Rassegna del 12 Ottobre 2003

«Una mobilitazione contro la superbase»

La Maddalena - Il Wwf

La presa di posizione del presidente della Regione contro l’ampliamento della base militare americana nell’isola di Santo Stefano è stata salutata positivamente, ma la battaglia si annuncia durissima: occorrerà una mobilitazione generale per indurre il Governo a rivedere e correggere una decisione che i maddalenini bocciano senza appello. In una lettera indirizzata ai sindaci della Gallura, il Wwf territoriale chiede che le giunte e i Consigli comunali adottino una delibera che esprima un parere totalmente contrario al progetto di ampliamento della base. In sostanza, si dovrebbe ripetere la campagna di mobilitazione che, a suo tempo, ha contribuito non poco a ridurre il numero dei passaggi delle petroliere e di altre navi con carichi pericolosi lungo le acque dello Stretto di Bonifacio. Nel documento, l’associazione ambientalista spiega di aver prodotto nei giorni scorsi una documentazione volta a sensibilizzare adeguatamente le popolazioni del nord Sardegna contro il raddoppio delle volumetrie e il possibile consistente aumento di uomini e di mezzi bellici. «La nostra Gallura, a causa dell’accordo del 1972 tra i governi italiano e statunitense Ñ recita il testo del Wwf Ñ ospita sottomarini a propulsione e con armamento nucleare a un passo dalle nostre case, con tutti i pericoli e le turbative intuibili per l’economia turistica in generale e per ogni possibile indotto». Il documento prosegue affermando che «il nucleare può condizionare le scelte future di una massa sempre maggiore di vacanzieri attratti da beni paesaggistici ed ambientali di altissimo pregio, rendendo inutile l’istituzione di parchi, riserve, aree marine protette». Le delibere e una raccolta di firme in corso di svolgimento darebbero, secondo il Wwf, maggiore peso all’intervento regionale e in ogni caso farebbero assoluta chiarezza sulla posizione di chi vive e lavora in Gallura. (L’Unione Sarda)

Critiche al Parco Apuane dal capogruppo di Forza Italia in Comunità montana

GARFAGNANA — Sul Parco delle Apuane interviene anche Giannini capogruppo di Forza Italia alla Comunità Montana: «Il mio intervento nell'ambito del Parco non vuol essere politico, ma tecnico perchè, come vuole il presidente Grassi, non è corretto fare disinformazione, citando sempre le notizie a noi favorevoli e tacendo quelle negative date, tra l'altro, dagli organi istituzionali preposti al controllo. Mi riferisco infatti alla relazione dei revisori dei conti che, in merito ai tre Parchi Regionali, hanno sonoramente bacchettato proprio quello delle Apuane. Molte infatti le critiche su questo Parco: dalla mancata redazione del conto economico, all'avanzo di amministrazione, che è stato di 59mila euro a fronte poi di un avanzo di gestione corrente di poco più di 7mila euro, alle fortissime spese del personale, pari a 843 mila euro, che assorbono il 49,7 per cento delle entrate correnti e ben il 47,67 delle spese correnti. E' su questo tema gli stessi revisori evidenziano la necessità di operare una adegata realizzazione circa le sedi di lavoro dell'ente, in quanto l'attuale situazione è insostenibile. Se pensiamo che ogni comune rientrante nel parco foraggia abbondantemente questa struttura, che poi vuole essere pagata anche dalla C.M, che detti soldi servono in primis a pagare i dirigenti del Parco e il suo presidente, che quando ci è stata presentata la bozza di regolamento addirittura si voleva vietare ai residenti nel Parco di potare le proprie siepi o di andare in giro col proprio cane, che si vogliono far chiudere le cave, anche legiferando sulle aree contigue, nonostante i dubbi di legittimità che vi sono. Se si pensa che si è tolto a moltissimi di noi il diritto di vivere in libertà la propia esistenza a casa propria e tutto ciò ad ora per pagare addirittura 843 mila euro di stipendi al personale, allora presidente capisca se questo Parco sta diventando inviso a una sempre maggiore parte di popolazione». (La Nazione)

Attraversando il parco degli iblei

I Comuni di Ragusa, Chiaramonte, Monterosso e Giarratana entro il mese di aprile 2004 devono aver concluso la progettazione definitiva della sentieristica e percorsi del Piano integrato territoriale. Ieri mattina, i funzionari e i tecnici dei quattro Comuni che aderiscono al Pit del comprensorio montano hanno eseguito i sopralluoghi nelle aree naturalistiche e orientate, che fanno parte di questo circuito di percorsi ed itinerari, che rappresentano l'idea base del Piano integrato. Uno dei motivi fondamentali per cui il Pit montano è stato finanziato, infatti, è proprio quest' idea, «madre» del progetto basata sulla creazione di una rete di aree naturalistiche, ad alto rilievo ambientale, che ricadono nei quattro territori di riferimento.
Si tratta di una rete infrastrutturale e virtuale, che fisicamente esisterà attraverso i percorsi e virtualmente attraverso gli itinerari. Nel complesso essa costituirà il «Parco degli iblei». «Per capire questo concetto del Parco degli iblei - spiega l'ingegnere capo del Comune di Ragusa Franco Poidomani - bisogna fare una netta distinzione fra percorsi ed itinerari. I percorsi sono le strutture che i quattro Comuni montani creeranno fisicamente, quindi tracciando dei percorsi, recintando, sistemando i sentieri, rendendo accessibili aree che attualmente non possono essere fruibili, realizzando tutte le opere strutturali che saranno necessarie per offrire al turista naturalista dei percorsi accessibili, esteticamente notevoli e dotati delle infrastrutture». L'itinerario è invece una questione «virtuale». «Noi tecnici che ieri abbiamo fatto il primo sopralluogo - spiega Poidomani - facendo le verifiche necessarie, possiamo capire e stabilire quali sono le opere che devono essere realizzate per creare dei percorsi. Saranno invece le amministrazioni comunali a definire gli itinerari, che verranno poi indicati con una segnaletica apposita». Ad esempio nei prossimi mesi i rappresentanti dei quattro Comuni potranno stabilire che Cava della Misericordia può costituire da sola un itinerario, o viceversa, questa Cava, insieme a tutte le altre farà parte di un unico «itinerario delle Cave». I quattro Comuni montani, rispetto al finanziamento complessivo ottenuto per il Pit di 35 milioni di euro, hanno 3 milioni e 500 mila euro a disposizione, per realizzare tutte le opere strutturali che dovranno essere eseguite per l'istituzione dei percorsi.
«A partire da aprile, quando scadrà il termine ultimo per la definizione di tutti i progetti dei percorsi - afferma Poidomani rappresentante del Comune capofila del Pit montano - si inizierà con l'esecuzione dei lavori, che dovranno essere conclusi entro 18 mesi». Per la definizione progettuale degli itinerari, invece, i termini di scadenza non sono stati ancora fissati. Ieri i sopralluoghi hanno interessato Cava Misericordia, Cava Volpe e Cava Paradiso (Comune di Ragusa), il sito di Casasia (Monterosso), il parco di Arcibessi (Chiaramonte) e il parco di Canalazzi (Monterosso). In ognuna delle Cave iblee vi sono dei fabbricati o mulini, che presentano un notevole rilievo storico o ambientale. E' questo ad esempio il caso del sito di Canalazzi, dove insistono numerosi caseggiati, che vengono utilizzati dalla Forestale, ente gestore dell'area in questione.
«Nel prossimo sopralluogo che eseguiremo - spiega il tecnico consulente per il Comune di Giarratana Saro Scribano - faremo le verifiche nell'area di Giarratana, cioè nel parco Calaforno e nelle aree dell'Irminio, che investono i territori di tutti e quattro i Comuni del Pit montano». E' stato già definito il cosiddetto «circuito primario» in cui si innesteranno i vari itinerari o circuiti secondari, che possono essere quelli delle Cave o del fiume Irminio. I funzionari e tecnici dei Comuni montani si riuniranno il 14 ottobre e in quella occasione stabiliranno la data del secondo sopralluogo. (La Sicilia)

Un solo sistema turistico nel Cilento Il Parco: «Il territorio non va diviso»

VALLO DELLA LUCANIA. «La Comunità del Parco ha promosso il forum per il turismo sostenibile sulla scorta della Carta europea sul turismo sostenibile nelle aree protette ed è da questi principi che bisogna partire prima di immaginare distretti e localizzazioni che invece di unire dividono». Sulla proposta di sistema turistico locale avanzata da Confindustria, che in uno studio ipotizza un distretto a Paestum e l'altro sulla costa da San Mauro Cilento a Camerota, la risposta del Parco è netta. «Il territorio con la sua Comunità è protagonista del suo futuro ed ogni istituzione ed organo deve confrontarsi con chi ha scelto una strada difficile ma determinante per lo sviluppo duraturo e sostenibile attraverso piani-programmi e azioni ormai in avanzato stato di attuazione», si dice in una nota. «La Comunità del Parco con autorevolezza e determinazione - prosegue - ha ormai assunto il ruolo che gli compete, dare gli indirizzi e proporre le azioni all'ente Parco che, nella sua autonomia, provvede alle scelte e alle determinazioni». Il sistema turistico locale è previsto dalla legge quadro sul turismo e sta ad indicare l'offerta turistica integrata di un contesto territoriale omogeneo così come, dal basso, lo individuano enti locali ed operatori turistici. Nel forum del turismo sostenibile, insediato presso le comunità montane, la proposta in discussione è di un sistema turistico Parco, senza distinzioni di luoghi o di attrattive. «Paestum, Velia e la Certosa di Padula - puntualizza la nota - sono state inserite nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità nel 1998 a Kyoto, in Giappone. Di fatto questa entità costituisce un unicum che, nei suoi differenti caratteri, è stata definita ''paesaggio culturale''». (La Città)

Il Parco al traguardo

L'area protetta si chiemerà «Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese»
Il 20 una riunione a Roma per la ratifica

Si avvia verso la conclusione la vicenda che riguarda l'istituzione definitiva del Parco Nazionale della Val d'Agri-Lagonegrese, in virtù della recente convocazione ad un incontro previsto per il 20 ottobre, che i sindaci dei trenta comuni interessati hanno ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In seguito alla scorsa riunione tenuta il 5 giugno, in cui i protagonisti hanno presentato alcune istanze di modifica del perimetro, questi mesi sono trascorsi lavorando alla nuova mappa fino a giungere alla perimetrazione definitiva, redatta dalla Regione Basilicata, che dovrebbe ormai essere l'ultima. In sede di valutazione delle modifiche richieste dai singoli Comuni, la Regione e il Ministero dell'Ambiente hanno inteso seguire un criterio-guida finalizzato sostanzialmente a non decurtare ulteriormente il parco di altri territori. E' il caso di Abriola e Laurenzana, le cui richieste di esclusione dal perimetro non sono state accettate dal Ministero dell'Ambiente, come si evince da una comunicazione trasmessa alla Conferenza Unificata presso la Presidenza del Consiglio. Tale comunicazione accompagna la lettera di convocazione a sindaci ed altri rappresentanti di enti interessati, a cui è allegato lo schema di decreto del Presidente della Repubblica istitutivo del parco, proposto dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, in attuazione dell'art. 35, comma 5 della legge 394 del 1991. Si giunge, dunque, in vista del traguardo grazie all'ormai convinzione che si dovrebbe trattare delle ultime modifiche ad una lunga e laboriosa perimetrazione, che si presenta come una evidente ricerca delle soluzioni ottimali per il mantenimento dell'equilibrio tra le varie risorse dell'area, a beneficio della loro convivenza ma a scapito della «compattezza» dell'area verde. Si tratta, tuttavia, di un risultato importante che le popolazioni della zona attendevano come strumento cui affidare il loro futuro, che tende a valorizzare l'identità del territorio e le sue vocazioni.
La zonizzazione individua tre tipologie: la Zona1 rappresenta i siti di elevato interesse naturalistico e paesaggistico con inesistente o limitato grado di antropizzazione, come il lago del Pertusillo, i monti di Raparo, Sirino, Volturino, Viggiano ed altri siti di pregio; la Zona2 è quella di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato grado di antropizzazione; la Zona3 è di rilevante valore paesaggistico, storico e culturale con elevato grado di antropizzazione, in sostanza i centri storici soprattutto. La cartografia e il decreto saranno dunque l'oggetto di discussione nella riunione del 20 che, probabilmente, dovrebbe avere un sostanziale ruolo di ratifica. Intanto la prima novità è rappresentata dal nome, che cambia tenendo dentro tutte le espressioni di cui si è discusso negli ultimi periodi: il parco si chiamerà, infatti, «dell'Appennino Lucano – Val d'Agri – Lagonegrese». (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Il rospo protetto diventa un principe del business

PARCO MONTEMARCELLO MAGRA Un'oasi naturalistica finanziata dall'Europa a tutela di rettili e anfibi
La valle dell'Usurana investirà 311 mila euro per offrire ospitalità a studiosi ed escursionisti

Scatta un piano per difendere rettili e anfibi della Val di Vara e sfruttare turisticamente la passione di quanti amano scendere in grotta o negli ambienti umidi per studiare specie rare nel loro habitat.
A partire dal mese di novembre gli inquilini nascosti della Val di Vara - dal rospo smeraldino al tritone punteggiato, dal saettone alla biscia dal collare - saranno sorvegliati speciali. Il Parco di Montemarcello Magra ha infatti approvato il progetto di tutela della fauna minore creando nei comuni di Calice al Cornoviglio, Pignone e Riccò del Golfo tre avamposti. «Un intervento non più rinviabile - precisa Patrizio Scarpellini, direttore dell'ente parco - perché queste specie, particolarmente vulnerabili, stanno soffrendo a causa della progressiva scomparsa di stagni, pozze, acquitrini
e abbeveratoi. Il loro habitatsta cambiando e, in parte, è alterato dall’uso dei concimi chimici in agricoltura».
Da qui la creazione d’un sistema di monitoraggio e allevamento che avendo Sarzana come quartier generale - l’ex oratorio della Trinità verrà trasformato in centro faunistico regionale - veglierà sulla vallata del Vara ricca di siti ad interesse comunitario (sic) proprio per la presenza di rettili e anfibi che l’Europa impone di proteggere. Il progetto
ha previsto un investimento di 311 mila euro e i lavori inizieranno a novembre per terminare tra due anni.
«A Calice - spiega il sindaco, Piero Barbieri - realizzeremo una foresteria con quattro posti letto nel primo piano del castello Doria. Servirà ad ospitare in maniera permanente personale universitario dell’ateneo di Genova coinvolto nel progetto e i collaboratori del parco». In particolare verrà presidiata la valle dell’Usurana ricca di pozze d’acqua dolce dove, accanto alle specie "rare", vivono la rana verde minore, il rospo comune, la raganella e la lucertola muraiola.
«A Pignone e Riccò invece – riprende Scarpellini – realizzeremo due laboratori per lo studio della fauna troglobia (il troglobo è un anfibio senza occhi e senza pigmenti che vive nell’oscurità; ndr) e percorsi escursionistici nelle aree carsiche». Sotto tutela quindi anche la grotta Grande di Pignone, abitata da geotritoni, pipistrelli e troglobi, che si
trova in località La Cava: l’obiettivo è quello di attrezzarla per renderla visitabile tutto l’anno. (Il Secolo XIX)

Antenna nel Parco Assolta Vodafone

L' amministratore delegato della Omnitel, oggi Vodafone, Vittorio Colao è stato assolto ieri in Tribunale a Sarzana. Il mega manager della telefonia cellulare, era imputato di violazione al vincolo ambientale per aver sistemato provvisoriamente un'antenna per la ricezione del segnale per i telefonini in zona parco.
Difeso dagli avvocati Andrea Corradino della Spezia e Pulitano di Milano, il giudice Marta Perazzo l'ha assolto perché il fatto non sussiste. L'episodio è curioso con risvolti quasi grotteschi a partire dall'imputato eccellente chiamato in causa direttamente dal comune di Ameglia che prima aveva dato l'ok per l'installazione dell'antenna e poi ha denunciato il numero uno di Vodafone. I fatti risalgono alla primavera di due anni fa quando l'azienda chiede al Parco di Montemarcello e all’ufficio lavori pubblici del comune di Ameglia il nulla osta per l’antenna provvisoria e posizionata su ruote in attesa che l’Ente Parco rediga il piano per la collocazione delle antenne sul suo territorio. I nulla osta arrivano e l’antenna è messa su. Ma a quel punto interviene l’ufficio tecnico del comune di Ameglia che tramite i vigili urbani che compiono il sopralluogo, denunciano l’amministratore delegato dell’allora Omnitel, Vito Colao per violazione del vincolo ambientale. La vicenda finisce in tribunale e ieri mattina è stata emessa la sentenza di piena assoluzione per l’imputato vip. “E’ singolare che sia stato chiamato in causa direttamente l’amministratore delegato della società - commenta l’avvocato Corradino - l’azienda conta 8500 dipendenti, con responsabili di zona e di settore come abbiamo potuto con facilità dimostrare ed ha agito nella legalità chiedendo i nulla osta, che regolarmente sono arrivati, al parco e al comune di Ameglia, che poi però ha cambiato idea denunciando Colao”. (Il Secolo XIX)

L’allarme del Parco, dietro l’angolo c’è il deserto

Circeo - L’impiego di pesticidi e fertilizzanti ha intaccato la parte organica dei terreni

SABAUDIA — L'impiego sempre più massiccio di fertilizzanti e pesticidi, in un'agricoltura sempre più intensiva ed industrializzata, ha compromesso in modo forse irrimediabile la parte organica del terreno, con crescenti rischi di desertificazione in ampie zone della provincia pontina comprese quelle circostanti il Parco nazionale del Circeo.
Un vero e proprio grido di allarme quello lanciato dal biologo Sergio Zerunian nella prima giornata dei corsi di informazioni ambientali promossi dal Rotary club Latina-Circeo. «Questo tipo di agricoltura, unitamente ad allevamenti zootecnici altrettanto invasivi come quelli esistenti nell'area di Fogliano, hanno provocato la perdita di intere comunità erbacee, andando ad intaccare persino quelle protette dalla normativa comunitaria.
A questo si deve aggiungere il fenomeno ormai inarrestabile della crescente pressione antropica che provoca l'erosione costante del nostro sistema dunale». Siamo di fronte ad una fascia costiera molto fragile perché costituisce una zona di confine tra ecosistemi molto diversi tra di loro, terra e mare, e che in uno spazio ristretto ospita un insieme di componenti ambientali strettamente interagenti: mare, sabbie della spiaggia e sabbie dunali ma anche falda freatica che alimenta la vegetazione più evoluta.
Per quanto riguarda il Parco nazionale del Circeo misure iniziate a partire dal 1965 indicano un abbassamento lento, irregolare ma sensibile della falda freatica contenuta nella duna litoranea e nella contigua formazione geologica della Duna Continentale, da imputarsi ai crescenti prelievi di acqua essenzialmente a scopi irrigui.
Ma l'impiego sempre più massiccio di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura, ha ribadito il Zerunian, ha avuto conseguenze nefaste anche su fiumi, canali e torrenti intaccandone la capacità di autodepurazione. (Il Tempo)

«Il bacino imbrifero diventi un grande parco»

Trasimeno - Il progetto dei Verdi per il rilancio del territorio

Risolvere i problemi del Trasimeno creando un parco che non comprenda solo il lago e la zona rivierasca, come è nell'attuale classificazione, ma l'intero bacino imbrifero. La proposta è dei Verdi dell'Umbria, secondo cui «il rilancio dell'area deve venire da un progetto che coniughi la tutela dell'ambiente e l'offerta di un turismo ecosostenibile, in quanto il lago non può sostenere l'impatto di coltivazioni intensive e ad alta necessità di acqua, gli allevamenti intensivi e l'uso idropotabile per Castiglione del Lago e per le zone limitrofe».
L'idea del parco, intesa come tutela, sarebbe quindi la strada ideale per coniugare tali esigenze, anche se secondo il presidente dei Verdi, Franco Parlavecchio, «agli interventi straordinari bisognerà accompagnare una serie di azioni che avrebbero dovuto essere svolte ordinariamente negli anni passati, visto che se le istituzioni competenti fossero intervenute tempestivamente per risolvere i problemi del Trasimeno, oggi non sarebbe stato necessario ricorrere ad interventi di emergenza così massicci». Il Sole che ride propone inoltre «la costruzione di un anello fognario con depuratori che evitino l'immissione nel lago di reflui dell'attività umana, degli allevamenti e delle industrie. Le acque depurate, comunque, non devono essere immesse nel lago, in quanto la balneabilità del bacino è condizione indispensabile alla fruibilità turistica della zona». Sulla questione interviene anche il consigliere provinciale di An, Antonio Aiello, secondo cui sono altri gli interventi da attuare immediatamente: «Una misura che non può più essere rimandata è la ripulitura e la manutenzione dei canali per il drenaggio delle acque piovane».
Aiello denuncia anche che «da 10 anni c'è uno scarso interesse da parte degli enti locali sul problema del lago, che ha fatto registrare anche uno spreco di denaro pubblico in progetti che poi si sono dimostrati inutili ed inadeguati, come l'ipotesi dell'ampliamento del bacino imbrifero. L'indecisione della forze dell'attuale maggioranza ha portato a peggiorare la situazione idrica e anche se il Governo sta facendo la propria parte, tocca alle istituzioni locali mettere in atto iniziative concrete, tenendo presente le istanze di agricoltori, residenti ed operatori turistici». (La Nazione)

Parco del Taburno, Izzo: «Perchè i fondi non sono stati ancora investiti?»

Parco Naturale del Taburno, convegno a Montesarchio organizzato dall'Udeur. Così il sindaco della cittadina caudina: "Gli impegni promessi? Fino ad oggi sono state fatte solo chiacchiere".

Il mancato decollo del Parco Naturale del Taburno e le aspettative occupazionali e di sviluppo ad esso collegate, e la necessità di redigere il PIT, progetto integrato territoriale, sono state le argomentazioni al centro dell’incontro dibattito che si è tenuto sabato sera presso l’Hotel “Il Castello”, organizzato dalla sezione dell’Udeur di Montesarchio. Pietro Lonardo, commissario della sezione caudina dell’Udeur, ha introdotto i lavori sul tema del convegno “I Parchi naturali”, che diventa ancora più importante, dopo che anche il Patto Territoriale per il Taburno è stato finanziato, ed ha chiesto ai relatori presenti i motivi del ritardo nel decollo dei Parchi. Antonio Izzo, sindaco di Montesarchio, si chiede per quale motivo, nonostante i presupposti positivi ed i finanziamenti già ottenuti, circa 50 miliardi stanziati e da spalmare sui 14 comuni che fanno parte dell’area Parco, ancora non sono stati investiti. Fino ad oggi, secondo Izzo, sono state fatte solo chiacchiere. Secondo Michele Giordano, presidente della Comunità Montana del Taburno, la Regione non sta svolgendo il suo ruolo di programmazione e di legiferazione, ma sta guardando solo all’aspetto gestionale della questione, che invece dovrebbe essere di competenza degli enti locali. Inoltre, Giordano è convinto che una buona parte della cittadinanza non conosce l’esistenza e l’importanza di un Parco, ma ancor più grave, afferma, “è che lo ignorino anche molti politici ed operatori”. Inoltre, Giordano, replica a Nico De Vincentis, moderatore dell’incontro che chiede se il Parco è una promessa dal punto di vista dello sviluppo o una minaccia a causa dei vincoli che con la sua individuazione vengono a crearsi, ed afferma che “il Parco è soprattutto un patto, un ente nascente con cui i comuni che ne fanno parte si misurano e che ha nei suoi obiettivi una parte del territorio da proteggere e da privilegiare, esaltandone le sue caratteristiche paesaggistiche, ambientali, storico culturali e di tradizioni”. Maurizio Frassinet, commissario del Parco del Matese, invita a riflettere su come il Parco e l’ambiente possono diventare risorsa. Frassinet, fa parte dello staff di Bassolino per seguire la nascita dei Parchi, che sono aree protette e nascono per conservare la natura, e salvaguardare la biodiversità. In Italia, afferma Frassinet, la legge quadro sulle aree protette è nata il 1991, mentre nel 1993 la Regione Campania ha emanato la legge sui Parchi. Entro il 30 novembre, si dovrà presentare il PIT, (progetto integrato territoriale). Il Parco, afferma Frassinet, è l’unica occasione per zone interne, per sviluppare e creare attività. La zona protetta può diventare turismo culturale con indotto nei vari settori. Secondo Pasquale Giuditta, commissario del Parco del Partenio, invece, Montesarchio deve candidarsi ad essere il punto di riferimento dell’ area del Partenio e del Taburno che possono diventare una sola cosa e punto di riferimento per l’area metropolitana. La presenza di molti amministratori dei comuni che fanno parte dell’area del Taburno ha confermato la importanza del tema. All’incontro erano assenti il commissario del Parco del Taburno, Pompilio Forgione, e Ugo De Flavis, assessore all’ambiente della Regione Campania. (News Vallecaudina)

«Troppi ritardi per il parco del Taburno»

«Territorio sin qui penalizzato dall’istituzione dell’area protetta. Si fatica per mettere a punto i Pit»

Parco naturale del Taburno dalle prospettive incerte a giudicare dalla scarsa attenzione che vi riservano gli organi precostituiti e la stessa regione Campania? La risposta è affermativa a sentire le lamentele del sindaco di Vitulano, Antonio De Maria, che sull’interesse sin qui mostrato per l’area protetta - 12.370 ettari, 14 i Comuni interessati - ha tanto da recriminare.
La fascia tricolore parla apertamente di disimpegno del commissario regionale Mario Lupacchini che non convoca il comitato istituzionale dell’ente parco dai primi giorni del gennaio scorso quando si disse che sarebbe stato imminente un altro incontro. «Dieci giorni si disse - rammenta De Maria - invece sono trascorsi dieci mesi e ancora non c’è sentore di una convocazione. Si sta perdendo del tempo prezioso - fa notare il sindaco di Vitulano - e non ci si rende conto che in gioco sono gli interessi di tanti che risiedono nel perimetro del parco e che sono costretti a fare i conti con i numerosi vincoli che l’istituzione dell’area protetta comporta e, di contro, ancora non si registra quell’impegno che, negli obiettivi della perimetrazione, doveva creare quelle prospettive di sviluppo decisive per i territori montani».
De Maria focalizza la sua attenzione sul Piano Integrato Territoriale e parla di ritardi eccessivi nei riferimenti dell’ente parco all’opportunità di crescita per il territorio. «Una penalizzazione - ammette - che ogni giorno che passa si fa sempre più insopportabile.. Non è che dobbiamo individuare le responsabilità in quell’area politica che garantisce e copre il commissario?»Il lavoro di strutturazione del vertice del parco del Taburno necessita di altri adempimenti. Tra questi l’elezione del direttore generale e della giunta esecutiva. Cosa fatta per la presidenza del della Comunità che, come è noto, è stata attribuita a Pompilio Forgione, sindaco di Solopaca. Manca ancora la definizione del regolamento, cosa che il vicino Parco del Matese, di cui fanno parte altri cinque Comuni della provincia sannita, istituito con la stessa legge regionale, ha già messo a punto e in via di adozione. Per non parlare, poi, del riferimento ai Pit. Il commissario Maurizio Frassinet ha già attivato le procedure coinvolgendo i sindaci e le associazioni, ambientaliste e non, per ascoltare direttive e suggerimenti. Doppia velocità, dunque, per le due aree limitrofe. (Il Sannio Quotidiano)


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