva siglato l'accordo con il presidente del Parco Arturo Osio. «Accolgo con grande soddisfazione - ha dichiarato ieri Moneta dopo la votazione del consiglio - il fatto che il Parco abbia colto l'importanza di far disputare i Mondiali 2005 a Bormio e in Valfurva. Così l'evento permetterà di far conoscere le nostre Alpi e di promuovere uno sviluppo socio-economico per tutta l'area. La collaborazione del Parco consentirà di porre i valori ambientali al centro di tutte le iniziative». (Il Giorno)

«Eccessivo il supervincolo. Il Parco non ha bisogno di questo»

Conero - Sirolo. L’ex sindaco Orazi: «Misiti rinunci alle lottizzazioni per evitare gli effetti del decreto di Scoppola»

«Il territorio del Parco del Conero non necessita a mio avviso di ulteriori vincoli». Torna a farsi sentire il Comitato a Salvaguardia del Conero, per voce di Leonardo Orazi, ex sindaco di Sirolo, sul decreto emesso dalla Sovrintendenza che vincola il territorio che va da Ancona a Porto Recanati. «Se poi non applicati - continua - questi vincoli si tradurranno solo in lungaggini burocratiche e quindi in un danno per i cittadini. Come Comitato abbiamo solo chiesto, con la nostra diffida stragiudiziale, il rispetto scrupoloso delle leggi e dei vincoli già esistenti affinché il Conero venisse salvaguardato. Un decreto di pubblica utilità, della rilevanza e importanza di quello del professor Scoppola non credo si emetta a cuor leggero, lo si fa in genere o per l'alto valore ambientale di una zona, oppure quando ci si accorge che il territorio è in grave pericolo». Mali estremi, estremi rimedi dunque? «Proprio così – continua Orazi - Oggi Scoppola coraggiosamente cerca di porre rimedio a inadempienze del passato. L'Ente Parco ha disatteso ai suoi scopi. Nel suo Piano paesistico ammetteva che si era già costruito troppo e invece il Prg Misiti in fase di adeguamento al Pdp prevede una possibilità edificatoria di 340.000 mc. Ben oltre il 46% di incremento rispetto all'esistente, triplicando di fatto la popolazione. Altre istituzioni sarebbero dovute intervenire prima della Sovrintendenza, sicuramente si sarebbe ridimensionato il blocco urbanistico di altri comuni vicini a Sirolo, estranei a tali vicende». Che cosa propone allora? «Evitare gli accordi trasversali tra le forze di maggioranza e opposizione, come qualcuno già auspica. Isolare politicamente i molteplici artefici sostenitori del maldestro e furbesco tentativo di far passare una vertiginosa quantità di metri cubi di cemento nel Parco. Così non potranno combinare ulteriori danni. Nel frattempo è indispensabile che Misiti rimetta in discussione la sua previsione urbanistica e rinunci definitivamente a costruire sopra la Provinciale del Conero, come di fatto impedito e salvaguardato dalle norme comunitarie. Crdo sia l' unico modo per circoscrivere in tempo breve gli effetti del decreto della Sovrintendenza, svincolando i comuni limitrofi da inutili fardelli burocratici». Infine Orazi puntualizza a Misiti: «Il prg Orazi fu di 170.000 mc, mentre il piano del parco non era operativo, lo divenne 8 mesi dopo. La Provincia appose tagli per 50.000 mc. L'attuale amministrazione Misiti accolse benevolmente le prescrizioni della Provincia senza tuttavia mai cartografarle, togliendo così ai cittadini la possibilità di essere informati delle reali possibilità edificatorie per Sirolo. Afferma il falso chi dice che i 247.000 mc voluti da Misiti, su una possibilità edificatoria di 340.000 mc, sono inferiori al Prg Orazi di 120.000». (Il Messaggero)

«Presto la Giunta. O mi dimetto»

Conero - Il dopo Guzzini all’Ente Parco fra lotte di potere e poltrone da spartire
Il neo presidente Giancarlo Sagramola: «Noto un’ipersensibilità diffusa»

«O si fa la giunta entro il 3 novembre o rimetto il mandato». Parola del presidente del Parco del Conero che a meno di un mese dal suo insediamento è costretto già a dare un ultimatum. Dopo la cacciata di Mariano Guzzini e la nomina del vicepresidente della Provincia di Ancona Giancarlo Sagramola alla guida del Consorzio, tutti i mali del Parco sembravano guariti. Il rimedio “istituzionale” doveva essere la medicina accettata da tutti. Ma le speranze e le aspettative dei più sono andate deluse. Altro che lotta ambientalista. Se le lottizzazioni sono ferme, lo si deve esclusivamente al supervincolo imposto dalla sovrintendenza regionale. La gestione dell’area protetta invece si è di nuovo arenata tra le rivendicazioni del centro-destra e soprattutto i dissidi interni al centro-sinistra. Tutti vogliono un posto in giunta, anche se le poltrone a disposizione, come è noto, sono solo cinque. Per Sagramola il lavoro sembra ancora più difficile di quanto non si aspettasse. Si tratta di mantenere equilibri, dribblare suscettibilità, ricucire fratture, accontentare richieste. Finora ci sono state due consultazioni: una con le segreterie provinciali dei partiti di centro-sinistra e una con i consiglieri del Parco che hanno votato per Sagramola. Oltre agli incontri dei sindaci. «Noto un’ipersensibilità diffusa – afferma il presidente – e cerco di andare con i piedi di piombo. Sono sempre del parere che l’unica soluzione per ricomporre le divisioni rilevate sia quella istituzionale. Una giunta stabile dovrebbe essere composta dai sindaci o da assessori che li rappresentino. Sto approfondendo il confronto e anche tra gli amministratori di centro-destra ho trovato una disponibilità. Siamo tutti d’accordo sul fatto che stare su sponde opposte non serve e che è molto meglio costruire un ponte per venirci incontro». Ma ci sono partiti di centro sinistra che chiedono un posto. «Sono richieste che mi aspettavo – continua Sagramola – Quello che bisogna capire però è che c’è stata una vittoria dell’intera coalizione del centro-sinistra. Ora bisogna ricostruire un progetto e non possono prevalere i particolarismi». Nel frattempo che fine fanno le prescrizioni della Regione per fermare le lottizzazioni del prg di Sirolo? «I pareri negativi sono già stati inviati e per il ritiro di alcune deliberazioni dobbiamo aspettare di avere la nuova giunta. L’assessore regionale all’ambiente Amagliani comunque sa quale è la situazione e non ci mette fretta. D’altra parte c’è il supervincolo imposto dalla soprintendenza a garantire lo stop dei lavori». A quando dunque la convocazione del consiglio direttivo? «Avevo proposto di fissarlo per il 30 ottobre ma mi è stato chiesto ancora qualche giorno per un ultimo giro di consultazioni. Quindi ho fatto slittare l’assemblea al 3 novembre. Quel giorno o sarò il presidente di una giunta o rimetterò il mio mandato». Il “piano” Sagramola prevede un esecutivo composto da Sturani (Ancona), Balducci (Numana), Misiti (Sirolo), Pesco (Camerano) e per la Provincia l’assessore all’ambiente Casagrande. Centrosinistra in maggioranza (4-2) ma con un assetto che rispecchierebbe la Comunità del Parco. Due sarebbero i rappresentanti della Provincia, ma il presidente Giancarli ha già da tempo specificato che Sagramola è da considerarsi super partes. Fino a qualche giorno fa però, le reazioni dei diretti interessati registrate dal Messaggero, erano piuttosto gelide, sia a destra che a sinistra. (Il Messaggero)

Parco, colpo di spugna

Conero - Il nuovo presidente vuole revocare tutte le consulenze affidate dalla gestione Guzzini Intanto lo stallo sulla giunta innervosisce il sindaco Sturani

Ha pronto un colpo di spugna per cancellare tutte le tracce della gestione Guzzini. Il neopresidente del Parco del Conero, Giancarlo Sagramola, sembra infatti intenzionato a revocare tutti gli incarichi esterni affidati dalla vecchia giunta. Così sono in bilico consulenze collaudate come quella, tra le più illustri, legata alla conformità dei progetti affidata da Mariano Guzzini ad un tecnico di fiducia.

Intanto il neopresidente l'altro giorno avrebbe avuto un incontro con il direttore del Parco, Stefano Cavalli, e c'è da scommettere che l'argomento-incarchi sia stato al centro della discussione tra i vertici del Consorzio.

Insomma Giancarlo Sagramola il "resettatore" ha in testa, dopo aver cambiato le serrature alla sede del Parco per non rischiare sorprese, una vera e propria rivoluzione nella gestione.

Lineare invece l'idea di Sagramola, garante di una politica istituzionale fino alla prossima primavera, sulla composizione della giunta. Il presidente prosegue sulla via istituzionale, dopo il siluramento di Guzzini, per la configurazione del nuovo assetto che potrebbe portare alcune novità al suo interno. Il presidente della Provincia Giancarli ha già dato il la al cambiamento sostituendo i precedenti consiglieri con quattro assessori provinciali ed un esterno. Ma le novità dovrebbero arrivare dai comuni che costituiscono quattro quinti della giunta del parco (Ancona, Camerano, Sirolo e Numana).

Il Comune dorico starebbe lavorando per avere due rappresentanti in giunta (tra i gettonati i nomi di Roberto Giampieri e dello Sdi Fabio Borgognoni). Un eventuale ingresso di un altro componente di Ancona andrebbe a discapito della provincia che perderebbe il rappresentante in giunta. Giancarli ha già detto di no, anche se non ufficialmente, all'ipotesi. Ma non solo la linea anconetana va fronteggiata. Anche Camerano infatti sembra essere pronto all'assalto per avere due rappresentanti in giunta, richieste che Sagramola sta soffrendo. Il presidente s'è trovato di fronte ad un clima teso sia per le divisioni interne che tra i vari Comuni. La strada che porta alla composizione del consiglio, il direttivo si dovrebbe riunire non prima della prossima settimana, appare tortuosa ed il presidente non sembra avere pazienza illimitata. Sagramola non pare tenere alla poltrona così tanto da assecondare certe prese di posizione da essere pronto ad un passo indietro nel caso non sia perseguibile la strada istituzionale. La situazione di stallo potrebbe far perdere la pazienza al sindaco di Ancona Fabio Sturani. "Bisogna dare una direzione effettiva al Parco - dice il primo cittadino dorico - e bisogna fare anche alla svelta". Da quando è scoppiato il caso infatti l'attività del Parco è bloccata. (Corriere Adriatico)

Il Parco? «È poco flessibile»

Dolomiti Bellunesi - LA POLEMICA Dopo la denuncia di tre cacciatori che avevano varcato i confini imprecisi

Avevano appena abbattuto un camoscio. Li coglie in flagranza la polizia provinciale. È accaduto in località Peron, al limite del Parco nazionale delle Dolomiti. Si tratta di tre cacciatori i cui nomi sono già stati trasmessi alla Procura.
Il fatto di cronaca riapre una vecchia, ma evidentemente sempre attuale questione. Che è quella dell'esatta delimitazione del territorio del Parco. L'episodio, verificatosi nei giorni scorsi, non fa che ribadire i termini di un problema che non ha trovato ancora soluzione. A sollevarlo è l'assessore Efrem Loris De Col, il quale osserva e lamenta che, in buona sostanza, non sia stato mai affrontato da chi di dovere. «Noi, come Provincia - premette - non abbiamo competenza per venire a capo della faccenda. Tutto deriva dal fatto che il Parco non ha le carte in regola sul piano di un chiaro rapporto tra le norme gestionali e la cartografia». Che significa questo? Molto semplicemente che, in assenza di tabelle e indicazioni, chi va a caccia può facilmente incorrere nella trasgressione. «Sì perchè - soggiunge De Col - protraendosi da anni, questa storia dei confini continua a dare adito a confusione. A mio avviso il Parco dovrebbe mostrarsi più flessibile. Ai responsabili verrebbe quasi da porre il quesito se sia meglio disporre di qualche ettaro in più avendo la popolazione contro, o viceversa». Non è infrequente che ogni tanto qualche appassionato dello sport venatorio ci caschi con tanto di preda, finendo davanti al giudice. «In dieci anni di casi come quello appena verificatosi ne abbiamo registrati una decina: in media due o tre all'anno. E sono sempre fior di spese legali per quelli che vengono sorpresi, alcuni dei quali magari in buona fede. D'altro canto in assenza di tabelle, non resterebbe che muoversi con l'altimetro». (Il Gazzettino)

«Ruvo sede del parco»

Il sindaco Fatone e l'assessore Ippedico hanno illustrato i risultati della conferenza Stato-Regioni - Alta Murgia, la giunta comunale lancia la candidatura

RUVO Due punti hanno caratterizzato la seduta del consiglio comunale convocato in sessione straordinaria: la modifica del regolamento di igiene e sanità e la discussione con presa d'atto sulla conferenza Stato-Regioni inerente alla istituzione del Parco dell'Alta Murgia. Riguardo al primo punto, l'assessore Bonadies ha illustrato la modifica da apportare riguardante le autorizzazioni all'esercizio dei frantoi oleari al fine di snellire procedure burocratiche ed economiche eliminando la validità triennale oggi esistente ragion per cui i frantoi avrebbero solo l'obbligo del visto annuale. Per i Ds, Lia Caldarola, annunciando voto favorevole del suo gruppo, ha detto che va preso in considerazione anche il problema macellerie oggi sottoposte ancora a due controlli sanitari.
Circa l'istituzione del Parco dell'Alta Murgia, il sindaco Saverio Fatone e l'assessore all'ecologia Vito Ippedico hanno relazionato sull'esito della conferenza Stato-Regioni che ha portato alla deliberazione del Parco soffermandosi sulle ricadute economiche che potranno aversi sul territorio riproponendosi di svolgere un approfondimento culturale sulle tre zone che caratterizzano il Parco coinvolgendo le categorie interessate. L'amministrazione comunale si adopererà inoltre perché Ruvo diventi la sede dell'ente Parco.
Il consigliere Vito Ottobrini (Margherita) ha detto che è una occasione per realizzare progetti sociali alternativi mentre per Domenico Mastrorilli (Ds) il progetto del Parco ormai non esalta più dal momento che la Murgia ha subìto nel corso dell'ultimo decennio tante violenze ma occorre salvare quello che è rimasto. In apertura dei lavori, Rocco Pinto (An) ha annunciato l'istituzione a Ruvo di uno sportello fiscale dove i cittadini potranno rivolgersi per qualsiasi richiesta o chiarimento in materia. «E' auspicabile - ha detto - che l'amministrazione comunale affianchi all'operatore dell'Agenzia Entrate un proprio dipendente per dar vita successivamente a un vero e proprio ufficio fiscale». Rino Basile (Cristiano Sociali) ha chiesto la revoca di un provvedimento teso ad elargire contributi da parte dell'amministrazione comunale mentre per Lia Caldarola ha fatto appello che il prossimo bando per la riapertura della scuola di musica venga sottoposto alla competente commissione consiliare. Ha chiesto altresì di poter visionare i contratti dei docenti del Liceo linguistico comunale.
A tutti ha risposto l'assessore Michele Ciliberti asserendo che a proposito del bando per i contributi vi sono dei sussidi finalizzati a cui va data una impostazione corretta verso persone in difficoltà. Per la scuola di musica si sta elaborando un nuovo regolamento in cui è previsto il bando mentre gli atti di assunzione dei docenti del Liceo linguistico sono a disposizione presso la competente ripartizione. E ieri sera altro Consiglio sulla sesta Provincia.
(La Gazzetta del Mezzogiorno)

Ente Parco, ore decisive

Migliarino San Rossore

PISA
— Sarà una coincidenza, ma la lettera di protesta inviata dal presidente della Provincia Nunes e dai sindaci di Pisa, Vecchiano, San Giuliano e Viareggio potrebbe aver sortito il risultato che molti si attendevano. Giovedì scorso i capigruppo regionali si sono infatti accordati su una terna - i nomi sono i soliti noti, gli outsider parrebbero sconfitti - e lunedì prossimo l'indicazione sarà formalizzata. A sollecitare i capigruppo all'incontro potrebbe anche essere stato il pressing esercitato dai Ds sul presidente Nencini perché indicasse la terna per decreto, come il regolamento gli avrebbe consentito, ma la decisa opposizione esercitata dai Verdi avrebbe infine convinto Nencini a seguire le vie più istituzionali e corrette, ammesso che sia corretto fare attendere tre mesi la nomina di un consiglio di amministrazione di un Ente che ha sul tavolo problemi serissimi da affrontare.
Dopo la nomina dei cinque consiglieri da tempo indicati dalla Comunità del Parco (Arias, Bonari, Logli, Marchetti, Paoli), di quello della comunità scientifica (Dini) e delle associazioni ambientaliste (Cassola), mancavano - e mancano tuttora, fino a quando il consiglio regionale non darà il definitivo ok - ancora tre nomi, due in rappresentanza della maggioranza, uno della minoranza. Abbiamo detto che i nomi sono i soliti noti e cioè, stando anche alle conferme dell'ultima ora: Renato Del Punta, Paolo Rossi e Antonio Schena. Gli outsider, cioè le alternative indicate nei rispettivi schieramenti (Bianchi, Monaco e Pierazzini) sembrerebbero sconfitti, anche se da qui a lunedì mancano 48 ore e colpi di coda non possono essere esclusi.
Titolari o riserve che possano essere, l'importante comunque è che questo consiglio di amministrazione dell'Ente Parco si faccia e che possa diventare operativo quanto prima. Giancarlo Lunardi, presidente designato (per la vicepresidenza, con delega su San Rossore, si parla del professor Enrico Bonari), avrà fin dal primo giorno le sue gatte da pelare, tanto che quelle pelate nei due mandati di sindaco di Vecchiano e nelle stanze della casa di via Fratti gli sembreranno innocue pollastre. Perché il Parco ha tanti problemi e pochi soldi, ha tante cose da fare e, come si è visto in vari frangenti, idee spesso confuse. Basti citare - a puro titolo di esempio - il problemino degli alloggi sfitti a San Rossore che sta creando una mezza rivoluzione in seno allo stesso personale dell'Ente. (La Nazione)

Delegazione di amministratori del "The National Park of Russia"

Gargano

Monte Sant'Angelo Una delegazione di amministratori del "The National Park of Russia" é giunta a Monte Sant'Angelo per incontrare il presidente e il direttore del Parco nazionale del Gargano, Matteo Fusilli e Matteo Rinaldi. La visita, che rientra nell'ambito di una collaborazione tra l'Unione europea conservazione delle coste russa e quella italiana, presieduta da Paolo Breber, permetterá ai gestori dell'area protetta russo-lituana di confrontare i propri programmi relativi allo sviluppo, alla conservazione e alla tutela del patrimonio naturalistico, con quelli del Parco nazionale del Gargano, con riferimento particolare alle risorse umane del territorio.
Il parco naturale russo é ubicato su una striscia di sabbia al confine tra Lituania e Russia, ed è simile al Bosco Isola di Lesina: oltre cento chilometri di istmo, famoso per le caratteristiche dune di sabbia, proprio come quelle presenti sul litorale della cittadina lagunare garganica.
I naturalisti dopo aver visitato il centro storico e la Grotta santuario di San Michele a Monte Sant'Angelo si sposteranno nella zona di Lesina e Rodi Garganico. Prevista anche un escursione sui sentieri della Foresta Umbra. Una vista che permetterà di confrontare le due esperienze per una successiva sinergia per meglio intervenire sui territori di competenza. Un primo bilancio sarà stilato al termine della visita delle delagazione straniera.
(La Gazzetta del Mezzogiorno)

La rivolta dei dannati del parco

Porto Conte - Nata due anni fa l’area protetta si sta rivelando una scatola vuota
Gli agricoltori: «Finora solo danni dai cinghiali»

«Fuori dal parco fino a quando ci dimostreranno che non si tratta solo di un carrozzone politico». Gli agricoltori della Nurra per il momento non vogliono avere niente a che fare con l’area protetta di Porto Conte.
Le zone di Santa Maria La Palma, Maristella e Guardia Grande, quindi, continueranno a rimanere al di là del recinto, libere dai vincoli e dai divieti che vigono nella riserva terrestre istituita due anni fa e non ancora decollata.
«È solo una scatola vuota Ñ dice Gavino Delrio, presidente del comitato zonale Nurra Ñ che finora ci ha portato più problemi che benefici. Basta pensare al sovraffollamento di cinghiali».
A sentire gli agricoltori, infatti, gli animali del parco vengono trascurati dal comitato di gestione. «Non gli danno da bere, né da mangiare Ñ spiega Delrio Ñ così invadono i nostri campi e fanno fuori le coltivazioni». Danni incalcolabili che potrebbero essere contenuti con una semplice recinzione. «Prima però bisognerebbe eliminare un certo numero di cinghiali Ñ propone il presidente del comitato zonale Nurra Ñ sotto il controllo della forestale. Se i dirigenti non riusciranno a risolvere almeno questo problema, dubito che ci saranno agricoltori disposti in futuro a far parte dell’area protetta». A volerli lasciare liberi di scegliere era stata la Giunta guidata da Tonino Baldino: l’ex sindaco aveva stabilito che i proprietari dei poderi avrebbero potuto far parte del parco in qualsiasi momento, senza dover forzare la mano a tutti i costi. «Basterà una domanda in carta semplice Ñ avverte Antonio Camerada, il nuovo presidente del parco di Porto Conte Ñ per noi sarebbe importante che la realtà locale venisse coinvolta, dopo tutto si tratta di una valida opportunità per le loro aziende». Accomunati da un marchio comune, i prodotti del parco, come pane carasau, olio d’oliva fruttato, vino da meditazione, agnello doc, formaggi e confetture, potrebbero dare una marcia in più al comparto agroalimentare della Nurra. Ma su questo punto i contadini non sono del tutto convinti. «Le nostre aziende e gli agriturismo non hanno certo bisogno di certificazioni di qualità Ñ dicono Ñ ma se ci dovessimo rendere conto che i visitatori in questa zona aumentano vistosamente per merito del parco Ñ commenta senza sbilanciarsi Gavino Delrio Ñ allora potremmo anche valutare la proposta». I prodotti della terra farebbero viaggiare l’immagine dell’area protetta attraverso le vie del commercio, mentre il Parco garantirebbe la genuinità degli alimenti.
Un sodalizio perfetto che però va pianificato. «Intanto vorremmo dei rappresentanti degli agricoltori nell’Azienda speciale di Porto Conte Ñ aggiunge il presidente del comitato zonale Nurra Ñ perché mai e poi mai dovrà accadere che qualcuno ci imponga delle direttive dall’alto».
Sembra ancora lontano, insomma, il giorno in cui la categoria produttiva del territorio di Porto Conte faccia parte a pieno titolo del parco regionale. Un parco che tuttora esiste solo sulla carta, che manca delle più elementari infrastrutture e persino di una sede. «Ho ereditato una situazione difficile Ñ ammette il presidente Camerada Ñ ma le cose piano piano si stanno sistemando. A giorni il consiglio di amministrazione dovrebbe approvare i bilanci 2000-2001-2002, dopodiché si potrà pensare al documento finanziario di previsione». In ballo ci sono circa 800mila euro da spendere, fondi provenienti dal Comune e dalla Regione. «Serviranno per le spese di gestione» annuncia il dirigente del parco, certo di essere davanti a una svolta per il futuro della riserva terrestre. (L’Unione Sarda)

Niente elicottero nella zona parco multa confermata

A PORTOFINO

Santa Margherita E' vietato sorvolare senza permessi il Monte di Portofino con l'elicottero e chi lo fa è punibile con le sanzioni amministrative decise dal Corpo Forestale dello Stato e dall'Ente Parco di Portofino.
Lo ha stabilito il Tribunale di Chiavari che ha respinto il ricorso proposto da Marino Mastacchi e Antonio Bassani e li ha condannati al pagamento delle multe e delle spese di lite (612 euro, oltre accessori). Mastacchi (pilota) e Bassani (proprietario), con i loro avvocati, erano finiti davanti ai giudici del Tribunale di Chiavari quali controparti di Renato Dirodi, presidente dell'Ente Parco di Portofino, assistito dall'avvocato Renato Mottola, legale dell'ente. Il contenzioso verteva sul ricorso presentato contro due multe (due milioni di vecchie lire) che erano state inflitte loro dalla Guardia Forestale nel giugno 2001, dato che con l’elicottero «sorvolavano e atterravano in zona di divieto sull’area protetta del Parco di Portofino, esattamente nell’area antistante Villa Grande». Due multe non considerate legittime dai proprietari dell’elicottero che nello scorso febbraio hanno costretto l’Ente Parco di Portofino ad emettere un’ingiunzione di pagamento di 3.100 euro. Ingiunzione che secondo il giudice di pace del Tribunale di Chiavari dovrà essere pagata insieme alle spese processuali, dato che risultano infondate le richieste di Mastacchi e Bassani, che non hanno mai negato di essere atterrati sul monte con il loro elicottero. «Siamo molto soddisfatti e aspettiamo con ansia le motivazioni della sentenza - spiega il presidente Dirodi - L’Ente Parco di Portofino si è costituito per la prima volta in giudizio perché con la richiesta di Mastacchi e Bassani di rimettere alla Corte Costituzionale la legittimità della legge regionale sul divieto di sorvolo e atterraggio di velivoli a motore nelle aree protette della Liguria e il suo relativo regolamento,
si metteva in discussione le stessa istituzione delle aree protette regionali e la validità dei loro regolamenti». Una situazione grave che l’Ente Parco non poteva accettare. «In questo modo invece - continua Dirodi - abbiamo ribadito la nostra esistenza, confermando che costituiscono area parco non solo le parti pubbliche aperte a tutti, ma anche le zone private». Marino Mastacchi e Antonio Bassani richiedevano la liberalizzazione del sorvolo sul territorio del Parco non solo sostenendo l’incostituzionalità della legge regionale sul divieto di sorvolo sui parchi della Liguria, ma ritenendo
di avere diritto di atterrare senza permessi con l’elicottero nella propria tenuta, Villa Bassani, dato che l’atterraggio avviene su una proprietà privata che «per quanto ricompresa nei confini dell’area protetta non può in alcun modo esserne ritenuta parte». «Motivazioni che, se fossero state accettate, avrebbero rappresentato la fine dell’Ente Parco
- conclude Dirodi - Sarebbero infatti venute meno le ragioni stesse dell’esistenza di aree protette sorte per tutelare il paesaggio e la salute del cittadino, non solo nelle aree pubbliche». (IL Secolo XIX)


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