Rassegna del 13 Ottobre 2003

Uccelli mai visti nel Forlivese

FORLÌ - Qualche tempo fa hanno iniziato ad arrivare segnalazioni al servizio Parchi e Riserve dell’Emilia-Romagna su alcuni pappagalli che erano stati avvistati nelle campagne della vallata del Bidente e del comprensorio cittadino. Alcuni coltivatori avevano avvistato sui rami degli alberi dei volatili molto colorati, e li avevano scambiati per uccelli tropicali, visti i colori vivaci delle loro penne. I biologi sono andati a controllare la situazione, e hanno scoperto che non si trattava di pappagalli, bensì di “gruccioni”. Questi sono dei piccoli uccelli migratori che normalmente vivono lungo i fiumi del Nord Africa, e per qualche oscuro motivo hanno deciso di trasferirsi nelle aree umide della Romagna. “Questi animali non erano mai stati visti da queste parti - spiega l’esperto Giancarlo Tedaldi - e non ci sono neppure riferimenti storici ad avvistamenti del genere nel passato. È un fenomeno nuovo”. Fatto sta che il territorio si è arricchito di una nuova specie, il colorato gruccione. Che comunque in Italia non era nuovo, perché era già stato visto nel sud dello Stivale e in Liguria. “Questa migrazione - prosegue Tedaldi - potrebbe essere stata determinata dal fatto che non vengono più tagliati gli alberi lungo i corsi d’acqua, e questi uccelli hanno corridoi di habitat ideale da seguire”. Negli ultimi anni, comunque, le colline forlivesi sono state protagoniste di numerosi movimenti faunistici, soprattutto in entrata. E soprattutto ritorni di animali che erano considerati scomparsi in questo territorio. “È sicuramente aumentata la popolazione di lupi, anche se sono difficili da censire, per via delle loro abitudini erratiche - commenta il biologo meldolese - come del resto sono aumentati i rapaci, e questo è un buon sintomo della salute del territorio. Predatori in cima alla piramide alimentare come le poiane sono infatti molto sensibili a veleni e insetticidi. Qualche animale del genere viene infatti ritrovato morto per avvelenamento piuttosto spesso. Qualche anno fa poi è ritornato a farsi vedere l’istrice, che ora è abbastanza comune nei boschi del Forlivese, mentre molti pensano a un ripopolamento di vipere, che in realtà non si è verificato”.Poi ci sono i casi di animali che si erano estinti... solo agli occhi dell’uomo. “Per tanti anni si è pensato che i granchi di fiume si fossero dileguati - racconta Giancarlo Tedaldi - e invece probabilmente sono sempre stati lì. Solo che il fiume e l’uomo con la tecnologia si sono allontanati, e si è persa l’abitudine a vedere questi piccoli e aggressivi crostacei. Stessa cosa è accaduta per le salamandre acquaiole, più comunemente dette tritoni. Non erano estinte, solo che le donne non andavano più ai lavatoi e non le vedevano più”. (Corriere di Romagna)

Murgia, il Parco della discordia

La presidenza della Regione: trasformare pure i pascoli
Primo round: oggi a Roma la conferenza tra il governo e gli enti locali

Improvvisamente diventa il parco della discordia. La riunione della Conferenza unificata Stato-Enti locali in programma oggi pomeriggio a Roma riserva il classico colpo di coda. Il presidente della regione Puglia, Fitto, ha inviato una lettera nella quale condiziona la conferma del sì del governo regionale ad una modifica delle norme di salvaguardia (il regolamento del parco). La possibilità di autorizzare trasformazioni anche sui terreni a pascolo apre, di fatto, le porte allo spietramento in aree naturalisticamente significative perché ricoperte di steppa. Polemico il fronte dei Comuni (13, tutti nella provincia di Bari) con il territorio nel parco. Le associazioni e l'ex assessore provinciale Veronico gridano allo «scippo». Intanto, con il Forum della Gazzetta uno sguardo al futuro del parco: tra sviluppo e tutela del territorio. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Prime consultazioni per il piano del Parco Gran Paradiso

Da Ceresole è arrivata la proposta di trasferire la sede dell'Ente da Torino in valle

VALLI. Nei giorni scorsi si sono svolte le prime consultazioni per il piano del parco, strumento di pianificazione del territorio di cui il Gran Paradiso deve dotarsi, così come gli altri parchi nazionali, secondo quanto prevede la legge quadro sulle aree protette.
Il direttore dell'ente, Michele Ottino, ed il pool di professionisti incaricati di redarre il piano, che fanno capo all'architetto Federica Thomasset e che sono coordinati dal professor Roberto Gambino del Politecnico di Torino, si sono recati nelle comunità montane Grand Paradis e Valli Orco e Soana per illustrare quanto stanno facendo e per valutare progetti e proposte della comunità locali. Due le riunioni svoltesi sul versante canavesano: una presso l'Ostello di Noasca, a cui sono stati invitati amministratori comunali, associazioni e operatori locali di Ceresole, Noasca, Locana e Ribordone e l'altra presso il municipio di Ronco, a cui erano invitati rappresentanti dei due comuni della Valle Soana (Ronco e Valprato) interessati dal parco.
Alle riunioni ha preso parte un pubblico formato da amministratori comunali e abitanti, peraltro non numerosi, anche perché gli incontri si sono svolti entrambi in un giorno lavorativo (martedì 30 settembre), al mattino a Noasca e nel primo pomeriggio a Ronco. «Troppi i vincoli imposti dal parco, per ogni minimo intervento occorre l'autorizzazione dell'ente - hanno affermato gli abitanti - non siamo più padroni delle nostre case e dei nostri terreni».
«Chiediamo che i nostri paesi siano posti al di fuori del parco» ha ribadito la delegazione della Valle di Forzo. La questione della revisione dei confini dell'area protetta è emersa anche nella riunione svoltasi in Valle Orco, dove rappresentanti di Ceresole hanno chiesto di spostare le paline al di sopra di Villa e delle altre borgate attualmente incluse. Da Ceresole è arrivata inoltre la proposta di portare la sede dell'ente da Torino in una località della valle, in modo da trasferire in loco posti di lavoro, gente e creare nuove attività.
Da parte loro gli amministratori comunali hanno annunciato numerosi progetti per lo sviluppo del turismo invernale, come la pista di sci di fondo che il comune di Locana vuole realizzare nella Valle di Piantonetto, interamente compresa nell'area protetta, o la nuova sciovia di Piamprato, primo passo per il collegamento con Champorcher, che dovrebbe sorgere in una zona adiacente all'area protetta e il cui progetto è già stato presentato in Regione dal comune di Valprato. Ma non mancano progetti di altro genere come quelli prospettati a Ronco sia dall'amministrazione comunale, che prevede la creazione di una cooperativa di produzione di miele con marchio del parco, sia da privati che hanno in programma la costruzione ex novo di un villaggio turistico del Parco Nazionale Gran Paradiso. Le proposte saranno raccolte in un documento dai redattori del piano, i quali, dopo queste prime consultazioni, prenderanno parte ad altre più specifiche riunioni su turismo, agricoltura, valorizzazione del patrimonio abitativo, manutenzione del territorio, a cui saranno invitati gli operatori del settore. (La Sentinella del Canavese)


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