Rassegna del 08 Ottobre 2003

L'associazione "plaude" all'iniziativa della regione

Emilia Romagna - LIPU: positivo aumento delle zone protette

(Dire) - Bologna - crescono le zone protette speciali in emilia-romagna. con una delibera dello scorso 1 ottobre, la giunta di viale aldo moro ha infatti aumentato da 41 a 61, per un totale di 155 mila ettari in tutto il territorio regionale (pari a 20 mila nuovi ettari protetti), le zone di protezione speciale (zps) che rientrano all'interno della rete natura 2000, in particolare nelle province di parma, modena e bologna. una decisione che riscontra il "plauso" della lipu, la lega italiana protezione uccelli dell'emilia-romagna, che quindi esprime la propria "soddisfazione": con questa delibera, la regione emilia-romagna "risulta essere la seconda regione italiana a reagire alla sentenza della corte di giustizia europea, che condanna l'italia- scrive in una nota ariel brunner, responsabile rete natura della lipu- come inadempiente in materia". ma la delibera regionale non risolve ancora tutti i problemi: "esistono ancora piccole carenze, come la non completa designazione del fiume taro".

Condono. Matteoli:brutto segnale, ma senza problemi

(Dire) - Roma - questo condono "e' una misura limitata, controllabile e non creera' problemi". il ministro dell'ambiente altero matteoli torna a parlare di abusivismo e sanatorie e lo fa dai microfoni di "radio anch'io". "come altri- spiega il capo del dicastero ambientale- avrei preferito non dover varare questa misura. quando si fa un condono- ammette- e' un brutto segnale, ma la misura decisa dal governo non creera' problemi". alla base del condono edilizio voluto dal governo, spiega dai microfoni di "radio anch'io" matteoli, "c'e' stato un lungo dibattito. da parte mia- spiega- ho cercato di far varare un condono meno pesante". l'articolo 7 ("quello centrale"), al comma 2, inserisce i casi "suscettibili di sanatoria", ma al comma 3- sottolinea matteoli, spiegando ai radioascoltatori la misura decisa dall'esecutivo- fa una lunga lista delle situazioni in cui non si potra' ottonere la sanatoria: "ed e' significativo quello che abbiamo escluso". non potranno ottenere il condono persone in odore di mafia, abusi realizzati su territori sottoposti a vincoli ambientali, paesaggistici, storici, idrogeologici come neppure strutture realizzate su territori colpiti dalle fiamme, spiega matteoli. si tratta, insomma, "di un condono limitato, controllabile". se ci fossero state altre risorse economiche, ammette il ministro, "anch'io avrei preferito non varare una misura di questo tipo". in questo momento, e' necessario pero' trovare nuove risorse: "abbiamo ereditato- ricorda matteoli- una situazione deficitaria e tra le mille cose analizzate siamo stati costretti a optare per il condono".

Condono. Matteoli: sindaci hanno chiuso non uno, ma due occhi

(Dire) - il mattone selvaggio e' piu' facile realizzarlo nelle grandi citta', ma quando si tira su' una stanza abusiva in un paese serve la complicita' di qualcuno. nei piccoli centri, infatti, si sa tutto di tutti. ai microfoni di "radio anch'io" il ministro dell'ambiente altero matteoli lancia un'accusa precisa ai sindaci dei piccoli centri che "spesso hanno chiuso non uno, ma due occhi". per il capo del dicastero ambientale "o si negano i numeri dell'abusivismo in italia" o si da' per scontata la complicita' di alcune amministrazioni locali. nel nostro paese, per molti anni, "dal piccolo comune alla grande citta' si e' solo voluto sfruttare il territorio". per questo e' arrivato il momento "che ognuno si prenda le proprie responsabilita'". il nodo della questione pero', sottolinea il presidente di legambiente ermete realacci confrontandosi con matteoli ai microfoni di "radio anch'io", "e' che cosi' non si fa pagare chi non ha rispettato la legge". per il ministro pero', con il condono "comunque fai pagare una cifra a queste persone, c'e' insomma una sorta di punizione". tanto, conclude, "la casa abusiva resta li', non e' che viene cancellata".

Condono. Matteoli: no da regioni? Ho dubbi di incostituzionalita'

(Dire) - Roma - "ho qualche dubbio sulla costituzionalita'" delle misure prese dalle regioni contro il condono. lo dice, intervenendo alla trasmissione radiofonica "randio anch'io", il ministro dell'ambiente altero matteoli. sempre parlando delle iniziative prese dalle regioni, e tirando in ballo in particolare la toscana, matteoli spiega che si tratta "per lo piu' di misure propagandistiche". per quanto riguarda l'abusivismo edilizio e' da preferire il controllo centrale? alla domanda, risponde secco matteoli: "certamente si'".

Il ministro Matteoli: «Sviluppo e posti di lavoro dalle aree protette»

L’AQUILA - «Cerchiamo di non ingessare i territori, ma a gestire le aree protette creando sviluppo e posti di lavoro e non tenendo conto solo di aspetti ragionieristici». L’invito è arrivato dal ministro per l’Ambiente, Altero Matteoli, durante il convegno organizzato dalla Cisl sul tema ”Massiccio del Gran Sasso: un progetto di sviluppo, un esempio per le altre zone di montagna” che si è tenuto ieri mattina nei laboratori dell’Istituto di Fisica nucleare ad Assergi
Nel suo intervento Matteoli, che era accompagnato dal sottosegretario alle Infrastrutture Nino Sospiri, ha sottolineato «che l’Abruzzo deve seguire la strada tesa a favorire il flusso di cittadini all’interno delle aree protette, a sfruttare le vocazioni della zona e a creare anche uno sviluppo di carattere economico, naturalmente tenendo conto del territorio».
Sulla vicenda del terzo traforo e della decisione presa dal Tar abruzzese, il ministro ha aggiunto che non è mai stata sua abitudine fare commenti ogni volta che in una questione entra in ballo la magistratura. «Solo quando quest’ultima -ha detto- avrà svolto il proprio ruolo e sarà arrivata alle determinazioni, allora si potrà dare un giudizio».
Intanto il presidente della giunta regionale, Giovanni Pace, ha annunciato che istituirà un tavolo esclusivamente dedicato allo sviluppo del Gran Sasso.
Pace ha ricordato che la Regione ha già intrapreso la strada dello sviluppo sostenibile e del riequilibrio delle aree interne. «Ci siamo avvalsi -ha continuato- di consistenti somme prelevate non solo dal bilancio regionale ma anche facendo leva sui fondi comunitari». Pace ha rilevato che «sono una realtà tutti gli strumenti di contrattazione negoziata come i Pit, i Prusst, o i contratti di programma che incideranno visibilmente sulle aree interne in termini di nuove infrastrutture e di riqualificazione urbana».
Poi l’assessore regionale Giorgio De Matteis ha annunciato la ripartizione di una prima tranche di fondi Cipe per oltre 20 milioni di euro al Prusst d’Abruzzo, ”Città diffusa dei parchi”. A conclusione del suo intervento, De Matteis ha detto che «la Regione è disposta sin da ora a chiudere il più presto possibile il Piano d’Area del Gran Sasso». (Il Messaggero)

A caccia di fondi per sopravvivere

Convegno ad Amandola di Forza Italia sul piano venatorio nel territorio dei Parchi Sibillini e Laga

AMANDOLA - Ha analizzato le critiche sulla caccia l'incontro dibattito pubblico che si è tenuto recentemente ad Amandola, organizzato dal Gruppo Provinciale di Forza Italia in collaborazione con le segreterie locali della Casa delle Libertà.
Sono intervenuti Vittorio Santori, capo gruppo provinciale di Forza Italia e Guido Castelli, consigliere regionale di Alleanza Nazionale. Ha portato il saluto Cecilia Biondi, vice presidente del consiglio provinciale. Coordinatore è stato Lando Siliquini, consigliere provinciale FI.
Secondo una nota emessa da quest'ultimo, sono molti i motivi di scontento che sono emersi durante la discussione. Innanzi tutto "la forte riduzione del territorio utilizzabile, problema sentito nell'entroterra ascolano dove sono presenti due parchi. Poi l'eccessivo esborso per i cacciatori, rispetto alle limitazioni loro imposte, con la Regione che storna i fondi così accumulati per ripianare debiti di altri settori. Le aree di ripopolamento e cattura non concordate. L'apertura anticipata della caccia ai cinghiali, decisa contro il parere dei locali che avrebbero voluto evitare, ad ottobre, la turbativa alla caccia ai colombacci e ad altre specie, nonché alla raccolta dei frutti di bosco. Le assurdità venute fuori dal piano faunistico regionale relativamente ai periodi e al numero di esemplari abbattibili. I cavilli burocratici che stravolgono la natura stessa della caccia. L'abbattimento selettivo dei cinghiali nel Parco che ha finito con lo scontentare tutti, sperperando ingenti somme di denaro pubblico senza risolvere i problemi».
Inoltre nell'incontro sono state sottolineate «le contraddizioni nel divieto di introdurre cani da caccia nel parco, che a sentire gli ambientalisti disturberebbero la selvaggina, quando non c'è lo stesso divieto per cani con altri fini. Infine le contraddizioni e le ipocrisie della sinistra, condizionata dagli ambientalisti di facciata». Si è parlato inoltre «zdelle proposte di modifica alla legge 157 del 92, formulando l'ipotesi di zone di ripopolamento e cattura da inserire all'interno dei parchi, in modo da evitare che esse sottraggano altro territorio alla caccia. Una soluzione che metterebbe tutti d'accordo, senza stravolgere la funzione dei parchi stessi». La Casa delle Libertà ha voluto così recepire le esigenze del territorio per rappresentarle in sede nazionale. (Corriere Adriatico)

La montagna, un "laboratorio" che esige tutela

Esigenze e proposte all’incontro pubblico con i presidenti del Parco delle Dolomiti bellunesi e di quelle d’Ampezzo

La montagna come laboratorio di ricerca e di sperimentazione. Ma sempre all'insegna della tutela dei patrimoni naturali che ne contraddistinguono gli ecosistemi.
L'attesa conferenza di San Vito, con due specialisti del settore sul palco della sala comunale, e il successivo dibattito hanno cercato di chiarirne le dimensioni e le prospettive. Era questo l'atto finale delle iniziative ideate per celebrare i 250 anni dalla costruzione della "marogna" di Giau, e l'accurato programma, studiato da Daniele Lucia e dai suoi collaboratori, aveva previsto, a conclusione di una decina di giorni molto intensi, una conferenza dal titolo emblematico: il valore socio-economico del territorio e la sua valenza fondamentale per la vita delle comunità alpine. Introdotti da Marco Sala, coordinatore della serata, Walter Bonan, presidente del parco nazionale delle Dolomiti, e Michele Da Pozzo, direttore del parco delle Dolomiti d'Ampezzo, hanno fornito alcune risposte alle molte attese delle popolazioni residenti perché la montagna diventi "una via per il futuro dal cuore antico".
Mentre Dino Fava, un ambientalista invitato a salire sul palco, ha posto l'accento sulla sempre attuale domanda di naturalità, di spazio non inquinato, di regolamentazione del traffico e degli accessi, dell'incidenza determinante del clima sulle prospettive economiche, in particolare su quelle legate a progetti di nuovi impianti di risalita ("alcuni noti centri invernali alpini, come Kitzbuel, sono in crisi perchè non nevica più") , di contenimento di un inarrestabile sviluppo edilizio di seconde case, che pare non conoscere nè soste nè moderazione.
I temi, però, soprattutto nella valle del Boite e a San Vito in particolare, hanno bisogno di trovare nuovo respiro, in un contesto più ampio e di confronto delle idee. La domanda essenziale è questa: che cosa si vuole diventi il San Vito (o la valle del Boite) del futuro? Daniele Lucia se l'è chiesto esplicitamente, sollecitando un dibattito pubblico tra Comune, Regole (assenti alla conferenza) e operatori. In discussione l'ipotesi di collegamento con l'alto agordino e la val di Zoldo (otto impianti, cento miliardi) e la crescita enorme di seconde case, meglio definita col termine di speculazione edilizia. «Ma la colpa non è del Comune - ha detto il sindaco - ma dei sanvitesi che si sono venduti i loro terreni». L'incontro ha mirato anche a cogliere il significato diverso dell'immagine evocata dal nome "parco", oggi ancorata al concetto di laboratorio di vita e di integrazione di varie attività.
«E' anzi la prova che si può instaurare un nuovo rapporto con il territorio, per accrescere il senso dell'appartenenza e dell'identità di chi abita la montagna, che deve farsi percepire come la vera casa comune». Alle parole di Walter Bonan hanno fatto seguito quelle di Michele Da Pozzo, che, tra l'altro, ha fornito i dati sui "passaggi" degli escursionisti estivi sulle forcelle più note che circondano Cortina: una media di mille al giorno, con picchi anche di tremila nelle giornate di punta. «Ma occorre insistere sul coinvolgimento e sulla partecipazione della gente e contemporaneamente diffondere le modalità di una fruizione naturalistica ormai irrinunciabile».
Scollinato il nuovo millennio, la montagna si presenta sempre più legata da un filo di solidarietà che attraversa le esperienze comuni e che rilancia un nuovo rapporto tra conservazione e sviluppo ecocompatibile, tra vulnerabilità del territorio e sfida alla ricerca delle nuove fonti energetiche. L'incontro di San Vito se n'è fatto puntuale portavoce. (Il Gazzettino)

Vesuvio - L’affermazione della cultura di sistema

Il seminario svoltosi nei giorni scorsi nella sede dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, a San Sebastiano, è il primo di una serie di incontri programmati nell’ambito del “Protocollo di collaborazione e cooperazione” sottoscritto tra Regione e Anci Campania sulla base del progetto Postit (Piano Operativo di Supporto Tecnico per l’Integrazione Territoriale).
L’iniziativa, promossa dall’Anci, ha lo scopo di far crescere la consapevolezza e la partecipazione degli amministratori e dei funzionari pubblici alle politiche di sviluppo regionale ed ai mezzi a disposizione del territorio.
Il progetto Postit prevede, in questa fase, l’attuazione nelle diverse province campane dei Seminari di Sistema Locale, organizzati in quelle aree identificate nelle Linee guida del Piano Territoriale Regionale come le più adatte a favorire processi integrati di pianificazione e programmazione.
In questo primo appuntamento, i sindaci e gli amministratori delle comunità che rientrano nell’Area Vesuviana Interna, potenziale aggregazione di dodici Comuni a vocazione rurale e industriale, sono stati invitati a confrontarsi con i responsabili regionali sulla opportunità di utilizzare le occasioni derivanti dagli investimenti comunitari per “fare sistema” e conferire caratteri di maggiore competitività al territorio amministrato.
Convinto che non si debba sprecare questa occasione, il presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, Amilcare Troiano, ha ricordato il ruolo svolto dall’Ente Parco nel consolidamento della cultura della coalizione nell’area e nella elaborazione del Pit Vesevo.
“Incontri come questo — aggiunge — rappresentano un utile contributo al necessario processo di integrazione che sta interessando le istituzioni e i programmi di sviluppo dell’area”.
Una cultura di “sistema”, quindi, che si sta affermando e della quale i Comuni devono diventare i principali protagonisti, aggregandosi ed esercitando, con rinnovata consapevolezza, la responsabilità dell’attuazione e della gestione dei progetti per lo sviluppo del territorio. Osvaldo Cammarota, per Anci Campania, ha sottolineato la necessità di costituire in forma stabile e permanente le due “soggettualità collettive” che rappresentano i pilastri delle azioni integrate di sviluppo: un forte partenariato, rappresentativo degli interessi diffusi del territorio, e un Soggetto responsabile, costituito e controllato dai Comuni del Sistema Locale, in grado di garantire l’attuazione degli interventi.
Pasquale Granata dell’Anci Campania è convinto che sia la Regione che la Provincia abbiano ben compreso la necessità di sostenere fortemente una nuova centralità delle Autonomie Locali , perché esse rappresentano il livello di governo più prossimo al territorio. “Dalla capacità operativa e dall’efficienza organizzativa dei Comuni — afferma — dipende il più efficace esercizio delle funzioni di programmazione, indirizzo e controllo che la legge di riforma attribuisce ai livelli istituzionali sovralocali”.
Pur essendo emersi, nel corso del seminario, alcuni elementi di perplessità sulla effettiva omogeneità del Sistema Locale individuato, la condivisione di esigenze, esperienze e vocazioni produttive, ha fatto emergere una forte propensione a fare coalizione tra i Comuni interessati. Questo desiderio di unirsi, ha tenuto a sottolineare Francesco Escalona, dell’assessorato regionale di urbanistica, “ha ispirato l’azione dell’amministrazione di Palazzo Santa Lucia, tesa soprattutto, negli ultimi tempi, ad evitare quelle difformità tra i lavoro dei vari assessorati che tanto spesso ha prodotto farragini burocratiche e incertezze progettuali”.
Tutti i sindaci e gli amministratori convenuti hanno riconosciuto l’utilità e la convenienza di potersi avvantaggiare dell’Ente Parco come struttura istituzionale e di gestione amministrativa che già opera alla dimensione sovracomunale.
Il direttore Carlo Bifulco ha testimoniato lo sforzo che l’Ente sta compiendo per essere all’altezza di tali aspettative, ma ha anche rappresentato la necessità di procedere ad un graduale e progressivo adeguamento della struttura man mano che si dovrà procedere alla trasformazione dei programmi in realizzazioni concrete. (Il Denaro)

La diffida si ferma Sagramola consulta

Conero - Amagliani convocherà la nuova giunta

Un incontro non appena sarà insediata la nuova giunta esecutiva del Parco del Cònero per chiarire quali sonole richieste della Regione. Con la certezza di avere quell'ascolto che con la giunta precedente non c'è stato. E' la posizione dell'assessore Marco Amagliani dopo la riunione di giunta di ieri mattina. Nessuna ulteriore delibera regionale, quindi, ma come auspicato da Amagliani, ha prevalso "la linea del buon senso". "Ho chiarito ogni aspetto con l'ufficio legale - ha detto l'assessore uscendo dalla riunione -. Non ci sarà bisogno di nessun altro atto da parte della Regione. Al momento aspettiamo che il Consorzio del parco elegga la nuova giunta. Poi in un incontro ufficiale avanzeremo le nostre richieste che essendo quelle già formulate con la Provincia non ci sono dubbi che saranno accolte".
Per quanto riguarda la nuova giunta del Parco, il presidente Giancarlo Sagramola ha deciso di avviare una serie di consultazioni con gli enti locali, le associazioni e i partiti politici per giungere a una soluzione che contemperi tutte le esigenze. "Voglio - ha detto Sagramola - costruire un rapporto, ascoltare tutti. Capisco che nessuno si aspettava la mia elezione e che questa abbia creato disorientamento. Ma non farei un dramma dei commenti negativi: le persone si incontrano, le montagne restano ferme". (Corriere Adriatico)

Val Genova, bene il traffico regolato

Si è chiusa in questi giorni la stagione turistica nella zona cara agli escursionisti bresciani, poco oltre l’abitato di Pinzolo
Nello stupendo scenario alpino si è riversato un maggior numero di visitatori, senza il caos degli anni scorsi

Si è concluso da poche settimane in Val Genova il periodo di regolamentazione dell’accesso per le auto, ideato e curato dal Parco in accordo con i 7 Comuni interessati. Ed il bilancio dice di un criterio articolato, che ha visto in funzione numerosi bus-navetta, che s’è rivelato razionale, efficace: un innegabile successo. A questo ottimo risultato hanno contributo in misura determinante l’impegno e la pronta disponibilità, sempre cordiale, dei numerosi giovani, muniti di radiotelefono, addetti alla regolamentazione del traffico; nonché l’opera non certo leggera dei conduttori dei pulmini su quel percorso «Ponte Maria - Malga Bedole» di soli 8 chilometri, ma in forte pendenza e tutto una curva, con il susseguirsi anche di stretti tornanti. L’afflusso dei visitatori è stato ancor maggiore del passato; ma a differenza degli anni scorsi, la gente s’è molto ben distribuita nel tempo e sui luoghi; così che non si sono verificate le spiacevoli condizioni di caos un tempo consuete. Per quanto riguarda gli escursionisti, la stagione appena conclusa ha visto la realizzazione di un antico sogno dei vecchi amanti di questa magica valle: con lavori notevoli e la posa in opera di un buon numero di passerelle, scale, gradini (tutti in legno) è stao completato dal «Ponte verde» (prima delle Nardis) fino alla Malga Bedole, il «Sentiero delle cascate», un percorso affascinante, che ora è alla portata di tutti. Numerosi bambini, assistiti con cura da alcune divertite guide alpine di Campiglio, si sono molto impegnati e hanno «arrampicato giocando« sul nuovo percorso attrezzato e sul «ponte tibetano» nei pressi di «Ponte Maria». Con la chiusura dei rifugi (il 20 settembre), come sempre la strada è stata vietata al transito delle auto e nella parte alta della valle è tornato il silenzio. (Giornale di Brescia)

Il parco frena e pesa l´incognita «elezioni»

Adamello Brenta - Il sindaco di Bocenago se ne va sbattendo la porta. «Senza le scuse mi opporrò»
«Turbolenze» su Zeledria
Una base operativa per l´elicottero: contrasti in serie
Prevista una struttura per i soccorritori e un hangar «smontabile»

Il progetto per la realizzazione di una base operativa per l´elicottero a Malga Zeledria sta piano piano piano prendendo forma ma durante il tragitto sta incontrando qualche «turbolenza». L´ultimo incontro si è avuto il 17 settembre scorso e in quell´occasione il sindaco di Bocenago, Mauro Alberti, invitato all´ultimo momento, se ne è andato sbattendo la porta. Definito presenza non desiderata dal dirigente del servizio ripristino della Provincia, Pierluigi Dal Rì, il primo cittadino «proprietario» dell´area sulla quale dovrebbe sorgere la base dell´elisoccorso, ha lascito la riunione promettendo battaglia. «Non sono contrario al progetto - puntualizza il sindaco - ma mi opporrò in ogni modo se qualcuno non verrà a scusarsi per come sono stato trattato».
Per capire bene la questione bisogna tornare alla metà di settembre quando, dai vertici del parco Adamello - Brenta - coinvolti nella questione in quanto la base che dovrà essere realizzata si trova all´interno dell´area protetta - il sindaco viene a conoscenza dell´incontro in Provincia al quale sono stati invitati Fabio Berlanda, capo dei vigili del fuoco, il Comune di Pinzolo, i vertici del Parco, Bruno Avi, capo degli elicotteristi, Adriano Alimonta, capo del soccorso alpino e Claudio Bortolotti, capo della protezione civile. Sull´elenco non c´è però traccia del Comune di Bocenago. In realtà la base si verrebbe a trovare nel comune di Pinzolo, ma il terreno è di proprietà del comune di Bocenago. A quel punto il sindaco Alberti chiama Adriano Alimonta per avere chiarimenti. Dopo un giro di telefonate l´invito arriva direttamente da Bortolotti. Tutto sistemato? Macché. «Il dirigente Dal Rì mi ha fatto presente che non sono stato invitato perché il proprietario del terreno, ossia il Comune, non era ben accetto. A quel punto mi sono alzato e me ne sono andato». Un no alla base di malga Zeledria che è dunque dovuto ad uno screzio più che ad una divergenza sul progetto.
«L´iniziativa l´abbiamo sempre vista con grande favore. Il minimo è però essere coinvolti».
Diversi i paletti messi dall´ente parco che pur essendo favorevole nella sostanza non si è ancora pronunciato in quanto il regolamento in materia è chiaro. Niente nuove costruzioni se non ristrutturazioni di quelle esistenti. «Noi abbiamo sempre dato la nostra massima collaborazione - spiega Antonello Zulberti, presidente del parco - ma bisogna vedere il tipo di struttura che viene proposta e solo allora potremo dare il nostro giudizio. È da valutare anche la possibilità di trovare un posto fuori dal parco». Molto si gioca sulle dimensioni che avrà la struttura. Oltre alla piazzola, infatti, il progetto prevede un edifico per ospitare i vari equipaggi. E poi c´è la questione dell´hangar: «L´idea - spiega Claudio Bortolotti - è quella di fare una struttura smontabile a fine stagione in quanto comunque l´elicottero in quella zona serve solamente nei mesi estivi. Inoltre è prevista un piazzola illuminata per i voli notturni». E se le dimensioni dovessero superare i limiti previsti dall´attuale regolarmente non è esclusa una deroga da inserire nel nuovo piano del parco.
Un nuovo incontro tra le parti è ora previsto per la prossima settimana quando gli amministratori, quelli del parco, gli uomini del soccorso alpino e quelli del nucleo elicotteri, dovranno incontrarsi per trovare dei punti in comune. In ballo non c´è solo una piazzola ma anche la politica del soccorso nei prossimi anni.
Cosa sarà la nuova malga Zeledria? Una «succursale» del nucleo elicotteri di Trento da gestire con gli stessi principi o un qualcosa che vuole assomigliare all´Aiut Alpin Dolomites, l´elicottero privato convenzionato con la provincia di Bolzano che nell´ultimo inverno ha fatto ben 50 soccorsi nella nostra provincia. E in molti evidenziano anche questo aspetto. Ossia, è ben vero che il Brenta e Campiglio sono zone di forte attrazione turistica con la necessità di effettuare molti soccorsi, ma è altrettanto vero che ci sono zone come la val di Fiemme e il Primiero dove il bisogno è altrettanto sentito e dove l´elicottero di Trento, per arrivarci, impiega anche venti minuti. A complicare le cose, infine, ci sono le elezioni, sia quelle politiche che quelle del presidente del soccorso alpino. Il mandato triennale di Adriano Alimonta, il più attivo sostenitore del progetto di malga Zeledria, scadrà a fine anno. La sua ricandidatura ed eventuale rielezione, sarebbero garanzia di proseguire nella direzione seguita in questi anni. Diversamente anche questi obiettivi potrebbero essere ridiscussi.

Foreste Casentinesi - Parco vigilato speciale

La Casa delle Libertà presenterà ai cittadini di Castagno d'Andrea – ma l'incontro è rivolto anche ai residenti nell'intero territorio comunale di San Godenzo e anche di Londa – le proprie proposte in materia di Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Un argomento che ha sempre rappresentato occasione di dibattito, anche a livello di paese: da una parte vi sono, infatti, coloro che ritengono il Parco come un mezzo attraverso il quale poter costruire uno sviluppo che rafforzi il territorio; una lettura di segno opposto è, invece, quella di coloro che ritengono il Parco così come viene presentato nel versante fiorentino (gli altri due versanti sono quello casentinese e quello romagnolo) un'ingessatura vera e propria allo sviluppo, impedendo qualsiasi tipo di attività. Proprio per rendersi conto personalmente delle peculiarità dell'area e operare una full immersion nel territorio — dove San Godenzo e Londa svolgono il ruolo di porte fiorentine — nei giorni scorsi il consigliere regionale di Forza Italia Angelo Pollina e il responsabile provinciale azzurro degli enti locali Franco Tagliaferri hanno visitato il Parco. Accompagnati da esponenti politici del comune della montagna fiorentina, dirigenti e istituzioni locali, il gruppo ha percorso la strada che da Castagno d'Andrea porta a Campigna. Pollina ha anche annunciato iniziative a livello di assemblea regionale in sintonia con altri esponenti della minoranza. Sull'argomento Parco, intanto, il primo momento di incontro e di dibattito si svolgerà venerdì 17 ottobre al Bar Falterona di Castagno. (La Nazione)

I Verdi: parco svuotato sulle nomine

Foreste Casentinesi

BIBBIENA — È nota la vicenda che ha portato alla nomina dei nuovi componenti della Comunità del parco nazionale delle foreste casentinesi e l'uscita dell'unico rappresentante della vallata nel consiglio, il sindaco di Poppi Carlo Cipriani, legata anche al fatto che l'ente parco, a fine del corrente mese (così come si legge in un apposito comunicato) si ritroverà senza vertici, per decorrenza dei termini degli attuali amministratori...
In attesa delle future nomine, che saranno di competenza del ministero dell'Ambiente, è intervenuto sulla importante questione Fabio Roggiolani, presidente dei Verdi della Toscana e della commissione regionale dell'agricoltura, che ha difeso le strategie adottate dagli attuali vertici del parco. «È evidente che il governo cerca la strada dello svuotamento istituzionale del parco per imporre una forma di commissariamento — afferma Roggiolani —.
Procrastinando questa incertezza sull'elezione del presidente del Parco casentinese, si cerca di legarlo all'accettazione da parte della Regione Toscana di un commissario del parco dell'Arcipelago, che la stessa Regione — prosegue il presidente dei Verdi — non accetterà mai, perché non si può far amministrare un parco dal leader degli antiparco locali, autore, fra l'altro, del ricorso al Tar contro la istituzione di quella meravigliosa riserva naturale.
Questa fase di incertezza — sottolinea ancora Roggiolani — ha già portato il parco casentinese a perdere un direttore di grande valore come Vittorio Ducoli e il ricatto è stato accentuato con il pesantissimo taglio dei finanziamenti che hanno fortemente ridimensionato il bilancio dell'ente». (La Nazione)

Gargano - Oasi Lago Salso

Il bandolo della questione Oasi Lago Salso, é ora nella mani dei soci della cooperativa di ex lsu «Eurodaunia 2000» che, assieme a Comune di Manfredonia e al Parco del Gargano, sono i soci superstiti della societá omonima dopo che il quarto partner, il privato «Sorgeva», ha dato forfait. L'incontro informale tra Comune, Parco, Eurodaunia e i sindacati, non ha prodotto alcun risultato conclusivo, ma ha avuto tuttavia la funzione di chiarire le possibili soluzioni che ruotano intorno ad un preciso quanto gravoso impegno che dovrebbe assumere la cooperativa di ex lsu che si é data ventiquattrore di tempo per decidere. Come noto oggi, la questione Oasi Lago Salso sará posta all'analisi e alle decisioni del consiglio comunale.
La defezione della Sorgeva, che avrebbe dovuto svolgere un ruolo operativo, ha praticamente azzerato ogni possibilitá di dare a quel comprensorio una decisiva valorizzazione con conseguente ricaduta occupazionale. Per una serie di motivi l'azienda ferrarese si é disimpegnata creando un vuoto gestionale che ora si cerca di colmare. In pratica la Sorgeva non ha mai cercato di avviare il piano per mettere a frutto le cospicue risorse di quel vasto comprensorio di oltre mille ettari, per metá terreno agricolo, per metá valli di pesca e con forti riferimenti ad un turismo naturalistico.
Non a caso l'intero territorio fa parte del Parco nazionale del Gargano.
La conseguenza maggiore e immediata di tale immobilismo, l'hanno subìta i quaranta soci della cooperativa creata appositamente per far parte di un organismo economico che garantisse sicure prospettive di lavoro. La realtá di oggi li vede invece senza alcuna retribuzione e senza alcuna prospettiva. Di qui la corsa ai ripari.
La questione é aperta. La Sorgeva ha trasferito le proprie quote societarie al Consorzio Gargano verde che raggruppa undici cooperative garganiche specializzate in lavori della terra. Consorzio che sarebbe disposto a prendersi la responsabilitá operativa dell'Oasi. Ma non tutti sono d'accordo. La cooperativa Eurodaunia vorrebbe che il Comune esercitasse il diritto di prelazione e acquisisse le quote di Sorgeva.
Comune che non sarebbe contrario tranne poi a pensare a chi dovrá fungere da operatore esecutivo nella gestione del comprensorio. Le prospettive sono due: Il Comune acquisisce le quote ed emana un nuovo bando per la ricerca del partner privato; oppure sará la stessa Eurodaunia a svolgere quel ruolo.
Salvatore Castigano, sindacalista che conosce bene la questione, non ha nascosto serie preoccupazioni e perplessitá per il ruolo oltremodo impegnativo e oneroso cui potrebbero andare incontro i soci della Eurodaunia.(La Gazzetta del Mezzogiorno)

«Dolomiti» parla del Parco

Dolomiti Bellunesi - Sulla rivista l'importante contributo di Cesare Lasen

BELLUNO. Il numero di ottobre della rivista Dolomiti si apre con un importante articolo di Cesare Lasen sul «Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: appunti di storia».
Di argomento geografico è pure il contributo di Antonella Fornari su «Forcella e piani di Lavaredo. I passi della memoria».
La parte riservata alla storia vede le consuete rubriche dapprima di Augusto Burlon e Laura Pontin su «Stemmi di Rettori veneti della città di Feltre» e poi il contributo di Antonio Roldo su «La conquista di Roma e la stampa bellunese nel 1870: la città dopo la conquista».
Ma di particolare interesse è il lavoro di Annamaria Piticco Rossi che ha curato la trascrizione di «Mutilati e invalidi della provincia di Belluno. Guerra 1915 - 1918» si tratta della "resurrezione" con tanto di fotografia, di 275 nostri concittadini rimasti mutilati durante il grande conflitto. Di essi ci sono dei grandi invalidi, molti decorati al valor militare e tutti degni di rispetto e di memoria.
Alessandra Levis, continuando sul filone della religiosità, propone una riflessione su «L'idea del sacro come ruolo e come struttura».
Aspetti nuovi sono quelli individuati da Michele Giaier, che con bella intuizione, parla del «Impiego delle reti neurali nella previsione delle portate idriche: invasi di S. Caterina e Comelico».
A cura di Maria Del Din in Dall'Armi si può seguire la cronaca della «Mostra del trentennale degli artisti agordini». A chiusura del fascicolo viene riportata una ricerca di Giuseppe Sorge su «Mons. Escrivà de Balaguer un Santo per la vita quotidiana».
In tal modo Dolomiti vuole offrire suggerimenti sempre interessanti. (Corriere delle Alpi)


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