Rassegna del 15 Ottobre 2003

Delega ambientale. Ok della camera, ora torna al senato

(Dire) - Roma - via libera della camera al disegno di legge sulla delega ambientale, che prevede la riscrittura di gran parte della materia ambientale da parte di una commissione di 24 esperti nominati dal ministero dell'ambiente. e che porta un minicondono a chi ha costruito in zone tutelate dal punto di vista paesistico (ma rispettando una non meglio specificata compatibilita' paesistica) e anche il via libera al mercato di rifiuti ferrosi. entro 18 mesi, quindi, il governo e' delegato ad adottare disposizioni normative nel campo della gestione dei rifiuti, della tutela delle acque dal'inquinamento, della difesa del suolo, della gestione dei parchi, del danno ambientale, delle procedure di valutazione di impatto ambientale e della tutela dell'atmosfera. poi ci sara' ancora un lungo periodo (di 2 anni circa) di possibilita' di revisione o di integrazione dei testi di legge redatti dalla commissione. la delega ambientale approvata stamattina alla camera detta, in un unico enorme articolo, le linee guida all'interno delle quali elaborare le nuove leggi, i cosiddetti principi e criteri direttivi generali: garanzia della salvaguardia dell'ambiente e della salute; maggiore competitivita' dei controlli ambientali, invarianza degli oneri a carico della finanza pubblica; sviluppo e coordinamento (sempre a gettito invariato) degli incentivi e dei disincentivi per il sostegno all'ecompatibilita', al risparmio energetico anche attraverso strumenti fiscali e finanziari; attuazione delle direttive comunitarie; maggiore coordinamento del sistema sanzionatorio amministrativo e penale; semplificazione delle procedure ambientali; riaffermazione del ruolo delle regioni; adozione di strumenti economici per incentivare le piccole e medie imprese all'adesione alla certificazione ambientale; sperimentazione di forme di contabilita' ecologica. ma ci sono anche dei criteri molto specifici per l'esercizio della delega nei vari settori di intervento. ad esempio, nella parte sulla riduzione della quantita' dei rifiuti e della razionalizzazione della loro gestione, si prevede la promozione dell'incenerimento tra le forme del recupero di energia. nel capitolo acqua si chiede di "dare piena attuazione della gestione dei ciclo idrico integrato, semplificando i procedimenti", ma si includono anche delle "modalita' per la definizione dei meccanismi premiali in favore dei comuni compresi nelle aree di elevata". il disegno di legge sulla delega ambientale, cosi' come esce dall'esame della camera, prima di affrontare il "quarto atto" di quello che il presidente della commissione ambiente armani definisce nell'aula di montecitorio una "telenovela", chiarisce che a redigere le nuove leggi ambientali sara' una commissione composta da 24 membri scelti tra "professori universitari, dirigenti apicali di istituti pubblici di ricerca ed esperti di alta qualificazione nei settori e nelle materie oggetto dela delega", aiutati da una segreteria tecnica di 20 persone. per sensibilizzare l'opinione pubblica non su questioni ambientali ma specificamente dei contenuti della delega ambientale sono destinati 250.000 euro, una somma che secondo l'opposizione potrebbe essere diversamente destinata (il diessino vigni ha fatto notare che per la difesa del suolo la finanziaria prevede 100.000 euro che poi vengono sottratti in un'altra posta di bilancio). capitolo importante della delega quello relativo al campo edilizio e alle sanatorie; si parte dalle compensazioni previste per chi non si vede riconosciuto un diritto per costruire un'abitazione in zona in cui "sopravviene" un vincolo ambientale e paesistico (cui si riconosce il diritto di poterlo fare in un'altra parte del territorio comunale) fino ad arrivare al cosiddetto minicondono: chi costruisce al di fuori delle autorizzazioni in area vincolata usufruisce di una vera e propria aministia pagando una sanzione pecunaria, se lo ha fatto rispettando una non meglio identificata "compatibilita' paesistica" e se lo ha fatto utilizzando i materiali giusti. una norma che, soprattutto in assenza della valutazione di aumento delle superfici e dei volumi, ha fatto concludere all'opposizione che possa trasformarsi in una sorta di forma di tutela per gli "ecomostri". altro punto discusso della delega ambientale, l'inclusione dei rottami ferrosi non ferrosi provenienti dal'estero come materie prime secondarie: in sostanza non si tratta piu' di rifiuti, ma di materiali che possono essere liberamente movimentati. secondo le associazioni ambientaliste, questo potrebbe diventare il varco in cui si infila il traffico di rifiuti radioattivi provenienti dalle centrali dell'est europa, di cui l'italia si candiderebbe a diventare a livello europeo un vero e proprio centro di smistamento. dalla delega ambientale, trasformata in un unico super articolo, sono state stralciate le parti relative all'affidamento in gara europea dei servizi pubblici comunali, contro cui si era scagliata la lega nord.

Forestale. Alemanno: riforma? Spero gia' da prossima settimana

(Dire) - citta' ducale- "e' solo una questione di calendario parlamentare. spero gia' che la riforma del corpo forestale dello stato possa arrivare entro la prossima settimana". a dichiararlo e' il ministro delle politiche agricole gianni alemanno intervenuto oggi, a citta' ducale, al primo raduno nazionale del cfs. cittaducale- l'iter della riforma del cfs e' ormai in dirittura d'arrivo. "manca solo il voto alla camera dei deputati. il dato politico- spiega alemanno- e' ormai acquisito". insomma, si tratta "di una questione di calendario parlamentare". la riforma della forestale arrivera' entro la fine dell'anno? "francamente, spero- sottolinea alemanno- che possa vedere la luce gia' dalla prossima settimana". accantonata l'idea di regionalizzazione del corpo, occorre incrementare le attivita' (mettere in campo, come spiega alemanno nel discorso ufficiale, una vera e propria forza di polizia ambientale) e, soprattutto, incrementare le forze su cui poter fare affidamento. "al momento- spiega alemanno- ci sono solo 9.400 agenti della forestale. meno dei vigili urbani di roma. di questi almeno 1.400 agenti sono assenti. abbiamo chiesto a tremonti di poter rimpiazzare almeno gli agenti assenti. speriamo poi dal prossimo anno di poter incrementare il numero di personale in servizio". il voto trasversale per la riforma del cfs, spiega il ministro nel suo discorso ufficiale per i festeggiamenti del 181^ anniversario del corpo, "e' la dimostrazione che quando vuole, il parlamento sa rispondere alle esigenze e ai desideri dei cittadini". il prossimo passo da compiere "e' quello di incrementare gli organici e le funzioni della forestale: solo cosi' si potra' dare luogo al corpo di polizia ambienatle di cui ha bisogno il paese".

Murgia, così il parco si è ristretto

Lunedì c'è stato l'accordo. La mediazione con gli agricoltori e il ruolo di Provincia e Comuni prima dell'intesa Regione-Governo
Dal 1993 ad oggi la superficie è passata da 140mila a 68mila ettari

L'accordo definitivo sul parco arriva il 13 ottobre 2003. La prima conferenza di servizi convocata dalla regione Puglia che ha aperto, di fatto, l'iter per la definizione dei confini e del regolamento del parco dell'Alta Murgia è datata 14 ottobre 1993. Corsi e ricorsi storici e una strana coincidenza temporale per una vicenda burocratico-amministrativa che ha dovuto attendere di compiere i dieci anni per poter dirsi finalmente conclusa.
Non poche cose sono cambiate da quel lontano 1993. Innanzitutto la dimensione del parco, che a quei tempi viaggiava su una superficie superiore ai 140mila ettari. Uno sproposito se si pensa che oggi, giunto al capolinea e con tutte le carte a posto, il parco misurerà poco più di 68mila ettari, ovvero meno della metà della prima ipotesi.
C'era una soluzione mediana, che la stessa Regione, peraltro con gli stessi amministratori di oggi al governo, aveva confezionato prima di consegnarla alle cesoie della mediazione con il territorio (le amministrazioni comunali e le Comunità montane, ma anche le espressioni della società civile che attraverso gli organismi istituzionali hanno speso detto la loro), le categorie produttive, gli imprenditori e i cacciatori. Quell'ipotesi fissava la dimensione, così come prospettata nel corso del programma di informazione e sensibilizzazione «Parchi 2000», del parco dell'Alta Murgia a 90mila ettari.
Su questa ipotesi e sulle norme di salvaguardia (il regolamento dei vincoli di tutela dell'area protetta) hanno lavorato essenzialmente i sindaci dei tredici comuni coinvolti (Altamura, Andria, Bitonto, Corato, Cassano, Gravina, Grumo, Minervino, Santeramo, Spinazzola, Poggiorsini, Ruvo, Toritto) sotto il coordinamento dell'assessore provinciale alla Pianificazione del territorio, Cesare Veronico. Ma la decisione ultima spetta alla Regione e in particolare all'assessore all'Ambiente, Michele Saccomanno, che trova proprio nel suo collega di partito, l'assessore all'Agricoltura Nino Marmo un antagonista. Nel senso che Marmo sostiene la causa delle categorie produttive (agricoltori in particolare) ai quali non si può negare di avere un ruolo attivo e propositivo nei lavori preparatori del parco dell'Alta Murgia.
Il Comitato delle organizzazioni produttive della Città di Altamura produce anche più memorie all'interno delle quali si precisa che «Il comitato e la collettività sono favorevoli, previa celebrazione di nuovo accordo di programma, alla istituzione del parco nazionale dell'Alta Murgia di 35mila ettari». Tra la proposta iniziale (90mila ettari) e quella estremamente riduttiva (35mila ettari), si decide per la via mediana. Alla fine, a novembre del 2002, dopo l'accordo tra i sindaci coordinati dalla Provincia, l'assessore Saccomanno può siglare l'accordo con il ministero dell'Ambiente per una superficie di 68mila ettari circa.
Rimane fuori buona parte del territorio di quello che doveva essere di gran lunga (e ora lo è solo per un'incollatura) il Comune con la maggior quota di parco nei propri confini, ovvero Altamura. Ma per assurdo, fino a pochi minuti prima della firma, rimangono fuori anche i siti della Valle dei dinosauri e dell'Uomo di Altamura. Della «dimenticanza» si fa poi ammenda, reintroducendo i due importanti siti archeologici. E da allora ad oggi, data della firma delle versioni definitive di perimetrazione e regolamento (norme di salvaguardia), il parco diventa parco delle comunità della Murgia. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Parco, la «cattedrale verde»

La perimetrazione dell'Alta Murgia solleva ancora dubbi: i commenti del sindaco Vincenzo Caldarone, dell'assessore comunale all'ambiente Ambrogio Lamesta e dell'assessore regionale Nino Marmo
Una decisione attesa da dieci anni, ma ci sono ancora perplessità

Parco nazionale dell'Alta Murgia: ora c'è un «sì» definitivo. Un «sì» che arriva dieci anni dopo i primi atti ufficiali riguardanti l'istituzione di quella che, a suo tempo, venne definita efficacemente una «cattedrale verde». Delle cattedrali gotiche, in realtà, sino ad ora sono registrabili e riscontrabili solo i tempi di attuazione: appunto, già dieci anni sono trascorsi per passare da un'idea ad una mappa.
Il sindaco -
Ma quali sono, comunque, le reazioni in città (non va dimenticato che Andria è la città che più sarà presente in termini quantitativi con il suo territorio nel Parco)? Il sindaco Vincenzo caldarone ha espresso soddisfazione, ma anche perplessità. «Sono soddisfatto - ha dichiarato il sindaco di Andria - ma non senza riserve e perplessità.
Sotto l'aspetto amministrativo non posso che essere contento per il traguardo raggiunto, che tuttavia non rappresenta un punto di arrivo, ma di partenza. Sotto il profilo politico, invece, prendo atto che ancora una volta altri interessi, che non sono certamente quelli dei coltivatori, hanno pesato sull'azione della Regione Puglia». Caldarone ha aggiunto: «Adesso, però, comincia un percorso non meno impegnativo: i Comuni e le comunità dovranno riempire il Parco di contenuti ed impegnarsi a fondo per trasformare l'accordo in opportunità di crescita e di sviluppo. Sarà necessario adottare varianti agli strumenti urbanistici in un'ottica completamente diversa perché da inserire in un contesto territoriale più articolato. Credo, infine, sia opportuno istituire un fondo etico che permetta ai Comuni di essere i protagonisti della specificità ambientale e paesaggistica del Parco».
L'assessore comunale -
L'assessore comunale all'Ambiente, Ambrogio Lamesta (Rifondazione comunista), è intervenuto criticamente: «La Regione Puglia, com'è sua abitudine, ha giocato l'ennesima carta per impedire l'accordo con i Comuni, modificando due articoli delle norme di tutela del parco che, di fatto, allentano ulteriormente i vincoli, già blandi, per la protezione degli ecosistemi del nostro territorio più prezioso». L'assessore Lamesta ha concluso amaramente: «Non stupisce l'atteggiamento dei vertici regionali, squallido e desolante. Resta solo la certezza che dall'altro giorno, toccato il punto più basso nella tutela dell'ambiente, si potrà solo migliorare. Alla fine, vinceranno le nostre idee sullo sviluppo nella tutela dell'ambiente, la risorsa più preziosa che appartiene a tutta l'umanità e non ad un manipoli di cavatori, spietratori e cementificatori».
L'assessore regionale -
Sulla questione del Parco dell'Alta Murgia è intervenuto anche l'assessore regionale all'Agricoltura, l'andriese Nino Marmo (Alleanza nazionale). «Il Parco nazionale dell'Alta Murgia - ha dichiarato Marmo - si avvia all'approvazione, ma rimangono aperti almeno tre nodi principali della vicenda. Primo nodo: si deve elaborare ad una proposta politico-economica di gestione del Parco rispettosa dell'ambiente, che abbiamo sempre voluto tutelare, e delle produzioni tipiche locali agricole, zootecniche e a denominazione di origine, così come tutelate dalla Comunità Europea». Il secondo nodo indicato da Marmo: «Serve una definizione precisa per i confini del Parco che, al momento, risultano incerti, non segnati da strade e, in qualche caso, addirittura dividono intere particelle». Il terzo nodo: «Andrebbe valutata l'opportunità della presenza di Comuni che solo per fare maggioranza politica rientrano nei confini del Parco, ed è il caso, per esempio, di Bitonto, Toritto, Grumo e Santeramo». Infine, Marmo ha dichiarato: «Il regolamento rende giustizia alla ruralità del Parco, risulta rispettoso dell'economia e consente di mantenere in vita la produzione della Dop Pane di Altamura e del vino Doc Castel del Monte.
A questo punto inizia la grande costruzione di un Parco rispettoso dell'economia dell'ambiente nella cui ecodiversità, il proposito più importante diventa il sistema uomo-ambiente».
La cattedrale -
La cattedrale verde del nostro territorio, dunque, sorgerà su 68mila ettari. Per ora, però, mentre l'accordo finale e definitivo verrà firmato il 23 ottobre prossimo, si odono ancora distinguo, si vedono nodi, si registrano perplessità. E questo significa che c'è ancora molto da costruire. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

«Ora bisogna subito passare alla gestione»

Alta Murgia - Sinistra ecologista sottolinea la grande opportunità offerta agli agricoltori
Coldiretti: presto un piano di sviluppo. Marmo: alcuni Comuni non c'entrano col parco

Il parco di tutti. Adesso la soddisfazione sull'accordo definitivo raggiunto lunedì a Roma è, come si usa dire oggi, trasversale. Sia pure con qualche distinguo. E il primo distinguo lo fa il sindaco di Andria Vincenzo Caldarone, in uno con il suo assessore all'Ambiente, Ambrogio Lamesta. «È un punto di partenza, non di arrivo», dice il sindaco. E l'assessore rincara la dose, «dopo l'accordo di lunedì, che rappresenta il punto più basso nella utela dell'Ambiente attuata dalla Regione Puglia, non si può che migliorare». La critica è tutta per il concittadino, andriese anch'egli, Nino Marmo, il quale replica con una proposta choc: «Alcuni Comuni stanno nel parco solo per fare maggioranza politica. Andrebbe valutata l'opportunità della presenza di Bitonto, Grumo, Santeramo e Toritto».
L'ex sindaco di Ruvo, Lia Caldarola, per Sinistra ecologista si lascia andare ad un «Non ci posso credere». Il riferimento è alla nascita di un parco atteso da 20 anni. «Dopo di che - dice - io sono meridionale diffidente e sto a vedere fino a che non si istituisce l'ente parco. Il parco non è di una parte politica. Non si può ora né rischiare di fare finta che non c'è, né rischiare di musealizzarlo. Gli agricoltori sono i primi che ne trarranno vantaggio. I finanziamenti che arriveranno consentiranno loro, ad esempio, di rifare le stalle e superare i problemi di carattere igienico sanitario rilevati da qualche sindaco. Col parco, poi, i sindaci si possono sostenere, consorziandosi. penso al sito dell'Uomo di Altamura, ad esempio, il cui peso non può gravare solo sulle spalle del sindaco di quella città». E a proposito, l'associazione Area-Destra sociale avanza ufficialmente la richiesta che se l'ente Parco, come sembra, troverà sede nell'istituto Bonomo, ad Andria, Il Cta, l'altra entità della gestione del territorio con il dispiegamento degli agenti del Corpo forestale dello Stato destinati al parco, trovi sede proprio ad Altamura.
L'ex assessore provinciale alla Pianificazione del territorio, Cesare Veronico, si augura un ente parco composto da personalità «di alto profilo scientifico. In campo ambientale, al di là del condono edilizio e della cecità del governo e della Regione che lo avalla, si sta verificando sempre più spesso - e il caso di Punta Perotti insegna - che Davide riesca a vincere contro Golia. Per cui è evidente che in futuro si possa creare un ribaltamento degli equilibri tra chi vuole tutelare il territorio e chi invece gioca ancora allo sfascio».
Dalle organizzazioni di categoria, se Nicola Ruggiero, per Coldiretti, ribadisce la necessitò di procedere immediatamente all'elaborazione di «un progetto socio eonomico che crei sviluppo per le aziende che operano nel parco», la Confagricoltura ritiene accolte «le esigenze del mondo agricolo attraverso le giuste mediazioni affinché il parco non vanificasse gli sforzi delle imprese agricole impegnate su un territorio difficile».
Luigi Agresti, presidente del Wwf, ritiene che ora «si debba passare subito alla fase gestionale del parco con l'avvio dei processi di tutela e valorizzazione del territorio». Angela Lobefaro, presidente regionale di Legambiente, infine, vuole vederci chiaro. «Non vorremmo che gli emendamenti alle norme di salvaguardia potessero lasciare aperta la strada per scappatoie ad uso dei soliti furbi».

CAORLE - Il Parco veneto del Delta ...

Il Parco veneto del Delta del Po: un modello da seguire come salvaguardia dell'ambiente e garanzia di sviluppo? Forse. Lo dirà un futuro abbastanza prossimo.
Caorle, terra di mare, di lagune, di valli, di turismo, agricoltura e pesca quasi come il Delta del Po, ha intanto intenzione di mettersi su questa strada. Per la cittadina balneare è un momento di studi, di attenzione, di approfondimenti attraverso incontri e dibattiti. Insomma, Caorle, prima di decidere, vuole saperne di più.
Ultima iniziativa, organizzata da Agenda 21, riguarda un incontro al quale hanno partecipato, come relatori, il presidente dell'Ente parco regionale veneto Delta del Po, Dimer Manzolli, e Roberto Dolorico del Parco Marino Miramare di Trieste, i quali affrontando il tema: "Parco lagunare o area protetta ; quale futuro per le nostre valli?" , hanno intrattenuto il pubblico con due articolate relazioni. Dimer Manzolli, presentando il Parco del Delta del Po con un video da lui stesso realizzato, la definito le caratteristiche, le differenze, i vincoli giuridici che identificano l'istituzione parco con la classificazione di area protetta. Ma quale parco: regionale o nazionale?Manzolli ha spiegato che per il Parco del Delta è stata scelta la regionalità per il semplice fatto che si tratta di un'area fortemente popolata e quindi con necessità di essere gestita da amministratori espressi dal territorio. L'incontro di Caorle si è reso necessario - è stato detto durante i lavori - per approfondire le problematiche emerse ed affrontate all'interno di un forum sul turismo sostenibile, pesca ed agricoltura.
Al convegno ha assistito un pubblico numeroso che ha posto ai due relatori non poche domande di chiarimento. (Il Gazzettino)

Alla scoperta delle Casentinesi

ALTO SAVIO - Un mese di ottobre alla scoperta della natura e della tradizione nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Nell’ambito dell’iniziativa “Vivere il Parco”, i Centri Visita del Parco offrono a tutti l’opportunità di visitare il Parco Nazionale e di partecipare ad incontri di interesse culturale, naturalistico e gastronomico. Gli appuntamenti con la buona tavola sono fissati per domani e giovedì prossimo 23 ottobre, quando 22 tra ristoranti ed agriturismi del Casentino, nei comuni di Bagno di Romagna, Santa Sofia, Premilcuore e San Benedetto, proporranno cene tradizionali con prodotti tipici del territorio.Domenica 19, invece, sarà la volta della cultura popolare con lo spettacolo teatrale “Storie a veglia”. Realizzato dall’ Associazione Guide Esclusive del parco presso il Centro Sociale di San Piero in Bagno, lo spettacolo sarà la rievocazione, attraverso dialoghi, racconti, proiezioni e musica dal vivo, di una tradizionale serata di veglia tra contadini. Previste anche due escursioni: il giro del lago di Ridracoli organizzato dal Centro Visita di Bagno di Romagna per sabato 18 e domenica 19, e dell’osservazione naturalistica della fauna della Seghettina promossa dal Centro Visita di Santa Sofia, sabato 25 e domenica 26. Il programma del giro del Lago di Ridracoli prevede alle 9.30 di sabato il trasferimento in autobus da Bagno di Romagna a Ponte Bottega da dove inizia la camminata che terminerà alle 17 con l’arrivo presso il rifugio Ca’ di Sopra. Qui gli escursionisti ceneranno e pernotteranno per poi ripartire e arrivare nel tardo pomeriggio al passo dei Fangacci, dove termina l’escursione. La partenza è fissata alle 9.30 da Santa Sofia e arrivo alla Seghettina per le 12. Domenica saranno raggiunti altri punti di osservazione per poi ripartire alle 11 alla volta di Santa Sofia. Per informazioni sulle iniziative contattare i Centri Visita del parco. (Corriere di Romagna)

Ente Parco, intesa con Strianese per sviluppare le Pmi

Cilento

Un protocollo d’intesa tra Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e la Camera di commercio di Salerno guidata da Augusto Strianese per lo sviluppo dell’imprenditoria. Si tratta, in sostanza, di un accordo che prevede la creazione di attività che favoriscono la creazione delle imprese nel territorio dell’area protetta. Tra i settori che rientrano nella comune programmazione dei due enti, figurano, in particolare, l’agricoltura, l’allevamento, l’artigianato, l’ospitalità e il turismo. Già in sede di prima applicazione s’intende promuovere una serie d’iniziative congiunte tra cui l’attivazione di un sistema di microcredito per le piccole imprese nei settori trainanti il complesso socio-economico del Parco e con esso compatibili, nonché lo sviluppo della qualità nelle aziende dell’area protetta e delle aree contigue. La collaborazione riguarda il progetto “QualiParco” per la tracciabilità ed il marketing della filiera delle carni di qualità del territorio ed l’iniziativa “Labor Apt ” per l’orientamento finalizzato alla creazione di laboratori didattici sull’artigianato e sui prodotti tipici della provincia.
Di rilevante interesse, risulta anche il rilancio del più importante evento promozionale del territorio il “Premio Giornalistico Cilento” che per anni ha permesso una forte promozione del territorio nelle principali testate giornalistiche italiane e che ,si prevede, diventi un appuntamento stabile nel Parco con l’ulteriore creazione delle sezioni documentari, arte e prosa. Altra importante iniziativa , che verrà attuata in sinergia con l’Ente camerale, è il Premio Nazionale dei Formaggi Caprini presso la Fiera della Frecagnola di Cannalonga che, già alla sua prima edizione del 2003, ha riscosso unanimi consensi. (Il Denaro)

Parco marino Il progetto va avanti

Conero - Incontro al ministero

L'assessore all'Ambiente e alla Qualità della Vita Emilio D'Alessio ha partecipato ieri al ministero alla prima riunione sul progetto di istituzione dell'area marina protetta lungo la costa del Cònero. All'incontro hanno partecipato il sottosegretario all'Ambiente on. Roberto Tortoli, il direttore generale della direzione conservazione della natura Aldo Cosentino, i rappresentanti dei Comuni di Sirolo e Numana, della Provincia di Ancona, della Regione e del Parco nel cui territorio ricadrebbe la riserva marina. Nel corso della riunione romana il direttore Cosentino ha affermato con chiarezza che non è stato ancora individuato il perimetro dell'area e che esso verrà comunque concertato con i Comuni coinvolti nel progetto sulla base degli studi preparatori che dovranno fornire dati sui costi-benefici relativi alle ipotesi di localizzazione. (Corriere Adriatico)

Subito interrotti i lavori per ancorare le boe che delimitano l’Area protetta

Capo Carbonara

I ritardi sembravano davvero superati. Ma è stata, a quanto pare, un’illusione. In una mattina di lavoro, solo una delle quattro boe a mare e del palo a terra previsti per delimitare le diverse zone di tutela dell’Area marina protetta di Capo Carbonara è stata piazzata. Poi, improvvisamente, le operazioni sono state interrotte. Il grande pontone galleggiante della Onorato, che serviva per trasportare al largo i galleggianti gialli, ha puntato la prua verso Cagliari. Così ha fatto anche l’altra società, la Bma sempre di Cagliari, incaricata di piazzare le apparecchiature e ancorarle sul fondale. L’unica boa piazzata sul fondale davanti a Sa Guardia Manna, la punta dell’isola di Serpentara che guarda verso sud, dunque, va ad aggiungersi al vecchio palo a terra sistemato qualche anno fa sempre a Punta la Guardia: per il resto la grande area protetta compresa tra Capo Boi e Cala Pira, resterà ancora senza un’adeguata segnaletica. Nonostante le richieste di tanti diportisti e comunque degli abituali frequentatori del parco geomarino che troppo spesso si sono trovati in difficoltà nel capire quali siano veramente i confini delle tre diverse zone di protezione: quella contraddistinta negli opuscoli informativi dalla “A” e classificata come riserva integrale (una sorta di triangolo di mare tra la costa occidentale di Serpentara e la terraferma), dalla “B” e indicata come riserva generale (comprende il settore est di Serpentara, la secca dei Berni, l’isola dei Cavoli e Capo Carbonara), e infine dalla “C”, la più estesa e di fatto rappresentata dalla riserva parziale.
Insomma, bisognerà ancora attendere per vedere una volta per tutte (come richiesto, anzi imposto da tempo dal ministero dell’Ambiente e dalla capitaneria di porto di Cagliari) l’area marina dotata delle necessarie attrezzature. Eppure quelle tre grandi boe gialle munite di luci, e gli altri tre galleggianti restano ancora in porto. Tra pontili e imbarcazioni. Inutili strumenti di segnalazione destinati a rovinarsi, come d’altra parte sembra esser già accaduto ad una delle mede, corrosa probabilmente dalla lunga permanenza in acqua e senza un’adeguata opera di manutenzione.
Saranno due i pali a terra che (forse) nelle prossime settimane saranno posizionati al confine della zona marina protetta. Verranno fissati alle due estremità dell’isola di Serpentara (una a nord, l’altra a sud). E sempre verso nord dell’isola, davanti alla scogliera di granito che guarda verso il capo Ferrato, i sommozzatori dovranno ancorare una delle boe restanti. E una terza ancora, nel canale tra l’isola e gli scogli di Is Proceddus per delimitare la zona integrale, il tratto di mare dove i limiti e i divieti sono ben più severi e rigorosi che nel resto del parco. L’ultima dovrebbe infine essere sistemata a Cala Pira. Ma dopo la prima giornata di lavoro, evidentemente troppo breve, a Villasimius c’è il sospetto che per vedere galleggiare i segnali ci vorrà ancora del tempo. (L’Unione Sarda)

Lombardia - Vent'anni di parchi

CARATE — Si terrà in Brianza la prima Conferenza regionale delle aree protette. In occasione del ventesimo anniversario della legge regionale 86 del 1983, che istituiva l'individuazione e la gestione dei parchi, delle oasi e delle riserve naturalistiche, la Regione Lombardia ha deciso di chiamare a raccolta a Carate amministratori, ambientalisti ed esperti durante un grande convegno che si terrà domani nell'auditorium di villa Negri.
«Sarà un momento di grande impegno - ha dichiarato Renzo Ascari, presidente da un anno del Parco regionale Valle del Lambro - e l'occasione per valutare in modo critico e approfondito gli effetti indotti da questa legge su un territorio così popolato e industrializzato. Anche il nostro parco festeggia quest'anno il ventesimo anno di costituzione e proprio per questo la Regione ci ha incaricati di curare l'organizzazione di questo evento».
Alla conferenza presenzieranno il ministro all'Ambiente Altero Matteoli, il presidente regionale Roberto Formigoni e l'ex assessore Vittorio Rivolta cui si deve l'introduzione di questa legge. «Passiamo da un principio di difesa passiva del territorio a un'idea di difesa attiva», ha sottolineato l'assessore regionale all'Ambiente Franco Nicoli Cristiani.
Con i suoi quasi 70 chilometri quadrati di estensione il Parco Valle del Lambro è il più vasto polmone verde che si estende da Monza sino ad Erba seguendo il percorso del fiume interessando 35 comuni e tre Province. Sul suo territorio insistono aree ad elevato interesse paesaggistico e naturalistico quali le valli del rio Pegorino, le zone umide dei cariggi di Renate e il laghetto di Alserio.
«Il Consorzio - continua Renzo Ascari - porta avanti un notevole lavoro di prevenzione e tutela dell'intero territorio. Sono state acquisite aree, ripistinati sentieri, edite pubblicazioni, organizzate conferenze e dibattiti».
«Il parco non può più essere visto oggi come un vincolo - prosegue -, bensì come una vera e propria risorsa per i cittadini. Nei giorni scorsi sono iniziati i lavori di pulizia delle briglie del torrente Brovada a Triuggio, che in passato aveva più volte esondato».
L'istituzione delle Guardie ecologiche volontarie ha ulteriormente contribuito a potenziare la sorveglianza all'interno del parco: «Abbiamo un ottimo rapporto con le associazioni ambientalistiche che operano sul territorio. Da diversi anni organizziamo la Giornata del Lambro pulito, che mobilita centinaia e centinaia di volontari per la pulizia e sistemazione di un tratto delle rive del fiume». In questo lavoro di promozione sono state coinvolte tutte le scuola del territorio che annualmente partecipano ad escursioni, stage, concorsi che riscuotono sempre un grande successo. (Il Giorno)

Massaciuccoli: «avvistato» un coccodrillo

MIGLIARINO — Allarme-coccodrillo all'interno del lago di Massaciuccoli, al confine tra le province di Lucca e Pisa, nel Parco naturale di Migliarino-San Rossore. Alcune persone (riferisce da Viareggio l'agenzia giornalistica Agi) hanno detto d'aver avvistato un rettile di almeno due metri, e hanno allertato le Guardie del Parco. Verificata l'attendibilità della segnalazione, è scattato il piano d'emergenza, coordinato direttamente dalla Prefettura di Lucca, con ricerche in tutto il lago. Impossibile, al momento, capire se e come il coccodrillo possa esser finito dentro il bacino. (La Nazione)

«La Regione Toscana sul piano

Arcipelago Toscano - PORTOFERRAIO

«La Regione Toscana ritiene indispensabile che l'iter di definizione e di approvazione del piano del Parco nazionale dell'arcipelago toscano venga portato a termine parallelamente al processo di integrazione e raccordo tra i piani strutturali dell'Isola d'Elba con una proficua ed attenta partecipazione di tutti gli enti interessati».
E' quanto afferma in una lettera inviata ieri al presidente della Comunità del Parco dell'arcipelago toscano Giovanni Ageno, l'assessore regionale all'ambiente Tommaso Franci, da sempre particolarmente attento alle questioni urbanistiche elbane.
«Questa — spiega Franci — è un'esigenza imprescindibile per impostare su basi certe una reale tutela delle risorse ambientali elbane ed un reale sviluppo sostenibile di tutta l'isola e dell'Arcipelago. Un impegno che richiede il coinvolgimento di tutti i componenti della Comunità del Parco».
Il piano del Parco dell'arcipelago toscano, attualmente in fase di definizione, deve affrontare le problematiche presenti su tutta l'isola con un approccio rivolto alla tutela delle risorse ambientali presenti sul territorio in un quadro integrato con gli strumenti di governo del territorio di competenza dei Comuni. «Dopo l'intesa recentemente raggiunta tra Regione, Provincia e Comuni per giungere ad un completo raccordo tra tutti i piani strutturali dei Comuni dell'Elba con un approccio allargato a tutta l'isola al fine di affrontare con efficacia i problemi connessi all'utilizzo delle risorse ed agli aspetti di carattere ambientale — conclude l'assessore regionale all'ambiente — il piano del Parco assume una funzione centrale in questa fase così importante per il futuro assetto dell'isola». (La Nazione)

Cinghiali, nel Parco battute senza fucile Adesso le catture si fanno con i recinti

Monti Sibillini

VISSO
— La battaglia, intrapresa dal Parco nazionale dei Sibillini contro i cinghiali sarà condotta con nuovi sistemi. Per ridurre la pressione sul territorio e tutelare l'ambiente, finora l'Ente ha praticato l'abbattimento selettivo utilizzando cacciatori specializzati. Dal prossimo anno, invece, si punterà alla cattura e alla successiva commercializzazione degli animali. L'operazione avverrà mediante recinti fissi o mobili da installare solo nelle Aree C del territorio del Parco e sui terreni coltivati a lenticchia di Castelluccio. Saranno autorizzati fino a un massimo di quattro recinti per provincia, distribuiti su territori di Comuni diversi. Potranno costruire e gestire i recinti solo gli imprenditori agricoli proprietari o conduttori di fondi all'interno del Parco o di comunanze agrarie. Per aver l'autorizzazione bisognerà partecipare alla selezione indetta dall'ente. I gestori dovranno inoltre conseguire l'abilitazione frequentando un apposito corso. Il Parco vigilerà anche sull'utilizzazione della “biomassa” del cinghiale catturato. Dovranno essere rispettate le norme contro il maltrattamento e per la trasformazione degli animali. Quindi i cinghiali potrebbero rappresentare una nuova fonte economica per alcuni residenti. Dopo il secondo anno di attivazione dei recinti, però, il Parco potrà prevedere il versamento a proprio favore di una somma che comunque non renda svantaggiosa l'attività per il gestore.
(Il Resto del Carlino)

Stelvio - Mondiali di sci a Bormio Proposto un piano d’area

MILANO - Un piano d’area per l’Alta Valtellina in vista dei mondiali di sci del 2005. Lo propone l’assessore regionale al Territorio, Alessandro Moneta, per dissipare i timori degli ambientalisti sui danni che la manifestazione potrebbe arrecare. Moneta ha incontrato il presidente del comitato istituzionale mondiali, Gian Maria Bordoni, il presidente di Legambiente Lombardia, Andrea Poggio, della Valtellina, Giovanni Bettini, Enzo Venini del Wwf e Damiano Di Simine, presidente di Cipra (la commissione per la protezione delle Alpi). «Facciamo un gruppo di lavoro per stendere un protocollo d’intesa per il piano d’area - ha suggerito Moneta -, con la partecipazione di tutti gli enti interessati e del Parco dello Stelvio». (Corriere della Sera)

«Una carta della natura per la rete ecologica dei parchi»

Giovedì 16 ottobre la prima Conferenza del Sistema della Aree protette regionali. Interverranno Formigoni e il coordinatore Federparchi Milena Bertani

Giovedì 16 ottobre è in programma a Carate Brianza il primo convegno sul sistema delle aree protette regionali. Molti gli argomenti che verranno trattati: dalla necessità di creare una carta della natura per tutelare, conservare, e gestire il paesaggio, alla possibilità di nuove forme di governance fondate sulla cooperazione tra le istituzioni e tutti gli attori sociali.
Tra i partecipanti il presidente della regione lombardia Roberto Formigoni, che aprirà il convegno, l'assessore regionale alla qualità dell'ambiente Franco Nicoli Cristani e Milena Bertani, coordinatore di federparchi lombardi. E' soprattutto Milena Bertani che sembra avere la ricetta per migliorare il rapporto tra uomo e natura: « I Parchi lombardi devono essere messi nella condizione di dimostrare che è possibile riconciliare il rapporto uomo-natura, soprattutto in un territorio urbanizzato e antropizzato come il nostro. Un obiettivo da raggiungere è quello del continuo confronto con gli altri soggetti istituzionali.
In questo contesto Parchi e Regione devono attuare la Carta della Natura, un sistema informativo territoriale che coniughi tutte le conoscenze sulle caratteristiche ambientali e di uso del suolo secondo i principi scientifici di classificazione della Convenzione Europea del Paesaggio del 2000»
In sostanza la Carta dovrebbe diventare il riferimento per la valutazione della qualità ambientale utile anche alla progettazione di interventi di recupero paesaggistico.
Tutto questo in linea con gli impegni presi alle Conferenze di Rio e Johannesburg. (Varese News)


Il Giornale dei ParchiTorna alla prima pagina del Giornale dei Parchi