Rassegna del 16 Ottobre 2003

Parco del Circeo, strage di cinghiali

I due giovani bracconieri di Borgo Vodice sono stati inseguiti e bloccati dagli agenti della Forestale che hanno fatto scattare il piano di prevenzione
Gli animali erano nel recinto, dovevano essere trasferiti altrove

Morti scannati e nascosti nella cella frigorifera. Due cinghiali sono stati scoperti così, pronti per essere sezionati, nel cascinale di Daniele L., uno dei due bracconieri che l’altra sera sono stati bloccati a fatica dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato.
Daniele L. e Paolo P. hanno entrambi vent’anni e abitano a Borgo Vodice, insieme erano penetrati nell’area protetta del Parco nazionale del Circeo con l’obbiettivo di raggiungere l’area ”stanziale” nel cuore della foresta dove vengono sistemati i cinghiali destinati per essere trasferiti altrove, in altri parchi protetti da ripopolare.
I due giovani sono stati individuati nella boscaglia mentre si allontanavano in fretta con sacchi di juta con all’interno quattro cinghiali tre femmine e un maschio ancora in vita.
«Per la verità spiegano gli investigatori della Forestale per il maschio non c’è stato molto da fare: è morto asfissiato». Poi nel casale di Borgo Vodice, a seguito di una minuziosa perquisizione, la macabra scoperta nella cella frigorifera.
I due bracconieri sono stati individuati e bloccati grazie al caparbio lavoro d’indagine che da settimane gli agenti della Stazione di Cerasella con il pool del Nipaf (Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale) stavano effettuando dopo la scoperta di un daino ucciso nell’area protetta. «Fermate quei bracconieri!», era stato l’ordine del neodirettore del Parco, Luciano Perotto, ai suoi agenti. Del resto proprio con l’insediamento del nuovo direttore del Parco, si è accresciuto notevolmente l’aspetto dell’ intelligence in difesa del patrimonio naturalist ico : un lavoro al quale si de dica anche il dottor Alessandro Bettosi, 39 anni, veterinario della Forestale e specialista in tematiche quali il ripopolamento e la cura delle specie protette o il trasferimento di animali in sovrannumero è il caso dei cinghiali catturati e uccisi dai bracconieri in altre aree protette quali la Tenuta del Presidente della Repubblica a Castelporziano, sul litorale romano.
«Si tratta di cinghiali autoctoni, animali rarissimi, che la legge tutela». Il dottor Bettosi non nasconde la propria rabbia per l’aggressione dei bracconieri, ma anche la grande soddisfazione per la risposta-lampo dei suoi investigatori: «I cinghiali della specie Sus Scrofa , sono peculiari di quest’area geografica e vanno conservati e preservati. Quando il numero è eccessivo, noi inviamo alcuni gruppi in altre zone protette per favorirne il ripopolamento»,
I due bracconieri hanno anche divelto la recinzione all’interno della quale i cinghiali selvatici erano stati rinchiusi in attesa del trasferimento. Da qui l’accusa di danneggiamento oltre a quelle di furto aggravato ai danni del patrimonio dello Stato e di resistenza a pubblico ufficiale per Paolo P. che, nel tentativo di sfuggire agli agenti dell’ispettore superiore Francesco Carnielutti si è scagliato con calci e pugni contro uno degli agenti della Forestale. (Il Messaggero)

Stelvio - Mondiali di sci, istituito l’osservatorio sui lavori

Un osservatorio per monitorare i lavori in vista dei mondiali di sci del 2005. Ha deciso di istituirlo la commissione regionale Ambiente dopo l’incontro con il presidente del Parco dello Stelvio, Arturo Osio, e il presidente di Legambiente Valtellina, Giovanni Bettini. «Dopo le ultime diatribe sui mondiali di Bormio - ha osservato il presidente della commissione Domenico Zambetti (Udc) - volevamo capire com’era lo stato di fatto».
Sui lavori c’era stata una rottura fra Regione, ministero dell’Ambiente e Parco, tanto che si era pensato a un commissariamento dello Stelvio. L’osservatorio sarà composto dallo stesso Zambetti e da sei consiglieri (tre dell’opposizione e tre della maggioranza).

Stelvio - Ore decisive per i Mondiali

VALFURVA — Cresce l'attesa, cresce la tensione, cresce anche la preoccupazione in Alta Valle per quello che la fitta serie di incontri, riunioni e consultazioni di questa settimana dovrà determinare per le sorti dei Mondiali di Sci a Santa Caterina Valfurva.
Gli operatori della stazione turistica stanno aspettando una decisione: «È una grande presa in giro - dice Norberto Pedranzini, presidente degli albergatori - la speranza è l'ultima a morire, ma noi siamo davvero delusi. Sembra che opere di quel tipo non si possano realizzare solamente in Valfurva». Ieri un'audizione/confronto voluta in Regione dalla commissione ambiente per capire ragioni e situazioni collegate alla questione delle autorizzazioni negate alla costruzione degli impianti necessari per la nuova pista Edelweiss (per altro già disboscata dopo l'autorizzazione del presidente del Parco, Arturo Osio, di inizio primavera). Oggi, sempre a Milano, una riunione d'urgenza del Comitato di Gestione lombardo del Parco nazionale dello Stelvio. A questa riunione dovrebbe essere presente l'assessore regionale all'ambiente Franco Nicoli Cristiani che discuterà, riferendo di eventuali ultimi sviluppi, con gli amministratori dei settori camuno e valtellinese dell'area protetta. Una commissione regionale dovrebbe fare un sopralluogo sull'area interessata dalle opere in Valfurva nei prossimi giorni. Sarà però quello di domani, probabilmente, l'incontro decisivo per capire quale sorte avrà il cammino dei Mondiali di sci del 2005 in alta Valtellina. A Bormio, infatti, si riunisce il Comitato istituzionale per i Mondiali ed in questa sede tutti i protagonisti dell'accordo di programma che muove complessivamente 180 milioni di euro per infrastrutture ed opere collegate alla rassegna iridata del 2005 faranno il punto della situazione. Una verifica operativa che non potrà non tenere in considerazione gli eventuali ragionamenti sui tempi e sui programmi. Va detto che di questo accordo di programma discuterà anche il direttivo del Consorzio del Parco, ma lo farà solo la prossima settimana.
Questa sera la gente di Valfurva aspetta che il suo primo cittadino, Idilia Antonioli, dica una parola chiarificatrice su una questione che pare ingarbugliarsi ogni giorno di più. «Sono fiducioso - ha detto Gianmaria Bordoni ieri, dopo l'incontro con il presidente del Parco Osio - troveremo un accordo, abbiamo ascoltato anche le ragioni degli ambientalisti e il piano area è già previsto». (Il Giorno)

Designati i rappresentanti del territorio per il Parco della Sila

CATANZARO. "Un segnale importante, di alto senso di responsabilità". Così l’assessore regionale all’Ambiente, Domenico Antonio Basile, commentato la designazione dei cinque rappresentanti del territorio nel Comitato Direttivo del Parco della Sila, avvenuta all’unanimità per acclamazione. L’Assemblea della Comunità del Parco della Sila, è scritto in un comunicato, si è riunita stamane nella sede dell’Assessorato regionale all’Ambiente ed ai Parchi, con all’ordine del giorno proprio questa designazione. All’incontro hanno partecipato tutti gli Enti che fanno parte dell’Assemblea: le tre Amministrazioni provinciali (Cosenza, Catanzaro e Crotone), i Comuni e le Comunità Montane. "Questa presenza massiccia - ha affermato Basile nel suo saluto in apertura dell’Assemblea - è buona testimonianza dell’attenzione che tutti gli Enti ripongono sulle bellezze naturali e sul patrimonio paesaggistico, consapevoli che l’istituzione del Parco sia una buona occasione per incardinare utili meccanismi in direzione di un modello di sviluppo sostenibile, soprattutto durevole, coerente con le vocazioni del nostro territorio. E' altresì indice di un impegno delle Istituzioni a volersi dotare subito di quegli organismi di gestione più idonei allo sviluppo ed alla promozione delle nostre realtà territoriali". I cinque rappresentanti dell’Assemblea della Comunità che entrano nel Comitato direttivo del Parco della Sila sono Antonio Acri, presidente dell’Amministrazione Provinciale di Cosenza; Michele Barca, presidente della Comunità Montana della Sila Piccola; Emanuele De Simone, sindaco di Longobucco; Antonio Fratto, consigliere comunale di Taverna; Angela Caligiuri, sindaco di Savelli. (Giornale di Calabria)

«Alta Murgia accolte le nostre istanze»

Il sindaco Saraceno

Spinazzola Dopo il "via libera" dalla Conferenza Stato-Regione-Enti Locali al Parco Alta Murgia, il sindaco di Spinazzola, Savino Saraceno, che ha preso parte alla Conferenza in cui si è parlato del Parco, ha espresso viva soddisfazione. Una soddisfazione che nelle parole del Sindaco è palese perché in quella sede sono state prese in considerazione le richieste avanzate dai sindaci (soprattutto, appunto, quelli di Spinazzola e Minervino).
Alla Conferenza, svoltasi presso il Ministero degli Affari regionali in via della Stamperia a Roma, la prima richiesta, da tempo avanzata dal sindaco di Spinazzola, Savino Saraceno, riguardava i vincoli da porre alle terre coltivate, vincoli posti in modo da non penalizzare i coltivatori della Murgia che hanno quale fonte di reddito «il proprio duro lavoro su una terra già di per sè priva di generosità nei raccolti». Tale tesi a favore dei coltivatori, fatta propria anche dalla Regione Puglia che aveva concordato sull'argomento già nello scorso agosto una linea comune col sindaco Saraceno, è stata portata innanzi dal rappresentante della Regione in Conferenza, l'assessore Michele Saccomanno.
Secondo punto relativo alle richieste degli enti locali dell'Alta Murgia è stato il programma «centrali eoliche», ripreso sia da Minervino che da Spinazzola, per chiedere che nel Parco dell'Alta Murgia se ne possa disporre, in ottica futura, quale fonte di "sviluppo sostenibile". La conferenza ha precisato che tra le attività ed opere ammissibili ci sono gli "impianti tecnologici" punto nel quale troverebbero spazio i parchi eolici perché sarebbero da considerarsi tali.
Per non lasciar spazio ad equivoci - dopo l'istituzione del Parco - il Sindaco di Spinazzola, ha consegnato un'emendamento scritto sulla questione che ha voluto inserire nel carteggio della conferenza «affinchè - ha detto Saraceno - rappresenti punto di cui il ministero dell'ambiente tenga conto».
Ora l'istituzione del Parco sembra molto più vicina. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Nuovo presidente per il Parco

Castelli Romani - ELETTO COLACCHI

Castel Gandolfo, per il suo ruolo centrale e per i significati culturali, ambientali e sociali che riveste, riesce a mettere d’accordo i sindaci di centro destra con quelli di centro sinistra. Non è un caso, infatti, che Maurizio Colacchi, sindaco di Castel Gandolfo, sia stato eletto all’unanimità nuovo presidente dell'assemblea dei sindaci del Parco dei Castelli Romani.
«Voglio ringraziare i miei colleghi - ha detto il primo cittadino di Castel Gandolfo - per la fiducia accordatami e per aver voluto mettere in risalto, in primo luogo, le problematiche della nostra cittadina. Mi auguro che l'intesa trovata nell’assise consultiva del Parco possa rappresentare un rinnovato impegno nel risolvere le questioni storiche del nostro comprensorio». Vittorioso Frappelli, il sindaco di Ariccia che ha dato recentemente le dimissioni, ci tiene a far sapere che il suo abbandono è motivato «da grande senso istituzionale, per non aver voluto intralciare i lavori degli organismi democraticamente eletti». Quindi non ci sono stati sgambetti o disarcionamenti, anche se c'è da dire che "in gran segreto" i sindaci di centro sinistra, dopo aver riconquistato la maggioranza nell’assemblea del Parco, avevano già firmato una mozione di sfiducia per far dimettere il sindaco di Ariccia dalla presidenza. Martedì prossimo l'assise dei sindaci si riunisce a Castel Gandolfo per eleggere i tre membri del nuovo consiglio di amministrazione e stilare un primo programma di attività. (Il Messaggero)

Parco del Cònero, Sagramola: «Tutti i sindaci in Giunta»

SIROLO - Dopo un presidente, una Giunta istituzionale? Saranno i sindaci dela Comunità del Parco i nuovi assessori scelti da Giancarlo Sagramola? Il vicepresidente della Provincia, successore di Guzzini, ha proprio questa intenzione: coinvolgere i sindaci in prima persona per dare un valore istituzionale all’assetto del Parco, in attesa della nuova legge. Dunque, se il piano Sagramola andasse in porto, la Giunta sarebbe composta da Sturani (Ancona), Balducci (Numana), Misiti (Sirolo), Pesco (Camerano) e per la Provincia l’assessore Casagrande. Centrosinistra in maggioranza (4-2) ma in un assetto che risponderebbe esattamente alla composizione della Comunità del Parco con i sindaci schierati in prima persona. «E’ l’idea - ha riferito Sagramola - che sto sottoponendo a tutti. Partiti, sindaci, consiglieri. L’obiettivo è varare un organismo autorevole che possa traghettare il Parco ad una nuova fase. La Provincia avrebbe due rappresentanti? Ma io mi considero un super partes. E avendo tutti i sindaci del territorio nell’organismo, credo che i rapporti che regoleranno l’attività della Giunta saranno di natura istituzionale, quindi improntanti al massimo rispetto delle comunità che i sindaci si ritrovano a rappresentare in prima persona». Sagramola, concluso il giro delle consultazioni, dovrebbe convocare l’assemblea del Parco, per la nomina della Giunta, la prossima settimana. (Il Messaggero)

Pit Parco Partenio: la Provincia approva la scheda tecnica

La Giunta di corso Trieste approva la scheda tecnica che sarà presentata al Tavolo di concertazione del Pit (Progetto integrato territoriale) del Parco del Partenio per i lavori di sistemazione e adeguamento della via provinciale Forestale. Si tratta di una via provinciale che percorre il comune di San Felice a Cancello collegando, lungo un tracciato di circa 8 chilometri, il centro Talanico con il santuario di San Michele, struttura di notevole valore storico artistico del ‘500. L’intervento è stato proposto dall’assessore Carmine Campagnuolo che ha espresso soddisfazione per un “intervento che apporterà una migliore fruibilità dei luoghi, favorendo concretamente, tale possibilità, non solo per tutti gli abitanti, ma anche dei turisti che visiteranno, all’interno del Parco del Partenio, le splendide zone della Valle di Suessola”.
Il progetto, del valore di 627 mila euro, porterà a eliminare i diversi punti di discontinuità che attualmente presenta il tratto stradale prevedendo, anche, la sistemazione di panchine in legno, e piccole zone di sosta per ammirare l’ambiente naturale del Parco. Il progetto è pienamente coerente con l’idea forza del PIT, incentrata sullo sviluppo durevole del Parco attraverso la natura, cultura e religione fra conservazione e tradizione. Con il progetto, infatti, si tenderà ad aumentare la fruibilità dei luoghi da parte di quanti vorranno apprezzare la dimensione non solo naturale, ma anche storico artistica dell’intera zona, infatti il santuario è uno splendido esempio di monumento religioso con stratificazioni datate dal 1537, che conserva fortunatamente intatto l’impianto originario. “Valorizzare le aree protette — sottolinea il presidente Ventre — significa potenziare l’offerta dell’intero territorio, e con esso di tutte le attività economiche, commerciali, artigianali e turistiche“. (Il Denaro)

Nel PARCO Distrutti dai vandali i cartelli per i ciechi

Montemarcello Magra

Atti di vandalismo sono stati messi a segno nella palestra nel verde per disabili di San Genesio ad Arcola. I balordi da tempo hanno preso di mira i cartelli scritti in "Braille" per i ciechi che sono stati ripetutamente distrutti. In pratica la segnaletica in plastica per i non vedenti che consente loro di effettuare il percorso ginnico nell'unica palestra nel verde della zona, da alcuni mesi è distrutta appena installata. «Abbiamo rimesso i cartelli per ben quattro volte - conferma il direttore del Parco di Montemarcello- è impressionante come la gente possa prendere di mira proprio i cartelli per chi non vede. La palestra nel verde di San Genesio è stata progettata per le persone meno fortunate che possono fruire di spazi a loro dedicati dove far sport, ritrovarsi e trascorrere qualche ora di spensieratezza. Voler privare i non vedenti di questa possibilità, mi pare una cattiveria gratuita per la quale invito i responsabili a riflettere su una ‘bravata’ inutile
e fortemente lesiva nei confronti delle persone meno fortunate». Nonostante la presenza notturna dei vandali, dalla direzione del Parco giunge la conferma sulla fruibilità del sito per i disabili divenuto un importante centro di aggregazione in mezzo alla natura, lungo il greto del fiume, per moltissimi disabili e le loro famiglie della provincia e delle zone limitrofe. (Il Secolo XIX)

«Il parco del Subasio distrutto dai cinghiali»

ASSISI — La punta dell'iceberg è rappresentata dal problema cinghiali, capaci di far più danni della grandine, ma la questione di fondo è rappresentata dal ruolo che ha oggi il parco del Monte Subasio. «A suo tempo, nelle riunioni promosse per sondare le opinioni sull'istituzione del Parco del Subasio, mi dichiarai favorevole, spesso attirandomi le antipatie di amici e conoscenti contrari — dice Guerrino Bertoldi, presidente della Pro Loco di Armenzano — Ero convinto che nella parola parco ci fossero promozione, valorizzazione del territorio. Qualcuno parlava anche di nuova occupazione». Ma a distanza di tempo, lo scenario evidentemente è diverso. Se è vero che restrizioni di varia natura che il Parco comporta non hanno inciso in maniera significativa sulle attività di tutti i giorni, è anche vero che ci sono stati degli «effetti collaterali» che stanno risultando pesanti. «E molta gente è scontenta della situazione: animali come cinghiali, cornacchie, istrici, ghiandaie, volpi sono aumentati a dismisura, diventando completamente padroni del territorio — aggiunge Bertoldi — Non di rado, prima, i cacciatori erano i maggiori indiziati perché ritenuti responsabili di creare squilibri in natura. Ebbene oggi i nostri boschi non ospitano più pettirossi, ghiri, codibugnoli, usignoli, cardellini e tante piccole specie di animali, comprese le lepri. Chi li conosce, sa quale ruolo hanno avuto quegli animali in tutto questo». Senza dimenticare, come sottolinea il presidente, la devastazione delle piccole colture, distrutte anche se protette da recinzioni, dalle vigne agli orti. Danni riscontrabili anche in altre zone del territorio, compresi i prati sommitali del Subasio. (La Nazione)

«Gatto silvestro» amico del parco

Sasso Simone

CARPEGNA — Se il Parco del Sasso Simone e Simoncello aveva bisogno di un animale simbolo, può dire di averlo trovato. E' successo dapprima in modo un po' fortuito, adesso con tutti i crismi dell'ufficialità scientifica, dopo il recente convegno di Carpegna. «Gatto silvestro» abita da queste parti, nella selva più oscura ed integra dell'area protetta. Il ritrovamento di un esemplare morto, ucciso da un cacciatore esattamente un anno fa, si era rivelato subito una scoperta rilevante. Le analisi genetiche sul felino (un giovane maschio di circa 4 chili) avevano confermato: esemplare puro di felis silvestris, il raro gatto selvatico. Le indagini successive hanno dato la conferma attesa: nel parco ci sono altri individui di gatto selvatico, dunque la presenza del carnivoro non è casuale né sporadica.
E' stato un colpo di teatro quello allestito da Angelo Giuliani e Marco Bonacoscia in sede di convegno, con l'esibizione delle prove: alcuni esemplari immortalati dalle trappole fotografiche (di cui uno scientificamente validato). Ne sono state allestite otto nell'area protetta, secondo un progetto per una tesi di laurea avviato nel giugno 2003 da Marco Bonacoscia (Istrix) ed Ettore Randi dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, con la collaborazione dell'Osservatorio per la fauna selvatica (di cui Giuliani è direttore) e dell'Ente parco.
Ha detto Bernardino Ragni, dell'Università di Perugia, massimo esperto in Italia del gatto selvatico, che in termini zoologici è la scoperta più importante degli ultimi 80-100 anni per quanto riguarda felis silvestris. E lo ha confermato Pietro Genovesi (Infs). Già, perchè il gatto selvatico si riteneva presente unicamente al di sotto della «linea Maginot» che va da Piombino a Fabriano, quindi assente nel territorio pesarese. La scoperta invece è avvenuta 60 chilometri a nord di tale demarcazione.
Espansione naturale da sud, come avvenuto per il lupo, o nucleo relitto? «Difficile dirlo — afferma Angelo Giuliani — quel che è certo è che ormai bisogna considerare la grande area appenninica che dalla Serre di Burano per l'Alpe della Luna arriva al Casentino come un grande sistema forestale. Pertanto la progettazione delle rete ecologica e dei corridoi faunistici non può continuare ad essere frammentata».
Gli animali del resto se ne sbattono dei confini geografici. «Serve un lavoro specifico su tutti i carnivori forestali: lupo, gatto selvatico, martora». A proposito di quest'ultima, che condivide in parte la nicchia ecologica di felis silvestris, secondo Giuliani ci sono segnalazioni attendibili nell'area del parco, anche se manca ancora la prova provata. E in caso affermativo sarebbe un'altra clamorosa presenza, visto che i testi zoologici la danno assente dalle nostre parti.
Le trappole fotografiche hanno confermato anche la presenza del lupo (ma questa non è una novità), oltre che di vari ungulati. Presto l'indagine, finanziata dalla Provincia attraverso l'Osservatorio, sarà estesa al Furlo e ad altri territori. E non si escludono altre sorprese, giacché tutte le specie forestali risultano in incremento di pari passo con l'espansione delle selve. (Il Resto del Carlino)


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