Rassegna del 22 Ottobre 2003

«Un Parco più produttivo per nuove forme di sviluppo»

Un'indagine sul Pollino - Lo studio della Commissione ambiente della Camera

ROTONDA «Nel Parco Nazionale del Pollino si sta cercando di promuovere e incentivare un'idea di «parco produttivo», che, sia pur di fronte alle criticità territoriali ed occupazionali esistenti, possa creare al proprio interno ulteriori possibilità di sviluppo e di autofinanziamento».
E' quanto emerge dall'indagine conoscitiva sul sistema di gestione amministrativa degli Enti parco nazionali della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati.
Secondo la Commissione «è significativo che al di là delle tradizionali risorse di carattere naturale ed ambientale l'Ente parco, a fronte di una situazione di capacità di spesa piuttosto critica fino a giugno del 2001, è riuscito ad avviare una significativa campagna di riduzione delle giacenze di cassa e dei residui passivi, che dalla fine del 2001 hanno assunto un trend discendente, fino ad arrivare ad un livello molto più vicino a quello della media nazionale.
L'ente - secondo la commissione - ha promosso una efficace politica di valorizzazione dei lavoratori socialmente utili».
Per la commissione, infine, «l'Ente Parco può proseguire nell'opera di promozione e valorizzazione delle proprie risorse, con particolare riferimento a quelle naturali e tipiche, in un quadro generale in cui si possano contemperare gli equilibri tra componenti regionali calabresi e lucane, risolvendo in misura adeguata quello che costituisce uno dei punti cruciali di peculiarità del Parco Nazionale del Pollino». (La Gazzetta del Mezzogiorno)

La Commissione ambiente della Camera promuove il Parco del Pollino

ROTONDA. "Nel Parco Nazionale del Pollino si sta cercando di promuovere e incentivare un'idea di “parco produttivo”, che, sia pur di fronte alle criticità territoriali ed occupazionali esistenti, possa creare al proprio interno ulteriori possibilità di sviluppo e di autofinanziamento". E' quanto emerge dall'indagine conoscitiva sul sistema di gestione amministrativa degli Enti parco nazionali della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati. Secondo la Commissione "é significativo che al di là delle tradizionali risorse di carattere naturale ed ambientale l'Ente parco, a fronte di una situazione di capacità di spesa piuttosto critica fino a giugno del 2001, è riuscito ad avviare una significativa campagna di riduzione delle giacenze di cassa e dei residui passivi, che dalla fine del 2001 hanno assunto un trend discendente, fino ad arrivare ad un livello molto più vicino a quello della media nazionale. L'ente - secondo la commissione - ha promosso un’efficace politica di valorizzazione dei lavoratori socialmente utili". Per la commissione, infine, "l'Ente Parco può proseguire nell'opera di promozione e valorizzazione delle proprie risorse, con particolare riferimento a quelle naturali e tipiche, in un quadro generale in cui si possano contemperare gli equilibri tra componenti regionali calabresi e lucane, risolvendo in misura adeguata quello che costituisce uno dei punti cruciali di peculiarità del Parco Nazionale del Pollino". (Il Giornale di Calabria)

Sì della Regione per tre nuovi parchi

Piossasco, Cumiana e a Perrero in Val Germanasca
Ancora un passaggio in Commissione e poi in primavera in aula – Un cammino iniziato nel '99

PIOSSASCO - Un altro passo in avanti per l'istituzione dei parchi naturali del Monte S. Giorgio di Piossasco, del Tre Denti-Freidour di Cumiana, di Conca Cialancia di Perrero in val Germanasca, del Colle del Lys (Viù e Condove) e dello Stagno di Oulx. In tutto 2.341 ettari di cui 1.415 saranno oasi di protezione nel Pinerolese, in Val Germanasca e in Val di Susa.
Lo scorso 10 ottobre la Quinta commissione regionale "Tutela ambiente", ha licenziato il disegno di legge 7416 che istituisce i cinque parchi. Giusta soddisfazione di tutti, ma l'iter non è finito. Adesso il "7.416" torna alla I Commissione programmazione e bilancio che dovrà fornire il suo parere in materia di disponibilità finanziaria. Poi il disegno di legge tornerà alla V Commissione e infine andrà in aula.
Tempi? Risponde Ermanno De Biaggi del settore Pianificazione delle aree protette della Regione: «Difficile formulare un calendario. Il passaggio dalla V alla I Commissione e ritorno sarà breve. Per la discussione in Consiglio regionale non sono in grado di azzardare ipotesi».
È lunga la strada percorsa di questo disegno di legge regionale. La prima proposta per realizzare questi parchi risale al 4 marzo del 1999, dunque all'altra legislatura regionale. La seconda proposta di legge è datata 29 febbraio 2000 e la terza proposta è del 5 marzo scorso. I tempi più lunghi sarebbero quindi già passati. È non è quindi azzardato prevedere che nella prossima primavera il Consiglio regionale approvi questa legge che, al momento, non è stata osteggiata da alcuna forza politica.
Soddisfatta Franca Poma Battistini, presidente del gruppo "Amici del S. Giorgio", dice: «Era ora. Per dare un giudizio più preciso aspettiamo l'approvazione della legge. Poi ci chiariremo su che cosa si vuole fare della montagna di Piossasco». Giudizio positivo anche da parte del sindaco di Cumiana Roberto Costelli: «Dopo l'audizione in Regione dell'inverno scorso noi non abbiamo più proposto modifiche ai confini. Il parco comprenderà anche la Casermetta e la vecchia "Casa dei cavatori" sulla strada per la Pradera che stiamo trasformando in foresteria con 30 posti letto al servizio del futuro parco. Stiamo usando dei fondi europei per questa opera che caratterizzerà il nostro parco». Anche a Piossasco c'è già la "Casa del parco", oggi dedicata a David Bertrand, in via del Campetto.
Dice il sindaco di Piossasco Laura Oliviero: «Siamo contenti, speriamo che questo iter biblico finisca al più presto».
Nella fase di discussione l'Amministrazione di Piossasco aveva proposto alcune modifiche ai confini: l'inserimento dell'ex-vivaio forestale e del poligono di tiro che è già di proprietà comunale e lo stralcio dell'area sulla quale sorgono alcune case della frazione Merlino e alcune pertinenze sotto i Castelli. «È decisamente più vasta la nuova parte inserita che quella tolta che è residuale e marginale», commenta De Biaggi della Regione.
Gli oneri per la gestione di questi parchi saranno a carico della Regione e della Provincia di Torino. Dopo la legge regionale si costituiranno le Comunità di parco, formate da due delegati del presidente della Regione e della Provincia, da un esponente della Comunità montana sul cui territorio incide l'area e dai sindaci dei Comuni interessati. (L'Eco del Chisone)

Fiume Arno - E l'area diventa protetta

Con il parere positivo dell'amministrazione comunale scandiccese, è stata istituita, un'area protetta d'interesse locale intercomunale del corso dell'Arno a valle di Firenze. I Comuni interessati dalla costituzione di quest'area protetta sono, oltre a Scandicci anche Firenze, Campi Bisenzio, Signa e Lastra a Signa che già avevano espresso in passato il loro parere favorevole all'istituzione dell'area. Il progetto della costituzione fa parte del programma regionale triennale delle aree protette, promosso dalla Regione Toscana. All'interno del territorio comuale di Scandicci alcune di queste aree, che rientrano nel progetto, sono destinate dal Piano strutturale a destinazione pubblica e ricadenti in parchi territoriali d'interesse generale. "In questo momento - ha dichiarato l'assessore al Verde e Parchi Pubblici Simone Naldoni - l'amministrazione comunale è impegnata nella revisione del Piano strutturale all'interno del quale sono contenuti gli elementi di valutazione del perimetro di reperimento delle aree protette d'interesse comunale". I principali interventi previsti all'interno di queste aree sono principalmente di miglioramento ambientale. Una serie di interventi che permettano di utilizzare ulteriori spazi verdi. Spazi che avranno anche lo scopo di veder realizzate ulteriori casse di espansione per la sicurezza idraulica del territorio. (La Nazione)

Attacco del consigliere provinciale Lando Siliquini alla gestione dell'Ente Parco

Parco Monti Sibillini - "Ha gestito allegramente l'accumulo di risorse finanziarie degli anni precedenti, con operazioni pubblicitarie strampalate"
"I piccoli centri dei Sibillini stanno morendo"

AMANDOLA - Da tempo si registra una forte insoddisfazione per il funzionamento del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Si fa portavoce di questi malesseri Lando Siliquini, consigliere provinciale di Forza Italia, ex sindaco di Montefortino ed assessore dell'Ente Parco. «E' un Parco nato male e cresciuto peggio. Ha gestito allegramente l'accumulo di risorse finanziarie degli anni precedenti, con operazioni pubblicitarie strampalate. Si è innescata così una spirale di aspettative fuori posto, alimentate dalla mancanza di linee guida e di indirizzi. In breve il patrimonio è stato dilapidato e si è cominciato a fare i conti con la realtà economica. Le iniziative, lasciate a se stesse, hanno subito un' involuzione. Le apparizioni del presidente pure. Il dibattito interno è scaduto. Le problematiche del territorio nel frattempo sono scoppiate con la decadenza di molti paesi del Parco, che, da uno studio fatto da Legambiente, sono destinati a scomparire. Quali sono gli errori fatti? L'area dei Sibillini, unica per la sintesi di valori ambientali e antropologici, che per millenni ha svolto un ruolo cruciale nella storia e nella civiltà, oggi sta deperendo. Fin dall'inizio le premesse non erano incoraggianti: tutti i professionisti impegnati a divorare la mega parcella di 3 miliardi di vecchie lire erano stati accuratamente selezionati fuori dal territorio, considerando un titolo di merito la loro totale estraneità e facendo in modo che evitassero ogni contatto con la realtà locale. I cittadini purtroppo non ci pensano quasi più perché delusi. Non avevano mai creduto che l'Ente Parco potesse fare qualcosa di positivo. Non vederlo intervenire, non sentirne più parlare non aumenta la rabbia, la sopisce! Il mancato apporto alla lotta per superare i tanti problemi di questo territorio, da parte di una istituzione che ne aveva il compito e gli strumenti, è la grande occasione perduta».
Come si salva questo grande malato?
«Occorre che tutte le persone di buona volontà dei Sibillini decidano di fare sul serio, di attingere idee ed energie da se stessi e dal territorio. Ciò facendo un'analisi essenziale, scevra da pregiudizi, basata sulla conoscenza reale dei problemi, trasformando il Parco in strumento di tutela vera del territorio, che non significa vessazione dei residenti ma al contrario valorizzazione delle risorse umane locali e capacità di opporsi agli appetiti dei poteri forti». (Il Corriere Adriatico)

Convegno sul turismo: escluso l’ente Parco

La Maddalena - Polemica

La Maddalena Il Parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena non ha gradito affatto che al convegno sul turismo tenutosi lo scorso sabato mattina presso il salone comunale, organizzato dalla Confcommercio isolana, dal Consorzio operatori turistici e da “Maddalena eventi”, non abbia potuto prendere parte un rappresentante dell'Ente in qualità di relatore.
Lo stesso tema del convegno fra l'altro metteva in prima linea l'ipotesi di un intervento implicitamente riservato all'istituto configurandosi come una discussione sul tipo di turismo più congeniale alla città-parco.
È apparso quindi strano che gli organizzatori del convegno non abbiano pensato a estendere l'invito all'Ente di via Giulio Cesare, anche se sembrerebbe che gli organizzatori abbiano assicurato di aver trasmesso una comunicazione al riguardo.
Una giustificazione che evidentemente non ha convinto. Comunque sia il comunicato, inviato dall'Ente parco ieri pomeriggio agli organi di stampa, non lascia margini all'esistenza di un certo risentimento, visto che si afferma di «apprendere dalla stampa» lo svolgimento del convegno.
Quindi il comunicato del Parco continua «al rammarico espresso da Luigi Bayslack per l'assenza dei rappresentanti dell'Ente, si aggiunge il nostro. Saremmo stati molto lieti di partecipare al convegno non solo come ospiti, ma avremmo dato volentieri il nostro contributo per la realizzazione di un progetto comune che dia impulso all'economia e allo sviluppo della città. Purtroppo non ci è pervenuto l'invito che gli organizzatori hanno comunque assicurato di aver inviato. È nostro intendimento organizzare a breve un analogo incontro con il coinvolgimento di tutti gli operatori e le categorie interessate». (L'Unione Sarda)

Quartu - Molentargius devastato dai vandali

Imperversano i vandali e aumenta il degrado. Nell’area del futuro parco di Molentargius è emergenza continua: i teppisti fanno terra bruciata nella zona e proprio nei giorni scorsi hanno finito di distruggere una casetta per l’avvistamento degli uccelli già incendiata la scorsa estate: adesso resta solo un cumulo di macerie che nessuno porta via. E anche delle altre torrette sistemate dal Consorzio Ramsar (che gestisce i lavori nel parco) in vari punti per osservare la fauna resta ben poco: scale distrutte, finestre e porte divelte e all’interno spazzatura, bottiglie rotte e quant’altro. Segno di chi le usa per le proprie scorribande: tempo fa addirittura gli agenti della protezione civile avevano trovato candele e strani simboli segni di messe sataniche. Nel mirino dei vandali anche la recinzione metallica sistemata in questi giorni dallo stesso Consorzio per permettere i lavori di piantumazione e ripristino del verde. (L'Unione Sarda)

Nel Parco Cilento 147 abusi edilizi

La mappa delle costruzioni illegali censite in un anno
Oggi prosegue lo smantellamento dell'ascensore abbattuto

VALLO DELLA LUCANIA. Da oggi inizieranno i lavori di recupero del relitto della torre-ascensore abusiva di località Fontanelle, fatta esplodere l'altro ieri sulla spiaggia di Santa Maria di Castellabate. Le operazioni, che si protrarranno per circa una settimana, consisteranno nella riduzione in macerie dei venti metri di ferro e cemento messi a terra dal tritolo. Il materiale sarà poi portato in un centro di smaltimento. Tutto l'intervento sarà curato dalla Dem.Per, la ditta che si è aggiudicata l'appalto dell'Ente Parco. Intanto sono stati resi noti i dati degli abusi edilizi riscontrati nell'area protetta nell'ultimo biennio. Il bilancio, proveniente dalla banca dati creata dall'Ente Parco in collaborazione con la Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, è di 147 costruzioni irregolari censite tra il 2002 e il 2003. Quelle rilevanti, cioè che incidono in misura consistente sul territorio, rappresentano la fetta più piccola: 32 per cento nel 2002, 24 per cento nel 2003. Molto più diffusi gli abusi di piccola entità, rispettivamente il 48 per cento nel 2002 e il 47 per cento nel 2003, seguiti di poca misura da quelli di media entità, in crescita rispetto all'anno scorso (20 per cento nel 2002, 29 per cento quest'anno). I dati non smentiscono il ''Rapporto Ecomafia'' di Legambiente, che segnala una maggiore incidenza del cemento illegale sulle coste e nelle aree protette per il valore aggiunto dato dal ''contorno'' delle costruzioni. Degli 88 abusi censiti l'anno scorso in 19 comuni del Parco, 34 sono stati rilevati a Castellabate (5 rilevanti, 21 di piccola entità, 8 di media entità),10 ad Ascea (6 di piccola rilevanza, 2 di media entità, 2 di piccola entità), 5 ad Agropoli (2 rilevanti, 2 medi, 1 piccolo), 8 a Pisciotta (4 medi, 1 piccolo, 3 rilevanti), 6 a Vallo della Lucania (5 piccoli, 1 rilevante), 5 a Pollica (tutti rilevanti) e Celle di Bulgheria (tre medi, due rilevanti), a seguire altri comuni con una-due denunce a testa. Per quest'anno, ma il dato non è definitivo, la rosa si è fermata a quindici comuni e a 59 abusi: 21 a Castellabate (16 piccoli, 4 medi, i rilevante), 11 a Casal Velino (3 medi, 5 piccoli, 3 rilevanti), 8 a Pisciotta (3 medi, 5 piccoli), 4 ad Agropoli (3 medi, 1 rilevante), 2 ad Ascea, Ceraso, Felitto, Laurino (rilevanti solo ad Ascea e Felitto), 1 a testa per Camerota, Capaccio, Centola, Pollica, Rofrano, San Giovanni a Piro e Vallo della Lucania. In occasione dell'abbattimento dell'ascensore di Castellabate il presidente del Parco Tarallo ha lanciato la proposta di un patto interistituzionale contro l'abusivismo, un sistema di penalità e premialità per incentivare la demolizione e riqualificare delle aree colpite da abuso. (La Città)

Posti di lavoro col Pit

Parco Cilento - Presto il bando per consulenti ''junior''

VALLO DELLA LUCANIA. Una task force di esperti ''junior'' per l'assistenza tecnica al Pit del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. E' l'opportunità occupazionale che si aprirà presto per diplomati e laureati da impiegare nelle attività di attuazione ed animazione del progetto integrato dell'area protetta e delle aree contigue, finanziato con i fondi del Por Campania 2000-2006. Lo rende noto un comunicato diramato dall'Ente Parco. Lo scopo, si legge nel testo, è quello di «valorizzare le realtà locali e tendere ad una continua e costante qualificazione dell'eccellenza e del protagonismo del territorio». «L'intenso lavoro degli ultimi mesi attorno al Pit Parco - si aggiunge - sta cominciando già a dare prime risposte in termini di occupazione con questi primi contratti che costituiranno il punto di partenza per una serie di interventi che avranno ulteriori ricadute occupazionali in tutta l'area protetta». L'avviso pubblico è stato approvato dalla giunta esecutiva dell'ente Parco nella seduta del 14 ottobre e tra qualche tempo sarà seguito dalla pubblicazione del bando di selezione per la ricerca delle figure professionali. Gli esperti junior saranno inseriti in una cosiddetta ''short list'' e andranno a formare due distinte graduatorie - una per chi è in possesso di diploma di scuola media superiore e l'altra per chi è in possesso di diploma di laurea - dalle quali attingere i consulenti. Agli esperti, spiega la nota, «potranno essere attribuiti incarichi per obiettivi e progetti regolati ai sensi delle vigenti disposizioni in materia». «I consulenti junior - continua - dovranno interessarsi della divulgazione, sensibilizzazione ed animazione territoriale, dell'assistenza alla compilazione della documentazione richiesta per l'attuazione del Pit, della predisposizione di bandi, dell'analisi della fattibilità economica ed amministrativa degli interventi proposti». Attualmente il Pit è al vaglio del Nucleo di valutazione regionale: prevede a regime interventi a sostegno delle infrastrutture naturali, della formazione e della micro imprenditorialità per 250 miliardi delle vecchie lire provenienti da Agenda 2000. (La Città)

Il Parco si lancia nella produzione del sale biologico col marchio doc

Cinque Terre

RIOMAGGIORE — Dopo il vino e l'olio, i capperi e il pesto, le creme ed i profumi, ci sarà presto anche il sale con il marchio del Parco nazionale delle Cinque Terre. Sempre più imprenditore, infatti, l'Ente Parco ha inserito fra le prossime iniziative la produzione di sale marino. Sarà un sale senza addittivi, a rinforzo della gamma di prodotti biologici e teso a valorizzare ulteriormente la gastronomia locale. Se ne prevede un diffuso utilizzo nella salagione delle acciughe, che saranno pescate rigorosamente nel mare delle Cinque Terre, confezionate nel laboratorio in approntamento a Monterosso e contraddistinte a loro volta dal marchio del Parco. Al riguardo, a dare certezza che le alici non provengano da mari diversi saranno degli ispettori del Parco, i quali prenderanno posto sulle barche dei pescatori. Le saline d'imminente realizzazione sorgeranno nelle anse maggiormente riparate dalle mareggiate, che si prestino alla collocazione degli impianti fotovoltaici necessari a generare il calore per far evaporare l'acqua marina. Parco imprenditore, ma non in corsa per conseguire brevetti, poichè delle saline «fai da te» non può proclamarsi inventore. Infatti, nei secoli scorsi e sino a qualche anno dopo la Liberazione, era prassi procurarsi il sale, nelle Cinque Terre ed a Tramonti, sfruttando il calore del sole ed intensificarlo con fuochi accesi presso le vasche scavate dal mare nelle scogliere. Meglio ancora, si raccoglieva l'acqua dentro capienti teglie che venivano poi poste sul fuoco. Degni ancora d'ammirazione i cosiddetti «bozi da Pineda», a levante di Riomaggiore, dove i contadini di Biassa ricavavano il sale per il fabbisogno familiare e riuscivano pure a commercializzarne piccole quantità. Altrettanto facevano i campigliesi fra il Persico e Navone, affidando a rudimentali teleferiche la legna da ardere.
Durante l'ultima guerra, una donna coraggiosa andava oltre Appennino a scambiare quel sale con la farina. (La Nazione)

San Demetrio, salvato un gufo Premiato il Parco della Majella

L’AMBIENTE

L’AQUILA - Due buone notizie per chi ha a cuore l’ambiente. La prima: un bellissimo esemplare di gufo comune è stato rinvenuto ai bordi della Fondovalle Aterno, nei pressi di San Demetrio, da un automobilista che lo ha affidato ai volontari del Wwf. Il rapace, stordito al momento del ritrovamento, non presentava ferite o segni di collisione con automobili. Gli esperti del Wwf ritengono che il giovane gufo, a causa del forte vento che soffiava nella zona, abbia perso l’orientamento e sia caduto sui bordi della strada dopo un urto con un palo della luce o un ramo. Dopo averlo curato e rifocillato, e dopo una notte di osservazione, i volontari del Wwf hanno liberato l’animale nei pressi del luogo dove è stato ritrovato. Il gufo comune è stanziale nella conca aquilana, ma oggi abbastanza raro.
La seconda notizia: la XVII. edizione del Sondrio Festival, la Mostra internazionale dei documentari sui Parchi svoltasi a Sondrio dal 12 al 19 ottobre, ha registrato per la prima volta il successo di un documentario italiano, cui è stato attribuito il prestigioso Premio ”Giuria degli studenti. Su ben 82 documentari naturalistici, provenienti da tutti i Paesi del mondo, s’è imposto ”Il Parco nazionale della Majella”. Emozionante la motivazione del Premio, letta da Nicola Cimini, direttore del Parco della Majella, che ha ritirato il riconoscimento: «L’elemento più interessante e significativo che contraddistingue il documentario è la presenza di un’intera collettività che respira e vive con la natura, in un connubio di rispetto reciproco». (Il Messaggero)

Parchi Val di Cornia - Il parco come impresa

PIOMBINO — Nuovo obiettivo per la Parchi: bilancio attivo e indipendenza dai comuni. Benesperi lancia la sfida.
La presentazione del libro de «Il Sole 24 ore», un progetto finanziato dal Circondario della Val di Cornia grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, interamente dedicato all'esperienza dei Parchi, è stata l'occasione per fare il punto della situazione su un'esperienza unica in Italia, voluta dai comuni e considerata una felice intuizione.
«Un'impresa per sei parchi. Come gestire in modo imprenditoriale e innovativo il patrimonio ambientale e culturale pubblico» ha riunito a Borgo degli Ulivi a Riotorto esperti e politici.
Se il sindaco Luciano Guerrieri, che ha aperto i lavori, ha parlato della Parchi come di «esperienza importante che ha come fattore caratterizzante l'integrazione» e che ha ribadito il prossimo obiettivo «per lo meno il pareggio di bilancio», Ferdinando Ferrara, del dipartimento dello sviluppo economie territoriali della Presidenza del Consiglio dei Ministri è stato ancora più chiaro: «E' fondamentale raggiungere il pareggio di bilancio, vuoi perché le amministrazioni comunali potrebbero essere costrette ad aumentare le tasse (è poi da stabilire se ne vale la pena), ma soprattutto perché questo comporta una eccessiva dipendenza politica che per i beni culturali non è consigliabile». E per il presidente della Provincia Claudio Frontera la ricetta è «la ricerca di dimensioni più vaste, uscendo dal localismo».
Il presidente di Federculture Maurizio Barracco ha osato ancora di più: «Adesso la Parchi, dopo tanti investimenti sociali, si può permettere anche qualche investimento produttivo». E in avanti ha guardato anche l'onorevole Fabio Mussi: «Bisogna creare un ponte con il parco dell'arcipelago, il fatto di non esserci ancora riusciti non è un successo».
Ha chiuso la due giorni con il lancio di una sfida, basata su argomentazioni concrete, l'assessore regionale Paolo Benesperi.
«Il successo della Parchi è arrivato dall'incontro di tre traiettorie: scelte urbanistiche, interesse per i beni culturali, sviluppo ed economia. L'incontro ha creato valore aggiunto, cioè la fusione di una proposta turistica con la valorizzazione culturale. Ma dopo i grandi risultati adesso bisogna mandare a profitto questo progetto per fare di questa impresa un fattore di sviluppo come lo è stato in passato. E così tre diventano gli obiettivi: le relazioni per creare sinergie, le relazioni all'interno del territorio e la remuneratività dell'impresa». (La Nazione)

Parco Diecimare e Villa Rende, arrivano i fondi

In arrivo dalla Regione finanziamenti per il parco Decimare e villa Rende di Cava dei Tirreni. Per i lavori di valorizzazione del Parco Diecimare che prevede anche la sistemazione naturalistica dell'area e la creazione di presidi antincendio, l’apertura delle buste contenenti le offerte e l'aggiudicazione della gara è stata fissata per il 23 ottobre. L'intervento è stato finanziato dalla regione Campania e costerà circa 24 mila euro. Novità anche per il recupero di villa Rende. Il Comune, infatti, ha approvato il progetto preliminare del restauro della residenza dei marchesi Siciliano nel cuore dei Pianesi. Per la realizzazione dei lavori serviranno 1,4 milioni di euro inseriti nel piano triennale delle opere pubbliche, annualità 2004. Le due opere seguono di pochi giorni la consegna alla ditta ''Altobello'' dei lavori di messa in sicurezza delle palestre delle frazioni di San Pietro e Santa Lucia. I lavori costeranno 180 mila euro e riguardano gli impianti elettrici e quello di illuminazione e, l’eliminazione delle barriere architettoniche. Per i due impianti sportivi la regione ha previsto un altro finanziamento pari a 670 mila euro per il miglioramento degli spogliatoi. Il comune di Cava infine è destinatario anche dei fondi regionali per l’erogazione dei contributi integrativi ai canoni di locazione del 2002. Al Comune è stata assegnata la somma di 570 mila euro dal fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione. Nelle prossime settimane, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Alfredo Messina, procederà all'emanazione del bando che sarà riservato ai residenti titolari di contratti ad uso abitativo, regolarmente registrati, di immobili situati nel comune di Cava e, che non siano di edilizia residenziale pubblica. (Il Denaro)

Ambientalisti contrari «Valle già soffocata»

Parco Paneveggio Pale di S. Martino

PRIMIERO
. L'idea di realizzare un campo da golf in Val Canali è stato sempre osteggiato dagli ambientalisti, e non solo, per l'alto impatto che esso comporterebbe per una zona simbolo, da tutti considerata il vero salotto buono del Primiero. E' ritenuto sbagliato ridurre a campo da golf il meraviglioso prato naturale che dal laghetto Welsperg va a toccare proprio la Casa del Parco di Paneveggio Pale di San Martino, centro visitatori e sede dell'ente. Questa la convenzione degli ambientalisti.
Il progetto, aggiunge chi è contrario al campo da golf, potrebbe mettere in crisi tutto quanto è riuscito a fare il Parco, istituzione prima osteggiata ed ora accettata dalla popolazione.
Inoltre, dicono i contrari alla realizzazione del campo da golf, «andrebbe a incrementare il già alto tasso antropico che la Val Canali deve sopportare, specialmente nel periodo estivo, quando viene letteralmente invasa da auto e turisti che scelgono la località come punto di partenza per le numerose escursioni possibili, oppure per recarsi nei diversi ristoranti della zona. Ma è il problema dell'inquinamento da pesticidi e dell'acqua a tenere alta l'attenzione non solo degli ambientalisti (Primiero ha diverse centrali idroelettriche)».
Viene criticati anche il forte uso dell'acqua per l'irrigazione del prato verde. A tal proposito il progetto nega ogni eccesso di irrigazione.
In un momento in cui sull'acqua, come bene vitale, si sta combattendo una battaglia a livello non solo italiano, deve far pensare il suo uso per il golf, questo il commento degli ambientalisti. Altro problema portato come elemento negativo, è il tipo di erba assolutamente non autoctono usato per il green. (Alto Adige)

Le spiagge svanite

di FULCO PRATESI
Erosione e porti turistici

Dopo che l’Impero Romano aveva riempito le coste laziali di ville, la sua caduta le aveva riportate allo stato naturale. Per secoli la malaria favorita dalle paludi del Tevere e le incursioni barbaresche avevano conservato al litorale spiagge intatte, dune coperte di macchia mediterranea e, alle spalle, grandi stagni costieri, selve e forteti regno di cervi, caprioli e cinghiali. Di questo ambiente restano oggi poche e disperse reliquie: una foresta di querce alle foci del Fiora, le oasi di Palo Laziale e di Macchiagrande, un tratto della Tenuta di Castelporziano-Capocotta, qualche brandello del Parco nazionale del Circeo. E basta. Su questa delicata cimosa negli ultimi 150 anni sono arrivati la Bonifica Integrale che ha eliminato le grandi paludi e le selve, gli insediamenti turistico-residenziali, le strade costiere e i lungomari, gli stabilimenti balneari, i quartieri abusivi, i porti turistici.
Erano restate più o meno indenni le spiagge, ambiente importante per un turismo estivo in crescita tumultuosa. Ora però la sabbia, materia prima indispensabile per questa attività, se ne sta andando. I detriti provenienti dal Tevere che mantenevano integra la linea di battigia, sono, negli ultimi decenni, calati fortemente a causa del prelievo di ghiaia e rena per il cemento armato per l’edilizia e della creazione di sbarramenti a monte (Gallese, Nazzano e Castelgiubileo). E sono arrivate le erosioni costiere che hanno richiesto costosissimi (ed effimeri) ripascimenti con sabbie prelevate dai fondali a Ostia e Terracina.
Ma non è stato solo il calo dell’apporto detritico del Tevere a causare problemi. Tutte le volte, infatti, che nascono strutture che modificano, anche di poco, la linea di battigia, si ingenerano fenomeni di portata imprevedibile: ad esempio la creazione, nel dopoguerra, del porticciolo del Circeo ha alterato profondamente la linea di costa fino a Terracina, rendendo inevitabile la costruzione di pennelli e barriere che hanno peggiorato la situazione.
Così l’allungamento dell’antemurale del porto di Terracina avvenuto nel 1970 ha causato la scomparsa di intere spiagge nel litorale più a sud, da Fondi a Sperlonga. Ma nonostante questi episodi, la corsa ai porti turistici non rallenta. E nel Lazio - regione in cui l’Ucina, l’organismo che raccoglie gli imprenditori della nautica, dichiara che la disponibilità di posti barca è più che sufficiente - le richieste si moltiplicano: si vuole raddoppiare il porto di San Felice Circeo, si progetta un grande porto a Terracina e altri approdi si prevedono per le foci dei canali Sisto, Badino e Canale di Navigazione, con sicuri danni alle spiagge, anche a grande distanza.
Ma vi sono altri progetti. Dopo il porto alle foci del Tevere realizzato recentemente, si stanno proponendo altre strutture: Anzio vuole allungare il molo innocenziano, Latina vuole un porto. Sabaudia pensa di potenziare il porto di Rio Martino e nel suo lago recenti distruttive opere fanno pensare al progetto di trasformarlo in porto turistico, nonostante l’opposizione del Parco Nazionale del Circeo. (Il Corriere della Sera)


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