Rassegna del 04 Ottobre 2003

Lo chiamavano «rigoroso»: condono multiplo al Circeo

Una commissione interministeriale ha già sanato 210 abusi nel Parco nazionale. E altri seicento sono in attesa

Nel balletto delle ultime settimane sulla sanatoria rigorosa o leggera, il governo ha fatto passare l'idea di un condono edilizio, estremo ma necessario rimedio, garantendo l'esclusione dal provvedimento delle aree protette e vincolate. Ad assicurarci che la sanatoria non avrebbe toccato le zone protette abbiamo visto in prima linea, tra gli altri, il ministro dell'ambiente Altero Matteoli. La cosa sembra logica: peccato però che mentre il ministro si prodiga in tali assicurazioni il suo dicastero elargisca pareri favorevoli a sanare abusi edilizi compiuti nel Parco nazionale del Circeo. A rivelarlo, con tanto di mappe e fotografie, sono stati i Verdi: «Durante il lungo dibattito sul condono ci hanno detto che non avrebbero toccato le aree protette, il che vale quindi anche per il Parco del Circeo - dice Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla regione Lazio - invece abbiamo scoperto che al ministero di Matteoli è stata istituita una commissione ad hoc per sanare gli abusi commessi nel Parco». E visto che è stata istituita, la commissione lavora. Dal 19 giugno 2002 - data in cui la «commissione tecnica per l'individuazione dei criteri d'esame delle istanze di condono edilizio per le opere abusive all'interno dell'area protetta» ha inviato all'Ente parco, al ministro per le politiche agricole Roberto Alemanno e ai comuni interessati (Latina, S. Felice Circeo e Sabaudia) la sua relazione finale - il meccanismo si è messo in moto. L'organismo, a cui partecipano anche i sindaci di Sabaudia e S.Felice Circeo, insieme ad Alemanno, ha in pratica già dato il via libera all'Ente Parco del Circeo che a sua volta, ad oggi, ha già accolto oltre 200 domande di sanatoria e rilasciato altrettanti nullaosta per le concessioni. Tra le 200 concessioni ci sono abusi di tutti i tipi, dall'apertura di vani finestre, alla chiusura di porticati, all'ampliamento o cambio di destinazione d'uso di manufatti esistenti fino a alla realizzazione di nuovi manufatti e anche di piscine. Così tra gli abusivi che presto saranno in regola c'è chi si è fatto una villa da 325 mq in via Caterattino, vicino alla litoranea, o una villa con 300 mq di piscina, o ancora un immobile da 65 mq proprio sulle sponde del lago di Paola. Nell'insieme comunque i 210 nullaosta concessi fino ad oggi vanno a sanare 10/15 mila metri cubi di costruzioni abusive all'interno del Parco.
E non finisce qui. Oltre alle concessioni già evase ci sono ancora ben 600 domande in fase di esame. Sono infatti ammessi alla sanatoria tutti gli abusi compiuti entro il 1983 mentre sono sanabili fino ad oggi gli abusi riguardanti estensioni o catene alberghiere. Del tutto coerente con questa sanatoria è la politica di (non)demolizioni che i comuni interessati hanno attuato in questi anni: dal '97 ad oggi su 220 ordinanze sono state eseguite soltanto 16 demolizioni di costruzioni abusive.
E' possibile che Matteoli, garante di un condono edilizio «rigoroso», non fosse al corrente dell'esistenza di questa commissione nel suo stesso dicastero? L'eventualità, che comunque non farebbe onore al ministro, è senza dubbio da escludere. E' lo stesso ministro, infatti, che il 3 giugno 2003, rispondendo ad una interrogazione parlamentare dei deputati verdi Pecoraro Scanio e Lion sulla nomina del generale Bellassai a commissario del Parco nazionale del Circeo, affermava: «Sulla base di parametri elaborati da una commissione interministeriale, previa intesa con i comuni interessati, la provincia di Latina e la regione Lazio, coordinata da questo ministero, dopo anni sono finalmente all'esame del Parco le pratiche di condono relative agli abusi edilizi commessi nel territorio protetto». Dai Verdi arriva quindi al ministro Matteoli la richiesta di «essere coerente con quanto affermato sul condono e di fermare i nullaosta sospesi e di annullare quelli già concessi». (Il Manifesto)

Per i precari del Parco in scadenza di contratto un “summit” positivo
Abruzzo - Totale identità di vedute

PESCASSEROLI - Tra due mesi scade il contratto dei lavoratori precari del Parco nazionale d’Abruzzo. Per la prima volta in 33 anni di esercizio dell’Ente tutte le istituzioni e il mondo politico si stanno adoperando per dare una soluzione definitiva all’inserimento dei precari nell’organico di ruolo. Secondo il piano è previsto un ampliamento della pianta organica da 80 a 127 unità lavorative. Se la manovra da presentare al Governo, studiata di concerto con la dirigenza dell’Ente e i sindacati, avrà i giusti requisiti di forma, sarà proposto a livello parlamentare un emendamento alla Finanziaria per l’impegno economico a sostegno del piano di rinnovamento della pianta organica.
La riunione tenutasi ieri presso la sala convegni del Pnalm a Pescasseroli ha visto partecipare i vertici dell’Ente e i sindacati Cgil, Uil, Cisl e Ugl, oltre a rappresentanti politici del Governo centrale, i senatori Riccio e Coletti, agli onorevoli Lolli e De Laurentis, al consigliere regionale Stefania Pezzopane e all’assessore provinciale Ruscitti. L’impegno di queste forze politiche è totale. Ognuno provvederà per competenza in materia a farsi portavoce presso le rispettive istituzioni affinché il problema precari venga risolto definitivamente.
Secondo Lolli «la strada da percorrere non è impossibile ma è difficile in quanto il Governo ha previsto molti tagli in Finanziaria proprio per Parchi e Aree protette». Il senatore Riccio, portavoce del ministro dell’Ambiente Matteoli, ha invece affermato che «il ministero dell’Ambiente ha a cuore il problema e sussistono tutti i presupposti per una definizione positiva a favore dei lavoratori». Se l’operazione dovesse andare a buon fine le 127 unità lavorative dovranno tuttavia subire una ridistribuzione in organico che tenga conto di competenze, idoneità e anzianità di servizio. Infatti il piano presentato dall’Ente Parco ha previsto una verifica dei fabbisogni di risorse umane e quindi anche una riorganizzazione della dotazione organica attraverso una rideterminazione di qualifiche e ruoli. Saranno create tre macro aree all’interno delle quali sono identificate le posizioni giuridiche di inquadramento. (Il Messaggero)
Riflettori sul rapporto tra ambiente e sviluppo

Campania - A MONTESARCHIO CONVEGNO PROMOSSO DALL’UDEUR

Quali sono le reali prospettive dei parchi naturali? Si riuscirà a creare realmente occupazione e sviluppo? Per rispondere a queste domande la sezione dell’Udeur di Montesarchio, ha organizzato per oggi, alle ore 17.30 presso l’hotel ”Il Castello”, un incontro dibattito con i commissari dei parchi del Taburno Pompilio Forgione, del Partenio Pasquale Giuditta, e del Matese Maurizio Frassinet, con il presidente della comunità montana del Taburno Michele Giordano. La risposta della Regione sarà affidata all’assessore all’ambiente Ugo De Flavis.
Il convegno, i cui lavori saranno coordinati dal giornalista Nico De Vincentiis, sarà soprattutto l’occasione per fare il punto sulla situazione del parco del Taburno, istituito circa un anno fa.
«Di questi parchi - dichiara Pietro Lonardo commissario della sezione Udeur di Montesarchio - tutti parlano, ma poco si sa sulle loro reali implicazioni in termini di sviluppo ed occupazione. Nel caso del Taburno poi, pur se sono già stati concessi finanziamenti, ancora non è noto quali progetti il commissario politico Forgione, e quello tecnico Lupacchini, abbiano avviato. Insomma, intendiamo sapere a che punto è la situazione parco: ecco perché come Udeur abbiamo deciso di organizzare questo convegno. Dall’assessore regionale, in particolare, ci attendiamo indicazioni precise sul modo in cui la Regione intende intervenire per la valorizzazone dell’area». Lonardo precisa che scopo del convegno è soprattutto «quello di sapere se i nostri giovani avranno possibilità di occupazione nel parco del Taburno». Intanto alcuni consiglieri di minoranza hanno richiesto al sindaco Izzo di adoperarsi affinchè la sede amministrativa del parco possa essere Montesarchio. (Il Mattino)

Un'agenzia unica per i parchi toscani

FIRENZE — Proposta di legge della Margherita per riunire parchi, riserve ed aree naturali sotto l'ombrello di un'Agenzia regionale delle aree protette (Arap) che, unica, coordini l'attività dei singoli enti di gestione. La proposta riguarda 110 zone di interesse ambientale in Toscana, alcune di competenza ministeriale, altre di competenza regionale. (La Nazione)

Nei parchi percorsi sensoriali per avvicinare i disabili alla natura

CONVEGNO A NORCIA

Accessi facilitati alle aree protette, mappe tattili, percorsi sensoriali: il rapporto tra disabili e natura è al centro del convegno «Il parco è di tutti. Il mondo anche», che riunisce a Norcia fino a domani esperti da tutto il mondo. L’obiettivo: definire l’elenco di principi-guida che confluirà nella Carta di Norcia. (Corriere della Sera)

Ostilità contro il parco acqueo

LAGUNA NORD Incontro dei pescatori con il sindaco - commissario al traffico
Alle richieste di deroghe e sanatorie Costa lascia comunque una porta aperta

In prospettiva ci sono le paure per il Parco della laguna nord, acuite però già ora dalle disposizioni che il Commissario al Traffico acqueo, il sindaco Paolo Costa, ha emanato per regolamentare la navigazione nelle aree blu. E così i pecatori di Burano, sia i professionisti che quelli dilettanti del Gruppo pesca sportiva, hanno chiesto e ottenuto un incontro con Costa, che si è svolto ieri nella "Baita da Aurelio", come scherzosamente è stato battezzato dal nome del proprietario un casoncello da pesca sul canale di Mazzorbo. Luogo quant'altri mai adatto per affrontare il tema degli usi della laguna, davanti a una tavola imbandita di schile, seppe fritte e arroste, passarini, mazzancolle e quant'altro offrono il mare e la laguna, compresa una grappa buranella al tarassaco ideale per digerire cibo e problemi.
«Qui c'è ostilità al parco - ha esordito Giovanni Costantini, già presidente del quartiere, esponente della Margherita buranella -, ai residenti deve essere garantita la possibilità di vivere la laguna come hanno sempre fatto. I cittadini devono essere padroni del proprio territorio per portare avanti le tradizioni: il parco avrà futuro solo se verrà portato avanti assieme alla gente». Sulla stessa linea anche un altro ex presidente di quartiere, Tobia Bressanello. «Il parco - ha detto - è un approccio nuovo, che crea una relazione tra l'urbanistica intesa come ambiente costruito e la laguna. Chiediamo quanto ci è "dovuto": che veniamo ascoltati e presi in considerazione perché viviamo qua».
Il problema è proprio qua: noi e gli altri. Il commissario ha emanato una serie di norme per difendere la laguna dai distruttivi assalti di massa, finendo, dicono i buranelli, per buttare via il bambino con l'acqua sporca. «Il sabato e la domenica qui non si vive più, coi nostri barchini abbiamo paura ad andare in laguna», hanno sostenuto i pescasportivi Pasqualino Seno e Antonio Trevisan, chiedendo deroghe al divieto di navigare sopra le velme, pur nel rispetto dei limiti di velocità. «Per arrivare alle Saline dove peschiamo - hanno spiegato - ora impieghiamo ore, ma se abbiamo motori di 15 o 20 hp è per ragioni di sicurezza, per affrontare maree e maltempo. Chi crea pericolo sono i trevigiani, i padovani, i vicentini, mentre chi vive in laguna la conosce e la rispetta».
Anche i pescatori professionisti, per bocca del presidente della Cooperativa di pesca San Marco, Luigi Vidal, hanno chiesto sostegno al sindaco, pur riconoscendo che le sue competenze in materia sono scarse. «Ci serve una sanatoria per i capanni per il ricovero delle arti costruiti attorno a Burano», ha spiegato, chiedendo poi deroghe alla pesca del novellame in acque precluse. «Cresciuti in acque pulite - ha aggiunto - i caparozzoli poi si purificano».
Costa non ha dato risposte di merito, ma ha fatto un'importante dichiarazione di principio. «L'obiettivo del mantenimento delle attività tipiche al suo interno è compito del parco», ha spiegato sottolinando che se la Laguna Nord è ancora sana è appunto perché l'uomo ha saputo convivervi saggiamente. «La laguna Sud - ha detto invece - è persa»! Costa ha ammesso che le limitazioni di velocità sono una risposta rozza a un problema complesso, ha ricordato che non si possono fare differenziazioni tra cittadini, ha escluso che si possa militarizzare la laguna. Ma ha lasciato una porta aperta. «Studiamo assieme - ha concluso - delle soluzioni». (Il Gazzettino)

PARCO, A FELTRE E BELLUNO È CACCIA AL «TRADITORE»

Dolomiti Bellunesi

Chi ha tradito le consegne, chi ha trasgredito alla consuetudine di eleggere nel direttivo del Parco un rappresentante per Comunità montana? La caccia è aperta fin da mercoledì sera quando, clamorosamente, dalle urne della Comunità del Parco il candidato di Belluno - Diego Cason - è uscito battuto nientemeno che dal presidente della Provincia Oscar De Bona. Ieri Luigi Roccon, presidente della Comunità montana Belluno-Ponte, aveva esplicitamente accusato i feltrini di aver barato: hanno tentato di fare due consiglieri invece di uno - aveva detto Roccon - Basta guardare ai sette voti presi da Franco Zaetta, il sindaco di Pedavena (primo dei non eletti). Oggi però Zaetta replica e legge i fatti diversamente: «L'accordo che prevedeva un consigliere per Comunità montana è stato rispettato da tutti fuorché da Roccon, che è venuto nella giunta della comunità del Parco con due nomi: quello di Cason e quello di De Bona. È stato lui a dire che la Comunità non aveva un proprio candidato, così altri sindaci - quello di San Gregorio e di Ponte nelle Alpi - hanno preso la palla al balzo e hanno fatto saltare tutti gli accordi. Dirò di più: i comuni feltrini, capito che l'inghippo stava nella Comunità Belluno-Ponte, hanno deciso di sostenere Cason e, in più, di votare un candidato di bandiera, che poi sarei io. Guardando ai voti, questa cosa appare chiaramente: Cason è stato votato in due schede insieme a Brambilla (sindaco di Feltre,ndr) e in altre tre insieme a Brambilla e Zaetta. A questo punto temo che a non votare Cason sia stato lo stesso Roccon».
Il presidente della Comunità montana non vuole neppure sentirla questa ricostruzione: «Ha ragione De Bona, la verità è che loro hanno tentato di far passare Zaetta. Ma non è vero che io ho portato in Giunta due candidature, ho semplicemente detto che i due Comuni della mia Comunità montana non avevano raggiunto l'accordo. Ovvero che Belluno aveva indicato Cason e che Ponte preferiva De Bona». Roccon poi passa ad illustrare la sua strategia: «Ogni Comunità montana ha indicato il proprio candidato. Quando è venuto il mio turno, prima di fare il nome di Cason ho chiesto lumi sul metodo elettorale: si voterà con la lista bloccata dei cinque nomi o con le tre preferenze? A quel punto prende la parola Ermes Vieceli, sindaco di San Gregorio, e fa il nome di De Bona. È così che tutti gli accordi sono saltati». (Il Gazzettino)

Traditori? I feltrini non ci stanno

Dolomiti Bellunesi - Parco, bufera sulle nomine e sull'esclusione di Belluno
IL VOTO CONTESTATO

BELLUNO. Alla Comunità montana feltrina proprio non ci stanno a passare dalla parte del torto. Le dichiarazioni di Luigi Roccon, presidente della Comunità montana Belluno-Ponte sulle elezioni dei rappresentanti nel Consiglio direttivo del Parco hanno provocato grandi rimostranze. Il consigliere Paolo De Paoli avverte: «Nessuno si aspettava una richiesta di votazione con tre preferenze. Non si poteva rinviare ancora perché siamo in ritardo di due mesi sulla richiesta del ministero dell'ambiente». Riconosce però che non tutti i feltrini hanno votato per Cason.
"Chi ha votato chi" è l'argomento del giorno.
I NUMERI NON TORNANO. «Non è assolutamente vero che Roccon abbia votato Cason», dice Franco Zaetta, «ci sono 3 schede con le preferenze a Cason, Brambilla e Zaetta e 2 con le sole preferenze Brambilla e Cason. I numeri non tornano». Ma il sindaco di Pedavena sottolinea che il problema è scaturito dal fatto che la Comunità montana Belluno-Ponte non abbia presentato un proprio candidato, come hanno fatto le altre, limitandosi a presentare le due candidature di Cason (Belluno) e De Bona (Ponte). «Solo dopo questo passaggio i sindaci Vieceli di San Gregorio (che è anche assessore provinciale) e Fregona di Ponte hanno chiesto di andare al voto. Occorre dirlo con estrema chiarezza: se Roccon avesse presentato una sola candidatura, qualunque fosse, oggi avremmo cinque rappresentanti nominati con il consenso di tutti. Altro che ventilare la volontà dei feltrini di nominare due propri rappresentanti. La scelta della Comunità montana feltrina è stata quella di votare Brambilla e Cason. La mia era solo una candidatura di bandiera. La Feltrina ha voluto essere coerente sino in fondo e visto che non c'era una candidatura di Belluno-Ponte e vista la professionalità di Cason e la sua provenienza da Belluno abbiamo deciso di votarlo».
DISGUSTATO. Posizione confermata dal sindaco di Feltre che, nonostante sia stato eletto, afferma sinceramente di essere disgustato da quello che è successo. «Sarò ingenuo, sarò alle prime armi», dice Alberto Brambilla, «ma mi hanno amareggiato alcune affermazioni rilasciate alla stampa. Posso assicurare che i feltrini hanno votato non solo Zaetta e Brambilla, ma anche Cason. Tentare di fare ricadere le colpe sui feltrini mi sembra vergognoso. I feltrini non hanno fatto fuori Cason, lo hanno votato, contenti di farlo». Brambilla coglie l'occasione per lanciare una elegante sferzata a quanti lo hanno attaccato: «Ringrazio tutti coloro che mi hanno votato, che non sono solo i feltrini. Spero di portare nel Consiglio direttivo del Parco un po' della mia ingenuità, della mia onestà».
SONO SERENO. Intanto a Belluno c'è un Diego Cason sereno e poco propenso ad avviare analisi che riguardino il voto. Si barrica dietro una dichiarazione: «Quando un organismo collegiale come la Comunità del Parco si esprime con voto, coloro che in questo voto sono implicati svolgono il loro mandato se sono scelti o stanno al loro posto se non vengono eletti. Ben sicuri che le persone scelte siano le migliori per svolgere il compito per cui sono stati eletti».
ATTACCO A DE BONA. Ma per un Cason coperto c'è chi parla chiaro e punta diritto al bersaglio. Renzo Poloni, vice presidente del Parco e consigliere provinciale Ds, si dice francamente amareggiato dall'atteggiamento di De Bona che «prima trascura completamente il Parco, tanto che nel suo documento politico del '99 non c'è una riga su questo argomento, come se non esistesse. Oggi se ne accorge, va alla prima riunione della Comunità del parco, condizionandone le scelte, poi manda una lettera in cui rinuncia al consiglio direttivo. Facendo intendere a molti che aveva accettato per la Provincia il ruolo di presidente dell'organismo. Quindi tutti vanno tranquilli alla riunione». In sostanza Poloni ritiene che l'accordo già ci fosse sul nome di De Bona, tanto che il Presidente della Provincia si fa rappresentare da un assessore e si fa proporre da un sindaco che è anche assessore provinciale. «Qui ci sono amministratori che non si sa se fanno gli interessi dei propri elettori o di De Bona. Già la Lega e i Ds hanno sollevato il problema dell'inopportunità e dell'incompatibilità che un sindaco faccia anche l'assessore in Provincia. Ora è evidente a tutti il perché».
Ma l'analisi non si limita a questo. Poloni, rammaricato per come è stata gestita la candidatura Cason, ritiene che «non va sottaciuta la noncuranza e lo scarso interesse che alcune amministrazioni hanno annesso a questo problema, è il caso del Comune di Belluno. Non è stata costruita una strategia e questi sono i frutti che si raccolgono». L'atteggiamento di Roccon? «Farisaico, e non merita commenti».
BECCHI E BASTONATI. Punto sul vivo il sindaco di Belluno non ci sta: «Ci fanno fuori e ci dicono che è colpa nostra? Ma becchi e bastonati no. Avevamo un ottimo nome, era la miglior professionalità, ma cosa dovevamo fare? Noi non facciamo trattative da manuale Cencelli. Il sindaco di Belluno», dice Ermano De Col, «ha messo in campo una candidatura di eccellenza, non l'hanno voluta, si assumano le loro responsabilità».
NON HO SUGGERITO NULLA. Il Presidente della Provincia punta a stemperare le polemiche. Rammentando che ha fatto parte della commissione paritetica per l'istituzione del parco e del suo primo consiglio direttivo. «Quello che non era corretto», dice Oscar De Bona «erano le procedure di elezione affidate alle nomine delle Comunità montane. Nella mia lettera non è scritto che rinuncio alla candidatura della Provincia, bensì esprimo due possibilità, o all'interno del consiglio direttivo o alla presidenza della Comunità del Parco. Alcuni sindaci, alla precedente riunione, senza che io suggerissi alcunché, hanno avanzato la mia candidatura e c'è stato il rinvio della seduta. Il problema di fondo è che la Comunità del Parco dovrebbe stabilire dei criteri di alternanza, dando spazio a tutti gli enti locali, con rotazione per zone e dei rappresentanti». E conclude: «Non è colpa mia se il candidato di Belluno non andava bene a tutti, senza nulla togliere alla professionalità e capacità di Cason».
Pare di capire che il problema sia stato l'improvviso richiamo a un voto non concordato. Con i feltrini presi un po' alla sprovvista dall'improvvisa accelerazione degli eventi. Mentre le Comunità più piccole hanno cercato di fare accordi di garanzia per la loro rappresentanza nei pochi minuti prima del voto. In questo contesto era inevitabile che si giungesse ad un confronto duro. C'è chi fa capire che il problema non è solo legato al ruolo della Provincia o di De Bona, ma si tratterebbe di accordi politici legati alla promessa di ridurre i confini del parco e di riapertura della caccia. Il ministero dell'Ambiente, infatti, ha allo studio un'ipotesi sulla caccia di selezione, in alcune zone e per alcune specie. C'è sempre la possibilità che qualcuno stia costruendo una cordata al Parco provando ad attrarre il voto dei cacciatori, magari abbagliandoli con una proposta di apertura della caccia nel Parco. Se poi questo sarà possibile è altra storia: in tutta Europa e negli Stati Uniti nei parchi non si caccia. (Corriere delle Alpi)

Cònero, Giampieri alla meta Ma attenti ai franchi tiratori

La nomina di Massimo Palazzesi al posto di Daniele Berardinelli nel direttivo del Parco del Conero ha scombinato le carte in tavola e soprattutto ha messo in dubbio sulla nomina a presidente di Roberto Giampieri. Ieri sera la riunione del consiglio direttivo si è svolta in un clima di grande tensione e soprattutto di incertezza. Il centro-sinistra è arrivato all’appuntamento con le idee abbastanza confuse. In agguato i franchi tiratori. I sindaci non si erano più incontrati, le indicazioni erano le stesse di una settimana fa, ma la situazione nel frattempo era cambiata. Questi dunque gli schieramenti in campo. Il sindaco di Ancona ha indicato Giampieri, ex bancario, senza tessera Ds ma attuale collaboratore dell’on. Renato Galeazzi e vicepresidente del Consorzio del Parco. Una nome digerito anche dal sindaco di Camerano Carlo Pesco e in seconda battuta dal presidente della Provincia Enzo Giancarli che comunque ha tentato fino all’ultimo di proporre il vicepresidente del consiglio Giancarlo Sagramola (Margherita). Giampieri ha così ricevuto il consenso di tre istituzioni su cinque, quelle governate dal centro-sinistra. Contrari naturalmente i Comuni di Sirolo e di Numana. Ed è stato proprio il sindaco di Numana Balducci ad ingarbugliare la già difficile situazione. La sua improvvisa sostituzione di Berardinelli con Palazzesi, dopo che gli organigrammi erano già stati decisi, ha creato insicurezza e imbarazzi nel centro sinistra. «Sono stati disattesi gli accordi – ha commentato il sindaco Pesco – A questo punto io non metto più la mano sul fuoco neanche per le persone da me indicate». Gli equilibri in effetti ieri sera erano fragilissimi. 15 consiglieri per il centro-sinistra e 10 per il centro-destra. Compatto il centro-destra sugli ordini di scuderia, in ordine sparso il centro-sinistra. E dei quindici, quasi la metà non era favorevole ad una nomina di Giampieri, considerato poco innovatore rispetto all’esautorato Mariano Guzzini. C’era chi tifava per l’assessore provinciale all’urbanistica e all’ambiente Patrizia Casagrande e chi per il Verde di Camerano Diego Mancinelli. Sempre in base agli accordi della settimana scorsa la giunta dovrebbe esser così composta: per la Provincia Patrizia Casagrande, per il Comune di Sirolo Giorgio Canuti, per il Comune di Numana Massimo Palazzesi coordinatore cittadino di Fi e Matteo Iovannelli (An), per il Comune di Camerano Diego Mancinelli e infine per il Comune di Ancona Roberto Giampieri. Da oggi il nuovo esecutivo dovrà subito mettersi al lavoro per rispettare i termini della diffida della Regione Marche e annullare di conseguenza le delibere relative alle lottizzazioni nel parco del Conero. (Il Messaggero)

Sagramola è il presidente

I rappresentanti del centrodestra disertano la votazione e dopo febbrili consultazioni il centrosinistra decide di non procedere alle altre nomine della giunta a colpi di maggioranza - Parco del Cònero: bocciato l'annunciato Giampieri

SIROLO - Giancarlo Sagramola, fabrianese, vice presidente della giunta provinciale, assessore ai servizi sociali, sviluppo economico, pace e immigrazione dell'esecutivo presieduto da Enzo Giancarli, è dalle 23 e 15 di ieri sera il nuovo presidente del Consorzio Parco del Cònero. Ad eleggerlo sono stati i tredici voti dei consiglieri del centro sinistra.
I tredici sono stati gli unici rimasti in aula dopo l'abbandono dei consiglieri del centrodestra a seguito della mancata elezione di Roberto Giampieri, proposto da Fabio Sturani, sindaco di Ancona, gradito anche al centrodestra. E' stato Raffaele Bucciarelli, esponente della Provincia in seno al direttivo del Parco (con i colleghi Sagramola, Casagrande, Linguiti e l'esterno Marchetti), dopo la sospensione dalla quale è uscito l'accordo sul nuovo presidente, a proporre al consesso la nomina di Sagramola. Criticati quanti hanno abbandonato l'aula, Bucciarelli ha detto: "Questa sera proponiamo l'elezione del nuovo presidente. E anche se avremmo i numeri per eleggere la nuova giunta, a non lo facciamo perché siamo rispettosi delle autonomie e quindi dei Comuni di Sirolo e Numana, che in questo caso sono minoranza".
Da parte sua, Sagramola, un po' commosso, ha detto solo poche parole dopo la sua elezione: "Quello di questa sera è un dato importante. La mia elezione vuol dire che il centrosinistra ha ritrovato l'unità e questo è un dato di grande valore. Lavorerò per il bene del Parco. Quanto a coloro che hanno abbandonato l'aula, dico: è stato un atto di leggerezza" . Questa la parte finale di una seduta del nuovo direttivo del Parco del Cònero, riunitosi ieri sera nel "parlamentino" del Centro Visite, in via Peschiera , a Sirolo. Sono da poco passate le 21, i consiglieri, 23 su 25 , prendono posto. Presiede il consigliere anziano, Mirko Principi, rappresentante del Comune di Numana. Primo atto, viene data lettura di una lettera a firma di Fabio Sturani, con la quale il sindaco propone la candidatura a presidente di Roberto Giampieri, indipendente, membro del direttivo in rappresentanza, appunto, del Comune capoluogo. Ma alcuni non ci stanno. Bucciarelli si alza e chiede e ottiene una sospensione. Al rientro, prende la parola Giancarlo Sagramola, che avverte: "Non ci sono le condizioni per una convergenza istituzionale". Si procede e Cionfrini (rappresentante del Comune di Numana) si alza e dice che non è d'accordo sulla candidatura Giampieri. Si decide per il voto segreto. Il segretario Orsini distribuisce le schede; suspense e poi l'esito: Giampieri è bocciato. Rimangono i 13 del centro sinistra dopo l'abbandono dell'aula . Seduta un po'. rocambolesca, con una vigilia intensa, tutta protesa a ricercare un accordo, nelle ultime ore dato per scontato su un esecutivo istituzionale. Tutto saltato. Fra dieci giorni si proverà ad eleggere la nuova giunta del Parco. Vedremo. (Corriere Adriatico)

Stelvio - Bormio Piano del Parco, se ne parla lunedì

Sono ormai in fase conclusiva le consultazioni tra enti ed associazioni di categoria per la stesura del piano del Parco, lo strumento di programmazione futura dell’area protetta. Appuntamento fondamentale lunedì con le associazioni operanti nei sei comuni dell’Alta Valle e nelle località di Ponte di Legno, Temù, Vione, Vezza d’Oglio in provincia di Brescia. Gli incontri si terranno a Bormio presso la sala della Comunità Montana per raccogliere ulteriori osservazioni. Lunedì, alle 14, confronto con artigiani, industriali ed operatori economici. Alle 16.30, di scena il comparto turistico con commercianti e gestori degli impianti di risalita. Giovedì, alle 14, convocati agricoltori, forestali, apicoltori, rappresentanti di caccia e pesca oltre ai micofili. Per avere ulteriori informazioni e qualche approfondimento sui progetti in atto è possibile visitare il sito interne www.pianodelparco.stelvio.net che raccoglie immagini di precedenti incontri ed il bollettino già spedito, nei mesi scorsi, a tutte le famiglie residenti nell’area protetta. A questi tre incontri seguirà una riunione per sentire i suggerimenti della popolazione. (La Provincia di Sondrio)

Taburno - NEL PARCO INTERVENTI PER OLTRE TRE MILIONI

Aumentano le dotazioni a tutela del territorio nel parco del Taburno. Tre milioni e mezzo di euro consentiranno infatti di integrare con nuovi fondi l’azione di forestazione e di bonifica dell’area protetta, con particolare cura nel settore della lotta agli incendi boschivi. La somma è giunta grazie al finanziamento definitivo per l’annualità in corso da parte della Regione Campania.
La giunta esecutiva della comunità montana ha approvato lo schema di interventi inserito nel piano stralcio 2003 e predisposto dal dirigente dell’area tecnica Antonio Melisi e dall’istruttore incaricato Carmine Falco. Fra gli interventi previsti, la voce maggiormente cospicua (1,5 milioni di euro) riguarda le difese spondali. Molto elevato anche l’importo che verrà destinato alla lotta agli incendi boschivi, che ammonta a circa un milione di euro. Per quanto riguarda le altre voci, l’attività di rimboschimento (riferita sia agli impianti ex novo che alla tutela del patrimonio esistente) assorbirà 900.000 euro. Sono state previste anche delle attività nel settore della viabilità (nell’ambito del quale verranno impiegati per la manutenzione 117.000 euro) e del verde pubblico. Anche in quest’ultimo caso c’è stata una particolare attenzione per la manutenzione, con un capitolo di spesa pari a 45.000 euro. «Una serie di misure - commenta il presidente della Comunità montana Michelino Giordano - che consentiranno una sempre maggiore efficacia ed efficienza in un settore, quello della forestazione e della bonifica montana, che giustamente viene considerato strategico per le prospettive di sviluppo ecocompatibile che animano le popolazioni interessate. Naturalmente si tratta di un processo che deve partire dalla difesa dell’esistente, ed ecco quindi la particolare cura apprestata per le attività legate alla lotta gli incendi boschivi, uno dei maggiori pericoli per la zona protetta». Sono stati proprio gli incendi una delle emergenze della stagione estiva, forse però non quella principale: con tutta probabilità questo poco invidiabile primato va riferito alle tonnellate di rifiuti, anche speciali, riversate all’interno del parco principalmente dai turisti che hanno letteralmente assalito il massiccio del Taburno Camposauro, complice la clamorosa ondata di caldo che ha accompagnato l’estate scorsa. Da questo punto di vista va registrata l’attività posta in essere dai volontari (specie quelli della Protezione Civile di Tocco Caudio) nonché da alcune Amministrazione comunali: in questi giorni è Cautano che sta curando lo smaltimento dei rifiuti depositati in montagna. Resta ancora aperto, e tutto intero, il problema delle lamiere di amianto recentemente ritrovate dalla Forestale: la zona è stata chiusa, ma per ripulire l’area - attesa la particolare qualità dell’agente inquinante - sarà necessario predisporre un piano ad hoc e soprattutto affidarsi ad una impresa specializzata nel settore. Il che vuol dire che passerà ancora del tempo. Purtroppo. (Il Mattino)

Regalbuto, il Parco fermato da un Sic

E' una emblematica storia siciliana di occasioni perdute o che rischiano di perdersi, per eccesso di burocrazia o forse di stupidità. Come sapete, c'è un progetto tanto enorme da sembrare pazzesco per realizzare il più grande Parco divertimenti d'Europa attorno al lago Pozzillo, 326 ettari in zona Regalbuto. Investimento previsto, 830 milioni di euro, oltre 1600 miliardi di vecchie lire. Ce li mettono i privati, banche svizzere con capofila la mitica Ubs. E' un progetto così grandioso che all'inizio non ci credevamo. I numeri sono straordinari: nella provincia più povera d'Europa sorgerà una struttura che interessa direttamente sette Comuni (Regalbuto, Troina, Gagliano, Cerami, Centuripe, Agira e Catenanuova), assicurerà 3200 posti di lavori «interni» e dodicimila con l'indotto, comprenderà l'albergo a cinque stelle più grande d'Europa con 1800 posti letto e campo da golf, altri due alberghi da tre e quattro stelle per complessivi 5000 posti letto, tre cinema, discoteche, enormi posteggi, e poi nel cuore del Parco il settore divertimenti a tema che include la Sicilia con l'Etna, dentro cui ci saranno finte eruzioni attraversate dai visitatori in trenino, poi la Francia, la Grecia, la Svizzera, l'Egitto, il Nord Europa, il Far West, le grandi piazze d'Italia. Per dare un'idea delle dimensioni basta dire che Regalbuto ha ottomila abitanti, mentre dentro il Parco tematico potranno starci nello stesso momento trentamila persone.
Perché gli investitori stranieri abbiano scelto Regalbuto non è un mistero gaudioso: hanno fatto indagini di mercato, hanno stabilito che in tutto il Mediterraneo non esiste una struttura del genere e che in meno di due ore il Parco è raggiungibile da tutta la Sicilia, per cui hanno deciso di puntarci, grazie anche alla cocciutaggine di Rosario Musumeci, nativo di Zafferana, ma praticamente cittadino svizzero, che ha convinto banche e privati a metterci quella montagna di denaro.
Il progetto ha avuto l'appoggio incondizionato del viceministro Micciché, del presidente della Regione Cuffaro, dell'assessore regionale al Lavoro Raffaele Stancanelli che è della zona. Sono arrivate tutte le autorizzazioni necessarie, bancabilità, cantierabilità, e già si prevedeva che a dicembre di quest'anno sarebbe stata messa la prima pietra della grande struttura che sarebbe stata agibile alla fine del 2006, quando all'improvviso è sorto l'inghippo, un ostacolo imprevedibile, come un attaccante che sta per segnare un gol a porta vuota e inciampa su un ciuffo d'erba. Perché proprio di un ciuffo d'erba si tratta.
Che è accaduto? E' spuntato il Sic, che sta per Sito di interesse comunitario e «che in prospettiva dovrebbe servire alla coltivazione di graminacee», dicono l'esterrefatto Musumeci e l'avvocato Mario Cavallaro di Giarre suo consigliere. Di questo Sic non sapeva nulla nessuno, nemmeno al Comune di Regalbuto, perché è un sito virtuale deciso a tavolino a Bruxelles, a tremila chilometri di distanza, dentro non c'è niente, nulla di nulla, nemmeno un cartello qualunque che ne avverta l'esistenza. E così all'interno di questo Sic fantasma, che tra l'altro è di una vastità enorme, ma sempre virtuale, hanno già costruito l'area artigianale del paese, il campo di calcio, la cabina elettrica e numerosi altri insediamenti. Eppure, ma solo teoricamente, il vincolo del Sic comunitario vieterebbe persino il calpestio umano.
Però qualche intelligente e solerte funzionario, scartabellando, ne ha scoperto l'esistenza e così l'assessore regionale al Territorio e Ambiente, Parlavecchio, non ha ancora concesso il benestare. Che diamine, c'è il Sic! Dietro le insistenze, l'assessore ha promesso che cercherà di risolvere la questione del vincolo per evitare che la Sicilia perda una tale opportunità, ma intanto il tempo passa e gli investitori stranieri cominciano ad averne abbastanza. «Anche perché - dice Musumeci - altri Paesi hanno offerto terreni gratis e niente tasse per vent'anni. Se si continua a perdere tempo, gli investitori ci stanno poco ad andare altrove, non possono tenere immobilizzate somme del genere. E poi le graminacee potrebbero coltivarle pure altrove, e non attorno al Pozzillo, che tra l'altro è un lago artificiale, non naturale».
E così, per un Sic fantasma, rischiamo di perdere di colpo migliaia di posti di lavoro e un investimento colossale, soldi privati, di 1600 miliardi. Saranno vecchie lire, ma sono sempre tante. Non vorremmo che accadesse come per la Plaja di Catania, la cui variante approvata sette mesi fa non è stata ancora definita. In questo modo facciamo scappare quei pochi coraggiosi che vogliono investire in Sicilia. (La Sicilia)

Nocera Superiore non aderisce al Parco Legambiente accusa l'amministrazione

NOCERA SUPERIORE. Legambiente condanna la scelta dell'amministrazione comunale di non aderire al parco regionale dei Monti Lattari. In una nota i referenti locali dell'associazione ambientalista sostengono di non condividere la decisione del sindaco Gaetano Montalbano, poiché la città non potrà usufruire dei fondi europei del Por Campania 2000 _ 2006. (La Città)

Il Parco Adda trasloca fuori Lodi

L'ente verrà ospitato in una storica cascina tra Torretta e S.Grato, 2 milioni di euro per i lavori - Nella nuova sede ci sarà uno spazio anche per la piroga

Il Parco dell'Adda, alloggiato da vent'anni nella torre in cemento armato del Centro commerciale di Lodi, ha finalmente trovato una nuova sede. Si tratta di una cascina alla periferia di Lodi, situata tra Torretta e San Grato, di proprietà dell'ospedale Maggiore di Milano, ubicata di fronte al cimitero cittadino. Il consorzio dei Comuni del Parco avrà a disposizione 720 metri quadrati di uffici e 770 per l'esposizione: una sorta di museo sulla vita del fiume che dovrebbe contemplare anche la presenza della piroga. Nella sede anche 400 metri di porticato per ospitare i mezzi e la ricostruzione del primo orto botanico lombardo che ospiterà anche le erbe spontanee. Per la ristrutturazione della cascina serviranno 2 milioni di euro che l'ente pensa di suddividere a lotti e di scorporare dal pagamento dell'affitto.
(Il Cittadino)

Parco, un marchio che alletta

Adamello Brenta - Cresce l'attenzione per il marketing legato alla qualità

TIONE. «Qualità Parco», il progetto di marketing territoriale del Parco Naturale Adamello Brenta, verrà presentato all'Expo Hotel Giudicarie di Tione.
Il Parco sarà presente con il proprio rinnovato stand durante i quattro giorni, ma sarà lunedì quello di maggiore importanza per gli esercenti che partecipano alla manifestazione tionese. Durante tutta la giornata, infatti, sarà presente il segretario del progetto, a disposizione per qualunque informazione.
Il progetto è già entrato nella sua fase operativa proprio per quanto riguarda il settore ricettivo turistico ed in particolare per gli alberghi ed i garnì (ricordiamo che, nel prossimo futuro, il progetto si espanderà a comprendere il settore dei rifugi e successivamente il settore agro-alimentare).
Ad oggi, sono già state effettuate alcune verifiche ispettive per l'attestazione di qualità nelle strutture ricettive del territorio, verifiche che proseguiranno fino alla metà di ottobre.
Questa «tornata» di visite ispettive porterà alla concessione del logo Qualità Parco in tempi molto rapidi.
Al termine di questa fase, infatti, la giunta esecutiva del Parco sarà chiamata a deliberare sui singoli casi.
I numeri sono incoraggianti, se si pensa che questa prima fase del progetto si è svolta in tempi davvero rapidi.
Una nota particolarmente positiva è data inoltre dal fatto che sono già pervenute al Parco Adamello Brenta numerose nuove richieste per partecipare alla prossima tornata di attestazioni, il cui termine di presentazione delle domande è fissato al 30 novembre. (Corriere delle Alpi)

La base Usa cresce: il ministro dice sì

La Maddalena. Approvato l’ampliamento per 52.000 metri cubi
Ieri gita in sommergibile per quindici invitati

Affare fatto tra governo italiano e amministrazione militare americana. Il Ministro della difesa Antonio Martino avrebbe dato infatti il via libera all’ampliamento della base americana per sommergibili a propulsione nucleare di Santo Stefano, che prevede un aumento degli insediamenti per 52 mila metri cubi. La notizia non è ufficiale, tanto che gli amministratori comunali di La Maddalena non hanno ancora ricevuto nessun annuncio, ma le indiscrezioni trapelate ieri da Roma equivalgono ad una conferma. «Sapevamo che il Governo aveva assunto questa posizione e prima o poi avrebbe firmato l’accordo - si limita a dire l’assessore alle Servitù militari Attilio Grondona - e, di conseguenza, la cosa non mi sorprende affatto. Ora non ci resta che prenderne atto e cercare di trarre il massimo vantaggio possibile per la comunità, in termini di ricadute economiche ed occupazionali per il territorio». Nessun commento invece dal sindaco Rosanna Giudice, che ieri non si trovava a La Maddalena.
Anche se l’assessore non mostra alcuno stupore, il sì del Ministero cozza contro il parere negativo espresso a suo tempo nei confronti del progetto dal Comitato paritetico regionale per le servitù militari: una contraddizione che non mancherà di rinfocolare polemiche già incandescenti nella comunità maddalenina, evidenziate dagli ultimi Consigli comunali nei quali l’argomento era stato trattato con grande enfasi. Anche perché molto si è discusso, negli ultimi tempi, proprio sulle minori ricadute garantite dalla base a stelle e strisce.
Gli americani rafforzano dunque le loro posizioni, trent'anni dopo il loro arrivo sull’isola frutto del famoso decreto (mai ratificato dal Parlamento) varato dal Governo presieduto da Giulio Andreotti nel 1972. E, secondo quanto avrebbe confidato l’ambasciatore americano ad alcuni amministratori, gli States pensano di rimanere a La Maddalena per almeno altri trent’anni.
Ieri, i vertici della base americana hanno invitato amministratori locali e altre personalità importanti del territorio a compiere un giretto su uno dei loro sommergibili. In assenza del sindaco Rosanna Giudice, a infilarsi nel sottomarino in rappresentanza del Comune è stato il suo vice Gigi Pirredda. Con lui c’erano anche il presidente dell’Ente Parco Gian Franco Cualbu, il Procuratore della Repubblica del Tribunale di Tempio Valerio Cicalò e il sindaco di Olbia Settimo Nizzi, più un’altra decina di vip accuratamente selezionati. Un privilegio, quello concesso a questi ospiti, che qualcuno a voluto mettere in relazione con l’approvazione del progetto di ampliamento della base e che fa parte invece della prassi. L’invito, infatti, viene rivolto agli amministratori locali ogni anno ed è diventato uno degli appuntamenti fissi attraverso cui il commodoro e i suoi subordinati mantengono buoni rapporti con le comunità locali. Dunque, nessun annuncio: «Gli americani in queste occasioni sono sempre molto formali - conferma uno degli invitati, che preferisce non essere menzionato - e durante l’incontro non si è mai parlato, neppure con qualche fugace accenno, del progetto di ampliamento della base». (L’Unione Sarda)

Parco, gran convegno sul restauratore

Foreste Casentinesi

POPPI
— Se le stupende Foreste Casentinesi, da dieci anni cuore verde del Parco Nazionale, sono tutt'oggi tra le più belle e ammirate del nostro paese e conosciute in tutta Europa, molto lo si deve anche all'ingegnere boemo forestale Karl Siemon (nella foto), che poi italianizzò il suo nome in Carlo Siemoni, chiamato nel lontano 1835 da Leopoldo II di Lorena per amministrare appunto le Foreste Casentinesi e le Regie Foreste dell'Alpe in forte degrado nella prima metà del 19° secolo, dopo secoli di intenso sfruttamento. Siemoni in poco tempo divenne l'indiscusso protagonista del piano di recupero di queste foreste ed uno stimato amministratore che mise in campo la sua eccezionale preparazione tecnica con tante idee ed innovazioni in campo forestale e con l'introduzione anche di numerose specie vegetali ed animali e con l'impianto di nuove abetine e castagneti. In campo economico Siemoni fece costruire la famosa “via dei legni” per portare a valle in maniera più agevole il legname abbattuto in foresta e che doveva giungere fino al “porto” sull'Arno di Pratovecchio; inoltre si deve a lui la riedificazione del Lanificio di Stia, abbandonato da anni e la costruzione di una segheria e di una vetreria alla Lama, nel versante romagnolo delle Casentinesi. Per “ricordare” questo grande selvicoltore, vissuto tra il 1805 e il 1878, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, con il patrocinio dell'Accademia dei Georgofili, dell'Accademia Italiana di Scienze Forestali, della Società Botanica Italiana e della Società Orticola Italiana, ha organizzato un importante convegno che si terrà l'11 ottobre prossimo nel salone delle feste del Castello dei Conti Guidi di Poppi. Alla manifestazione – con inizio alle ore 9,30 – che sarà incentrata sulla grandiosa opera di sistemazione forestale portata avanti dal Siemoni nel territorio che oggi coincide con l'importante area protetta, intervenrrano tantissime personalità del settore e docenti delle Università di Siena e di Firenze. (La Nazione)


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