Rassegna del 03 Ottobre 2003

Parchi. nel Cilento tornano cervi e caprioli

(Dire) - Roma - il cervo e il capriolo torneranno nel parco del cilento. le due popolazioni si sono estinte in quell'area montuosa rispettivamente negli anni venti e cinquanta. oggi, grazie a un progetto di reintroduzione seguito dall'ufficio conservazione natura dell'ente parco le due specie torneranno ad abitare il territorio dell’area protetta. il progetto per la "reintroduzione del cervo e del capriolo nel parco nazionale del cilento e vallo di diano"- in via di realizzazione gia' a partire dal 2001- e' stato proposto ed affidato al gruppo di etologia ed ecologia comportamentale di sandro lovari del dipartimento di biologia evolutiva dell'universita' di siena. il progetto affrontera' la valutazione di idoneita' ambientale, le modalita' di cattura, rilascio e monitoraggio dei primi esemplari e l'individuazione di aree critiche e redazione delle carte di idoneita' ambientale per cervo e capriolo. i cervi cosiddetti "fondatori" saranno prelevati in numero di 35/38 in carinzia (austria) nella prossima primavera mentre i 20 esemplari di capriolo dovranno essere acquisiti da un'azienda faunistica in provincia di siena gia' per la fine di dicembre. la reintroduzione di questi grandi erbivori- si legge in una nota dell'ente parco- sara' oltremodo utile per il corretto funzionamento ed il mantenimento della biodiversita' delle foreste e delle prateria montane. cdm. folco quilici nominato presidente dell'icram dire) - roma- folco quilici e' stato nominato presidente dell'istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (icram). la decisione e' stata presa oggi dal consiglio dei ministri, ed e' stata resa nota nel comunicato finale.

Ticket d'ingresso e vincoli meno rigidi alla riperimetrazione per il decollo dell'ecoturismo

Sicilia - Le aree protette sposano il turismo Disegno di legge.

Palermo. Un ticket d'ingresso alle aree protette siciliane e vincoli meno rigidi alla loro riperimetrazione. Sono queste alcune delle novità contenute nel disegno di legge che l'assessore regionale al Territorio e Ambiente, Mario Parlavecchio, sta per esitare ammodernando la normativa del settore dopo oltre vent'anni. Parlavecchio vuole cambiare strategia. «Intendiamo - ha spiegato - passare da un sistema di aree protette che è stato impostato sulla conservazione a un sistema che punti sulla valorizzazione e sullo sviluppo, tenendo anche conto delle opportunità offerte da Agenda 2000».
L'assessore ha poi precisato che «l'attuale impianto legislativo ha retto e ci ha consegnato la realtà oggettiva di un patrimonio importante». Questo significa che il disegno di legge terrà conto dei passi avanti fatti in questi anni, ma prenderà atto che le aree protette devono cominciare a produrre reddito per inserirsi con forza nel circuito turistico, diventare un valore aggiunto del territorio e dotarsi dei servizi necessari per attrarre gli amanti della natura senza poter contare, come in passato, sulle risorse finanziarie pubbliche che diventano sempre più esigue.
Si tratta di fare decollare il cosiddetto «ecoturismo», in cui la principale motivazione dei visitatori è l'osservazione della natura e delle tradizioni culturali locali. Si potrebbe pensare anche all'organizzazione di visite per piccoli gruppi con tour operator. Un'attività che renderebbe minimi gli impatti negativi all'ambiente, creando opportunità di guadagno per le comunità locali e per le organizzazioni che gestiscono le aree.
La Regione si muoverà in sintonia con il ministero dell'Ambiente, in cui titolare, Altero Matteoli, è convinto che la cultura della fruibilità si debba aggiornare per raggiungere obiettivi di sviluppo. Anche perché sono sempre più legate al verde opportunità occupazionali. Il tasso di crescita è doppio rispetto alla crescita occupazionale in generale. Guardia parco, educatore ambientale, agricoltore biologico e gestore di agriturismo sono solo alcune delle nuove figure professionali individuate. Ma occorre un coraggioso cambio di marcia perché non restino posti di lavoro virtuali. C'è ancora tanto da fare per rendere la risorsa ambientale competitiva con le forme di turismo attualmente presenti sul territorio siciliano. E' necessario un cambiamento che richiede il pieno coinvolgimento dei gestori degli enti e degli operatori, molti dei quali erano presenti alla conferenza di ieri in uno dei padiglioni della Fiera del Mediterraneo, dove è stato allestito uno stand dei parchi, delle riserve e degli enti gestori.
La proposta di Parlavecchio tiene conto delle direttive comunitarie che estendono la tutela ambientale ai cosiddetti siti di interesse comunitario e alle zone di protezione speciale. Una volta approvata, la porzione di territorio siciliano vincolato diventerebbe del 25 per cento e la Regione si metterebbe in regola con Bruxelles. D'altra parte, ha osservato Parlavecchio, «il vincolo ambientale non è statico ma dinamico». Significa che con il tempo può cambiare la condizione di alcune porzioni di territorio, e occorre quindi essere in grado di fare uscire dalle riserva zone che hanno perduto valore ambientale. «E' la situazione, per fare un esempio - ha detto l'assessore - di circa 1000 ettari compresi nella riserva naturale orientata del bosco di Santo Pietro, nel Calatino». Ma può accadere anche il contrario, come nel caso del Parco dei Nebrodi, la cui estensione è stata ampliata dopo l'approvazione del provvedimento di riperimetrazione da parte del Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale.
Occorrerà un cambio di marcia anche in tema di comunicazione e informazione. Nei prossimi giorni sarà distribuito un opuscolo che contiene una cartina e delle schede tecnico-scientifiche e da oggi è attivo il sito www.parchieriservesicilia.it che funge da contenitore di tutti i siti che illustrano la realtà delle aree protette siciliane. Tra queste anche le aree marine protette che verranno rese omogenee dal punto di vista gestionale ed economico-finanziario. Per esempio quella dell'Isola di Ustica, soprannominata la «perla nera», caratterizzata da una grande varietà di ambienti e dalla presenza di un gran numero di uccelli migratori e che, essendo stata istituita nel 1986, è la decana della aree marine protette. Attualmente è affidata alla Capitaneria di Porto di Palermo a causa delle difficoltà amministrative e finanziarie del Comune. C'è ancora tanto da fare per rendere la risorsa ambientale competitiva con le forme di turismo attualmente presenti sul territorio siciliano. (La Sicilia)

Stelvio gemellato con l'Himalaya

BORMIO — Il Parco dello Stelvio gemellato con il Parco dell'Himalaya. Alla vigilia dell'appuntamento con il Film Festival di Sondrio dedicato ai Parchi e alle aree protette dal comitato di gestione per la Lombardia del Parco nazionale dello Stelvio arriva una proposta affascinante: avvicinare e riunire, con un gemellaggio ufficiale, aree protette dell'arco alpino e delle montagne himalajane; ma soprattutto farlo in una occasione molto speciale per entrambe le realtà, le celebrazioni per il mezzo secolo della conquista delle due più alte montagne della terra.
Il 50° dell'Everest cade quest'anno; tra i protagonisti delle celebrazioni anche Manuela Di Centa, prima donna italiana sul tetto del mondo.
Quello della conquista, ad opera di una spedizione italiana del K2 cade il prossimo anno ed in Alta Valtellina è già fermento di idee. Nella patria di uno dei conquistatori del K2, Achille Compagnoni, si stanno preparando spedizioni alpinistiche molto particolari, ma dalla Valfurva parte anche una proposta che, se accolta e sostenuta da tutte le componenti del Parco, potrebbe diventare uno straordinario veicolo di immagine e di promozione. A lanciare l'idea, portandola sul tavolo del comitato lombardo, è stato il vicepresidente Ferruccio Tomasi che si sta occupando di questa proposta in contatto con i ministeri competenti. L'eventualità di questo gemellaggio dovrà essere considerata in tempo utile dal consiglio direttivo del Parco, ente che il Comitato ha espressamente coinvolto chiedendo al nuovo direttore di farsi portavoce della richiesta. Il Parco interessato è quello dei Karakorum pakistano che già si è presentato ad una recente edizione della rassegna di Sondrio. (Il Giorno)

La Giunta di Carinola chiede di aderire al Parco di Roccamonfina

L’amministrazione comunale di Carinola ha chiesto alla Regione di aderire al parco di Roccamonfina-Foce del Garigliano. La richiesta è supportata dalla constatazione che il territorio montano della storica cittadina di Terra di Lavoro presenta tutti i requisiti floro-faunistici per essere assoggettato alla tutela del parco e, dunque, di beneficiare della conseguente tutela paesaggistica. (Il Denaro)

Il Parco dell’Oglio Nord ha finalmente Statuto e Consorzio

La giunta regionale ha approvato le regole sull’area tutelata. presto l’assemblea degli enti locali per la nomina di amministratori e dirigenti

BASSA - Adesso è fatta. L’ultimo rilevante passo burocratico è compiuto e fra breve si potrà finalmente cominciare con gli atti concreti, per dare davvero un corpo a quello che, più volte, abbiamo definito un fantasma: il Parco dell’Oglio Nord. Ieri la Giunta regionale ha approvato lo Statuto e quindi il Consorzio di gestione, condizione fondamentale per convocare presto in assemblea gli attori del Parco, che dovranno nominare Consiglio di amministrazione, presidente, direttore (in carica quattro anni) e Collegio dei revisori dei conti (tre anni). La Giunta ha deliberato su proposta dell’assessore bresciano Franco Nicoli Cristiani, che a marzo aveva sollecitato Comuni e Province coinvolte ad esaminare e approvare in fretta lo Statuto. Raggiunto il numero di adesioni necessario, la Regione ha messo il punto fine ad una vicenda che dura da vent’anni. Ora il Parco è commissariato ed ha una sede provvisoria ad Orzinuovi: nei prossimi giorni, con un decreto del presidente Roberto Formigoni, sarà costituito formalmente il Consorzio. Lo Statuto entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione. Ricordiamo che il Consorzio è formato dalle Province di Bergamo, Brescia e Cremona e dai 34 Comuni rivieraschi: Alfianello, Azzanello, Bordolano, Borgo San Giacomo, Calcio, Capriolo, Castelli Calepio, Castelvisconti, Cividate al Piano, Corte de' Cortesi, Corte de' Frati, Credaro, Gabbioneta Binanuova, Genivolta, Orzinuovi, Palazzolo, Palosco, Paratico, Pontoglio, Pontevico, Pumenengo, Quinzano, Robecco, Roccafranca, Rudiano, Sarnico, Scandolara Ripa d'Oglio, Seniga, Soncino, Torre Pallavicina, Urago d'Oglio, Verolavecchia, Villachiara, Villongo.
Le quote di partecipazione al Consorzio sono determinate in base al territorio e agli abitanti dei Comuni; le tre Province hanno ciascuna il 12 per cento. Nel Parco, sotto la supervisione del direttore, ci sarà un servizio volontario ecologico di vigilanza, che affiancherà il personale dell’ente. Il territorio interessato si estende su 14.170 ettari. Secondo lo Statuto, compito del Consorzio è la gestione del Parco con particolare riguardo alla protezione della natura e dell'ambiente, allo sviluppo delle attività agro-silvopastorali e delle altre attività tradizionali compatibilmente con l'ambiente. L'ecosistema fluviale dovrà essere conservato e garantita la sua fruizione. Saranno promosse iniziative di salvaguardia di opere di particolare interesse culturale, sia per la storia del Parco sia per la sua popolazione. Attenzione anche alle attività ricreative aperte ai cittadini, in aree attrezzate, in modo che la tutela del territorio sia valore condiviso.
La legge regionale che istituiva il Parco fu approvata nell’aprile del 1988: dopo anni di feroci polemiche fra sostenitori e avversari, finalmente si riuscì a trovare un punto di mediazione fra la salvaguardia dell’ambiente e l’uso del territorio. Poi altri anni di divisioni fra gli enti locali su articoli e codicilli, su quale Comune dovesse ospitare la sede, sugli aspiranti presidenti... Mettere d’accordo 37 enti non era facile. Poi l’accelerazione della Regione e adesso il traguardo. Almeno speriamo... (Giornale di Brescia)

Il Parco dell’Oglio riprende il cammino

Stop al commissariamento: via libera al nuovo statuto
Nascerà un consorzio formato da 3 Provincie e 34 Comuni

Il parco dell'Oglio nord potrà finalmente operare a pieno titolo. La Giunta regionale, su proposta dell'assessore alla Qualità dell'Ambiente, Franco Nicoli Cristiani, ne ha approvato a inizio settimana lo statuto. Questo significa che non appena il presidente della Giunta emanerà il decreto (ha tempo 30 giorni), verrà costituito formalmente il Consorzio, mettendo così fine al commissariamento del parco che con la costituzione degli organi consortili potrà iniziare l'attività a pieno regime. «Un passo molto importante - ha commentato lo stesso assessore Nicoli Cristiani -, un atto fondamentale senza il quale il Consorzio non poteva essere costituito e molte attività rimanevano forzatamente bloccate». Lo statuto entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione del Bollettino ufficiale della Regione. Dopodiché il Consorzio formato dalle province di Bergamo, Brescia e Cremona e dai 34 comuni interessati, costituito in assemblea, nominerà il Consiglio di amministrazione, il presidente e il Collegio dei revisori dei conti.
«Il lavoro del commissario uscente Vigilio Bettinsoli è stato prezioso - ha aggiunto Nicoli Cristiani -. Il piano di interventi da lui redatto è stato approvato da tutti i comuni aderenti al parco. Questo significa che si continuerà a lavorare su queste fondamenta».
Tra i principali compiti del Parco, come indica lo statuto, vi sarà la gestione dell'area con particolare riguardo alla protezione della natura, ma pure lo sviluppo delle attività agro-silvopastorali e delle altre attività tradizionali (compatibilmente con l'ambiente) e la conservazione dell'ecosistema fluviale a cui dovrà essere garantita l'accesso.
Saranno promosse iniziative di salvaguardia di opere di particolare interesse culturale, sia per la storia del parco sia per la sua popolazione. Non saranno trascurate le attività ricreative aperte ai cittadini in aeree attrezzate.
Il parco comprende il tratto alto del fiume Oglio all'uscita del lago di Iseo, sino a Gabbioneta ed Ostiano, tra rive scoscese e boscose circondate da un territorio prettamente agricolo. Vi si ritrovano lembi boscati di pregio botanico, oltre che specchi d'acqua e meandri con vegetazione acquatica. Importanti i valori storico-architettonici che si ritrovano nei comuni che si affacciano sul fiume, come il ben conservato Castello di Pumenengo, con le torri e il cortile quadrangolare, e i resti delle fortezze di Paratico e Roccafranca.
La superficie del parco misura 14.170 ettari e si estende sui comuni di Alfianello, Azzanello, Bordolano, Borgo San Giacomo, Calcio, Capriolo, Castelli Calepio, Castelvisconti, Cividate al Piano, Corte de' Cortesi, Corte de' Frati, Credaro, Gabbioneta Bina Nuova, Genivolta, Orzinuovi, Palazzolo sull'Oglio, Palosco, Paratico, Pontevico, Pontoglio, Pumenengo, Quinzano d'Oglio, Robecco d'Oglio, Roccafranca, Rudiano, Sarnico, Scandolara Ripa d'Oglio, Seniga, Soncino, Torre Pallavicina, Urago d'Oglio, Verolavecchia, Villachiara, Villongo.
Per spiegare e discutere con tutti i comuni interessati l'importanza dell'approvazione dello statuto da parte della Regione, stasera alle 20.30 al castello di Orzinuovi, sede del parco, è in programma un convegno a cui è prevista la partecipazione dello stesso assessore regionale all'Ambiente Franco Nicoli Cristiani. (BresciaOggi)

Dolomiti Bellunesi - ENTE PARCO

AGORDO - Nonostante le richieste della minoranza di La Valle Agordina e le polemiche del periodo che ha preceduto le nomine, Gabriele Caldart ce l'ha fatta ad essere confermato nel direttivo dell'ente Parco. Quindi anche per i prossimi anni il consigliere comunale di Rivamonte rappresenterà gli agordini. E alla vigilia delle nomine a La Valle è accaduto qualche cosa di particolare, l'assessore comunale e assessore in Comunità Montana Agordina, Tiziano De Col, ha inviato una lettera al primo cittadino Silvio De Zorzi, affermando la massima disponibilità ad accettare una candidatura condizionata. De Col ha scritto al sindaco: «Non so se questa posizione sia effettivamente sostenibile, non da parte mia o sua, ma da parte degli altri Comuni e della Comunità Montana Agordina, in quanto parrebbe fosse ormai consolidata l'ipotesi di sostenere altro candidato non di La Valle Agordina, ma sempre di Rivamonte. Chiedo al sindaco di attivarsi, prima delle nomine, in sede di tutela delle giuste aspirazioni della popolazione e del territorio lavallese, nei confronti dell'eventuale candidato, del Presidente della Comunità Montana Agordina che è anche Presidente della Comunità del Parco e dell'Assessore Regionale Floriano Pra, in modo che le aspettative del Comune di La Valle siano considerate nell'Ente Parco come prioritarie per l'Agordino».
Ma le aspettative di Tiziano De Col sono state deluse. In consiglio non siederà un rappresentante del Comune di piedi del Monte Cielo. Ma quali sarebbero state le priorità sostenute da De Col? «Malga Foca in primis - ci risponde l'amministratore di La Valle - prevedendo il recupero della stalla a scopi ricettivi (progetto esecutivo già approvato), con un contributo da ottenere, del 70 \% a carico dell'Ente Parco. Via dei Capitaniati: ultimazione dei lavori sulla Val Pontesie (progetto esecutivo già approvato), con un contributo da ottenere del 70 \% a carico dell' Ente Parco. Sentiero d'accesso alla Val Clusa: sistemazione di ponti e segnaletica interna al Parco con la riapertura del sentiero che da Casera Terza sale alla Forcella di Pezedel, opera a totale carico dell'Ente Parco, visto che , a parte i ponticelli, tutto ricade nel perimetro del Parco e da anni si chiede un intervento se non altro sui ponticelli di accesso senza mai avere avuto la cortesia di una risposta. Forte di Forcella Moschesin: da recuperare a totale carico dell'Ente Parco con preminente funzione di punto d'appoggio per escursionisti; se il Parco non procede in questa direzione servierà attivarsi immediatamente per una revisione dei confini del Parco a Forcella Moschesin ritornando sul confine originariamente proposto, se per Il Parco il forte deve diventare un rudere, che almeno lo diventi fuori dal Parco. Museo di La Valle Agordina: concreto sostegno del Parco per il suo allestimento». (Il Gazzettino)

Schiaffo a Belluno, nel Parco entra De Bona

Il rammarico del sindaco De Col e del presidente della Comunità montana Roccon: «Il nostro candidato era il più qualificato»
Escluso dal direttivo dell’ente Diego Cason, rappresentante del Comune. La Provincia: «Non è stato un blitz»

Non ci sarà il Comune di Belluno nel direttivo dell'ente Parco. Non ci sarà neppure Diego Cason, che - sulla carta - avrebbe dovuto essere il rappresentante di Palazzo Rosso e della comunità montana Belluno-Ponte. Per uno di quegli strani scherzi della politica, succede che uno dei Comuni che più si sono spesi per l'area protetta, che un consigliere comunale che da anni si occupa del Parco con passione e competenza rimangano esclusi dal governo dell'ente. A entrare al posto di Cason è un nome illustre: si tratta del presidente della Provincia Oscar De Bona che ha rivendicato per sé e per Palazzo Piloni uno dei posti che, per tradizione, negli ultimi anni spettava ai Comuni. Il blitz (ma De Bona dice: «Non dite che è un colpo di mano») è avvenuto mercoledì, durante l'assemblea della Comunità del Parco, l'organo a cui spetta la scelta di quei rappresentanti degli enti locali che, previo decreto di nomina del ministro dell'Ambiente, sono chiamati a sedere nel direttivo del Parco. Fino ad oggi di solito succedeva così: ogni Comunità montana proponeva un nome e l'assemblea prendeva atto delle indicazioni, sicché fino ad oggi l'omogeneità territoriale era assicurata. (Il Gazzettino)

Belluno escluso dal consiglio del Parco

Viene scelto De Bona, non Diego Cason che era stato indicato da Palazzo Rosso
Gli enti locali eleggono De Feo Caldart, Moro

BELLUNO. Il Comune di Belluno, che ha attivamente lavorato negli ultimi anni per estendere il territorio del parco, non sarà rappresentato nel consiglio direttivo dell'ente. E' questo il risultato della elezione dei cinque membri della Comunità del parco, rappresentanti degli enti locali. Entra la Provincia con De Bona, resta a casa il Comune di Belluno che aveva proposto la Diego Cason. Le danze per il futuro dell'ente parco sono dunque ampiamente iniziate. Mercoledì si è svolta la lunga riunione della Comunità del parco, con sindaci, assessori e presidenti delle Comunità montane. Lo scopo era quello di nominare i cinque rappresentanti dei Comuni che fanno parte del territorio del parco. E' un evento molto importante.
Infatti i cinque eletti andranno a dirigere il parco per i prossimi cinque anni e uno di loro sarà, di diritto, vicepresidente al posto dell'attuale Renzo Poloni in scadenza di mandato e non più rinnovabile. La scadenza era dovuta per evitare che il Ministero dell'Ambiente procedesse d'autorità. Ma il clima, forse, era inaspettato. Il dibattito era stato già avviato dal presidente della provincia, De Bona, che scrivendo a Rizieri Ongaro, presidente della Comunità del Parco, aveva chiesto che "... tra i rappresentanti all'interno delle istituzioni operative del Parco, vi debba essere la Provincia" anche se vi precisava che "... stante i ristretti tempi, potrà essere utile sicuramente a partire dalla prossima scadenza successiva a quella attuale". Invece c'è chi ha voluto insistere subito per un riconoscimento specifico del ruolo della Provincia e di Oscar De Bona in particolare.
E la proposta di nominare Diego Cason, sociologo ed estensore del Piano socio-economico del Parco, indicato dal Comune di Belluno si è scontrata con la proposta del Comune di Ponte nelle Alpi di indicare De Bona.
Un De Bona serafico spiega "di essere stato indicato e votato e quindi di accettare l'eventuale nomina", ribadendo che la Provincia aveva posto solo il problema del ruolo dell'Amministrazione provinciale negli organismi di governo del Parco.
Sicuramente la polemica è destinata ad ingrossarsi, visto che il comune capoluogo è rimasto escluso dal risultato della votazione, che ha riconfermato gli uscenti Fausta De Feo, sindaco di Forno, e Gabriele Caldart, assessore della Comunità montana agordina; designando Renato Moro da Sospirolo, Oscar De Bona ed il sindaco di Feltre Brambilla (che consegue il risultato di portare per la prima volta la rappresentanza del comune che ospita la sede del parco negli organi di governo dello stesso).
I voti risultano così assegnati: 12 a De Feo, 11 a Moro, 10 a Brambilla, 8 a De Bona e Caldart, 6 a Zaetta e 5 a Cason. Il Presidente Rizieri Ongaro si trincera dietro un formale "abbiamo compiuto il nostro dovere istituzionale ed eletto cinque persone competenti e qualificate" mentre il presidente della Comunità montana Belluno-Ponte, Luigi Roccon, ci tiene a sottolineare che si è trattato di un atto dovuto per il rispetto di procedure di legge.
In passato, infatti, un accordo informale aveva garantito una "lista bloccata" con cinque nomi, uno per ognuna delle zone del parco. Ma la legge chiede un voto limitato con tre preferenze.
Qui si è determinato il problema. In quanto i sindaci Vieceli di San Gregorio e Fregona di Ponte chiedendo di andare a votazione limitata e proponendo la candidatura di De Bona, nei fatti hanno scompaginato gli accordi del passato. "Si proponeva che la Provincia assumesse la presidenza della Comunità del parco" afferma Roccon "risolvendo così il problema delle rappresentanze di tutte le zone e quello del ruolo della Provincia stessa, ma così non si è voluto fare. Ho proposto Cason se si andava alla lista bloccata, ma indicando anche De Bona su richiesta del comune di Ponte nelle Alpi. Io ho votato Cason, che non è stato eletto, ma altri hanno provato ad eleggere due candidati per comunità montana".
Tensioni non sono mancate, a dire il vero, anche nelle precedenti riunioni dell'organo politico del parco, che per ben due volte ha posticipato l'ipotesi di discussione di un documento che fa il punto sui cinque anni di parco a guida Bonan. E' il punto è proprio questo.
Sembra che ci siano grandi movimenti in corso per indicare un altro presidente al posto dell'attuale, il cui mandato scade a febbraio 2004. Ma siccome di Bonan si parla bene, visto i risultati che il parco ha conseguito in questi anni e che gli sono valsi ottimi riconoscimenti un po' dovunque, si evita di affrontare la questione di petto. Ma forse questa è una storia che si potrà meglio raccontare alla prossima riunione, quando sembra improcastinabile la messa all'ordine del giorno della mozione "pro-Bonan" e a quel punto occorrerà contarsi. (Corriere delle Alpi)

Del Col: «Non c'entra la verifica»

Per il primo cittadino «sostituirlo non sarà facile e rientrerà nella strategia complessiva per ricalibrare la giunta»
Il sindaco e Rufus Bristot spiegano i motivi delle dimissioni

BELLUNO. Una scelta personale che non c'entra nulla con la verifica politica e amministrativa in corso. Il sindaco De Col ci tiene a fugare i sospetti e le illazioni: le dimissioni di Fabio Rufus Bristot da assessore a Palazzo Rosso non sono dovute a «spinte dei partiti», che pure il sindaco dice di aver ricevuto, nè sono state richieste dallo stesso De Col. «Ha fatto una scelta, ha deciso cosa farà da grande».
Ha scelto il soccorso alpino, su richiesta anche del consiglio regionale e dell'assemblea dei capi stazione bellunesi del Cnsas che «hanno espresso la volontà che possa occuparmi a tempo pieno del soccorso».
Le dimissioni non sono state ancora accettate dal sindaco, che ieri ha voluto tenere una conferenza stampa congiunta per ribadire che Bristot continua a godere della sua fiducia. Ma sembra proprio solo un passaggio formale, in attesa di chiarire chi prenderà il suo posto.
E ieri sera il quasi ex assessore ha partecipato alla riunione di giunta: «Cose lasciate in sospeso da completare».
«Ho sempre parlato - spiega ancora De Col - di ricalibratura della giunta. E sono ancora di questo parere: ci sono deleghe che si sono dimostrate più "pesanti" del previsto, comprese quelle che aveva Bristot. Penso all'ambiente con il problema dei rifiuti e delle antenne, e allo sport».
Di aumentare la giunta non si parla proprio, di cambiare qualcosa all'interno sì. E la decisione di Rufus rimette tutto in gioco. «Nessuno mi detta condizioni - precisa però il sindaco - la scelta del successore rientra nella "mia" verifica. Di sicuro non sarà facile sostituire Bristot, ma non sarà una scelta fatta con il manuale Cencelli. So bene e ho sempre saputo che si pone il problema dei socialisti. A suo tempo non erano state trovate le persone con le caratteristiche idonee».
De Col prende tempo, ci vorranno ancora settimane, forse non mesi, per sciogliere i nodi.
Il discorso scivola sulla politica, o meglio sulla mancanza di un pensiero politico forte. «Non c'è partito che si sia pronunciato ad esempio sull'Ato» ribadisce il primo cittadino «o che abbia affrontato il problema del ruolo del Bim, o dello statuto veneto. C'è carenza di un pensiero forte e questo mi preoccupa. Tutto è lasciato ai sindaci come se fossimo l'ombelico del mondo». Anche se, aggiunge subito, non c'è pericolo che Belluno venga considerato l'ombelico del mondo visto che viene sistematicamente escluso da tutti gli organismi provinciali, ultimo caso quello del consiglio direttivo del parco.
Non tutti a Palazzo Rosso hanno preso le dimissioni di Bristot con la calma che ostenta il sindaco. La Convenzione comunale della Margherita, eletta da poco, ha diffuso una nota in cui si dice che «la Margherita valuta con estrema preoccupazione le difficoltà che incontro l'amministrazione comunale del capoluogo, emerse in tutta la sua evidenza nei fatti accaduti in questi ultimi giorni. E' da lungo tempo che questo partito ritiene assolutamente necessario porvi mano in modo adeguato e con fermezza. Ora questo non è più rinviabile nè sono ancora giustificabili gli atteggiamenti di sottovalutazione e di estraneità che si sono visti finora». La situazione sarà analizzata la prossima settimana. (Corriere delle Alpi)

Parco, cassa svaligiata bottino 10 mila euro

VERNAZZA Rubati gli incassi dei ticket

Sono penetrati negli uffici dell'Ente Parco Cinque Terre presso la stazione ferroviaria di Vernazza, rompendo il vetro di una finestra, e hanno asportato la cassaforte che custodiva gli incassi dei ticket per i sentieri. Per essere il primo ottobre, quindi in bassa stagione, e in una sola stazione, il bottino è di tutto rispetto: diecimila euro. Sul singolare furto stanno indagando, a trecentosessanta gradi, i carabinieri di Vernazza. I ladri sono entrati in azione la notte tra mercoledì e ieri. La scoperta è stata fatta ieri mattina alle 7 dal personale della cooperativa che gestisce la biglietteria per conto dell'Ente Parco. Una finestra era stata forzata. Ma per arrivare alla cassaforte, caricarla e uscire dalla porta, i ladri hanno dovuto utilizzare un telecomando, perché tutte le porte sono comandate elettronicamente. Un particolare ha colpito i carabinieri, oltre alla consistente cifra dell’ammanco: il telecomando era custodito nel cassetto di una scrivania. Per i ladri è stato poi un gioco allontanarsi con la cassaforte: la stazione ferroviaria di Vernazza è scarsamente frequentata la notte. Non è escluso che abbiano usato uno dei rari treni per la fuga, in modo da non essere visto da qualche abitante del posto. (Il Secolo XIX)

Abruzzo - Guerra al bracconaggio nel Parco: strade sterrate vietate alle auto

Parte l’offensiva del Parco Nazionale contro il bracconaggio (nella foto, i due orsi uccisi) e le altre criminose azioni collaterali. Durante l’incontro di ieri, a cui hanno partecipato i vertici dei carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico), diversi commissari superiori del Corpo Forestale e i capi guardia del Servizio Sorveglianza del Parco, sono state individuate alcune strategie per difendere l’ambiente e gli animali. E’ stata costituita una task-force: carabinieri e Forestale svolgeranno un lavoro coordinato per rendere più efficaci le azioni di prevenzione e di repressione. Ed ecco la prima mossa: è stato già deciso di “vietare l’accesso alle strade sterrate di penetrazione nelle aree naturali del Parco al fine di impedire l’incursione indiscriminata di autoveicoli spesso utilizzati dai bracconieri per raggiungere con facilità la fauna selvatica”. E’ stata anche riconosciuta la necessità di potenziare l’organico addetto alla vigilanza. Il direttore Di Benedetto ha anche evidenziato le circostanze che possono essere di utile indizio all’attività di investigazione riguardo al decesso dei due orsi. (Il Messaggero)

Monte Rufeno: avanza il parco interregionale Lazio-Umbria

Avanza spedita la fase di realizzazione del Parco interregionale ”Riserva naturale Monte Ruferno” per il Lazio e ”Selva di Meana” per l’Umbria. In occasione del ventennale dell’area protetta, durante la conferenza dal titolo ”L’area protetta oltre i confini”, è stato fatto un importante passo in avanti.
«Condividiamo pienamente questo progetto - ha detto il direttore dell’assessorato all’Ambiente della Regione, Raniero De Filippis - e la bozza del protocollo d’intesa è già ponta, presto ci sarà la sottoscrizione della proposta di legge regionale. La speranza è che entro il 30 giugno si riesca ad approvare la legge e si possa passare all’insediamento dell’organismo». E la Regione Umbria si è detta «pienamente disponibile alla costituzione del Parco interregionale, per unificare il tutto per valorizzarlo dando nuovo impulso all’economia del territorio». All’incontro è intervenuto il sindaco di Acquapendente, Tolmino Piazzai. «La Riserva naturale di Monte Rufeno - ha spiegato - è stata una sorta di laboratorio a cielo aperto dove hanno lavorato operatori, scuole, ricercatori, giovani. Ora salvaguardiamo un patrimonio di valore inestimabile». (Il Messaggero)

«Sanatoria nel Parco, i criteri»

Circeo - Allarme dei Verdi: già rilasciati 200 pareri favorevoli. In 7 anni 16 demolizioni

«Si tratta della più grande sanatoria mai fatta in Italia su un’area straprotetta». I Verdi rilanciano l’allarme sul futuro del Parco del Circeo e puntano il dito sui criteri definiti dalla commissione interministeriale, promossa dal ministero dell'Ambiente, che sono alla base del rilascio sulla base dei quali l'Ente Parco sta rilasciando pareri favorevoli sulle richieste di condono che riguardano costruzioni realizzate ex novo o ampliamenti anche in zone a tutela integrale. Ma quali sono i criteri? E così sono sanabili tutte le seconde case per abusi di modifica o ampliamento nella misura indicativa del 30% della volumetria assentita e tutte le attività turistico ricettive per abusi e adeguamento funzionale e di aumento volumetrico nella stessa misura situate nella zona di Quarto Caldo.
Così come sono sanabili, sempre secondo la commissione, tutti gli abusi totali realizzati prima del 31 ottobre del 1983 e nella misura del 30% per tutti gli ampliamenti realizzati successivamente nella zona di Monticchio e la Mezza Costa fino al Porto del Circeo, solo per citarne alcuni.
Per il comune di Sabaudia si parte dai nuclei edificabili sul limite nord del Lago di Paola dove sono sanabili tutti gli abusi totali realizzati prima dell'ottobre del 1983 per prime e seconde case e nella misura del 30% per le prime case e le attività produttive realizzate successivamente.
Quindi la zona tre, quella che va dal Caterattino a Rio Martino dove si possono sanare gli abusi totali per le prime case correlate ad attività agricola e per le attività turistico ricettive costruite prima dell'83, e nella stessa misura già applicata per quelli costruiti dopo. Idem per altre zone intorno al Lago. Il consigliere regionale dei Verdi Angelo Bonelli sostiene, documenti alla mano, che delle 820 domande di sanatoria presentate, 200 già sono andate a buon fine. Tra queste nelle scheda si leggono sanatorie riguardanti un manufatto, piscina e magazzino per un totale di 214 metri quadrati, una villetta realizzata in via Caterattino, zona a tutela integrale, e ancora nelle stessa zona un altro manufatto con due fabbricati definiti accessori per un totale di 325 metri quadrati. «E poi non capiamo - conclude Bonelli - come mai sulle 220 ordinanze di demolizione firmate dal 96 ad oggi tra Sabaudia e San Felice ne siano state effettuate soltanto 16».
(Il Messaggero)

Giovanni Castelli presidente del Parco Campo dei Fiori

Eletto con l’astensione di parte dei comuni componenti l’assemblea anche il nuovo consiglio d’amministrazione dell’ente naturalistico

Si chiama Giovanni Castelli, 43 anni, agronomo, il nuovo presidente del Parco Regionale del Campo dei Fiori. Succede a Paolo Bertini, da quattro anni alla guida dell’ente naturalistico con sede a Brinzio. Castelli, già componente del consiglio d’amministrazione del Parco e consigliere comunale di minoranza a Cuvio è espressione dell’area politica vicina alla Casa delle Libertà, anche se la sua elezione, ha commentato poco dopo essere stato eletto, «non è frutto di alleanze di natura politica, ma di una fiducia, sebbene condizionata, da parte dei rappresentanti delle amministrazioni che compongono l’assemblea del Parco».
Rinnovato anche il consiglio d’amministrazione, composto da Antonio Pedretti, in rappresentanza della Provincia di Varese, Antonio Besacchi, comune di Valganna, Paolo Bano, per il comune di Brinzio, Luigi Roi per Barasso, oltre a Fabio Carella, comune di Varese, e Tulio Cappa, Induno Olona. L’elezione da parte dell’assemblea di presidente e cda non è tuttavia avvenuta all’unanimità. Ad astenersi una cordata di piccoli comuni che si sono astenuti per l’elezione del presidente. Le motivazioni dell’astensione, sono state espresse dal sindaco di Brinzio Roberto Piccinelli – che presiedeva l’assemblea – il quale si è espresso anche a nome dei comuni di Castello Cabiaglio, Bedero Valcuvia, Rancio Valcuvia, Luvinate e Barasso. «Contesto le modalità con cui si è arrivati alla designazione del presidente – ha affermato Piccinelli - : i piccoli comuni, grazie ai quali il Parco ha raggiunto in questi anni ottimi risultati, sono stati messi all’angolo da logiche di carattere politico, favorendo i comuni più grandi».
In risposta alle eccezioni di Piccinelli sono intervenuti il sindaco di Cuvio Furigo che ha specificato la provenienza di Castelli, consigliere comunale di un piccolo comune come Cuvio, oltre a Luca Marsico, presidente della Comunità Montana Valceresio e Marco Cerini, in rappresentanza di Varese, che hanno sottolineato le caratteristiche professionali del nuovo presidente, rispondenti alle esigenze di tutela e salvaguardia degli interessi del Parco.
Soddisfatto dell’avvenuta elezione il nuovo presidente. Castelli ha sottolineato di essere espressione di «una forte maggioranza creatasi a sostegno del territorio, non solo rappresentata da comuni ma anche da enti sovracomunali, come la Provincia e le Comunità Montane». Tra le priorità, Castelli ha individuato lo statuto «sul quale potremo lavorare ora con maggior serenità». (Varese News)

«Campo dei Fiori, mantenere e sviluppare il parco»

I Verdi e Legambiente intervengono sulla nomina del nuovo presidente del Parco

Nell'ambito dell'attuale polemica sulla nomina del nuovo presidente del Parco del Campo dei Fiori crediamo che il problema sia di mantenere una significativa continuità con la gestione che si è appena conclusa, che comunque ha saputo far apprezzare il parco stesso a diversi livelli istituzionali e di attenzione dei cittadini, passi importanti per affermare la promozione e il ruolo guida della difesa e valorizzazione dell'eccellenza ambientale del nostro territorio. Non vorremmo, infatti, che le vicende della nomina del nuovo presidente dell'Ente avessero ad inquinare l'obiettivo principale di mantenere e sviluppare il Parco che, oltre ad essere una grande risorsa ambientale, costituisce anche una decisiva attrattiva turistica ed una possibile opzione per produrre occupazione. Naturalmente nello scenario della vita del Parco bisogna affrontare problemi importanti come l'equilibrio tra le varie realtà di diversa entità coinvolte nell'amministrazione del Parco. Analogo discorso vale per il reperimento delle adeguate risorse economiche necessarie per lo sviluppo del Parco del Campo dei Fiori con un equilibrato carico tra le varie entità di gestione del Parco stesso. Certo, rispetto al passato, si può sempre fare di più e forse meglio: questo ci sarebbe piaciuto sentirci dire. Sembra invece prevalere la preoccupazione del controllo dell'Ente e l'oggetto del contendere parrebbe riguardare esclusivamente il peso della rappresentanza a prescindere dagli obiettivi generali del Parco Da Varese, che amministra comunque la parte "ricca" del parco, ci saremmo aspettati maggior generosità verso le piccole comunità che vivono della parte meno opulenta ma ambientalmente preziosa e vera risorsa che ha dato fondamento all'istituzione del Parco del Campo dei Fiori. (Varesenews)

Parco, entra Palazzesi

Conero - Oggi il direttivo eleggerà la nuova giunta Presidente favorito è Roberto Giampieri Ma Enzo Giancarli "Potremmo averlo noi"
Numana sostituisce Berardinelli con l'immobiliarista

Nuova sostituzione al Parco del Conero. Dopo le cinque nuove nomine da parte della Provincia, il caso-Parco registra un avvicendamento all'interno dei cinque esponenti del Comune di Numana. Esce Daniele Berardinelli. Al suo posto entra Massimo Palazzesi, immobiliarista, contitolare dell'Agenzia immobiliare ambiente che ha sede a Sirolo, sindaco del comune di Numana negli anni Ottanta.
E oggi responsabile di Forza Italia. La decisione è del sindaco Giancarlo Balducci. "Palazzesi è della stessa forza politica di Berardinelli, di Forza Italia - spiega il primo cittadino - per cui si tratta di un avvicendamento all'interno della stessa forza politica. Oltretutto, ho sostituito una persona di Ancona che rappresentava il Comune di Numana con un'altra che è proprio di Numana. La sostituzione è stata già fatta, in entrambi i posti occupati da Berardinelli, ovviamente nel consiglio direttivo ma anche nella giunta". Serafico Berardinelli: "Credo che con le nomine della Provincia si sia aperto un nuovo capitolo".
Notizia a ieri sconosciuta a diversi esponenti del Parco, che però si sono visti recapitare un ordine del giorno aggiuntivo per il consiglio direttivo di oggi - il primo che si riunirà dopo le nuove nomine fatte dal presidente della Provincia Enzo Giancarli - in cui si annuncia proprio la sostituzione di uno dei rappresentanti numanesi, di cui però non si fa il nome. Il fatto ha creato non poca curiosità, soprattutto perché cade nel giorno da molti indicato come quello della svolta. Questa sera il Parco avrà la nuova giunta e il suo nuovo presidente. E l'elezione decreterà la fine della prorogatio della presidenza di Mariano Guzzini. Esce lui, dalla vecchia giunta. E nominato a suo tempo dalla Provincia verrà sostituito da uno dei cinque neo nominati.
Siccome finora è stata scelta la linea istituzionale, non è escluso che in giunta possa entrare il vicepresidente di Giancarli, Giancarlo Sagramola. Oppure l'assessore all'ambiente, Patrizia Casagrande. Viene sostituto Berardinelli con Massimo Palazzesi, appunto. Dovrebbero essere riconfermati gli esponenti di Camerano (Diego Mancinelli) e Sirolo (Giorgio Canuti). E il rappresentante del Comune di Ancona, Roberto Giampieri - vicepresidente di Guzzini - per il quale, anzi, si profila l'elezione a presidente. Questo almeno l'accordo raggiunto tra i sindaci, che farà però difficoltà a passare in Provincia. Che più che un accordo tra sindaci (due del centrosinistra e due del centrodestra) avrebbe visto più di buon occhio un accordo tra le amministrazioni di centrosinistra (Provincia e Comuni di Ancona e Camerano), perché giudicate in grado di condividere meglio uno stesso progetto. Possibile accordo che individuava il Verde Diego Mancinelli al vertice del governo del parco.
A parte le previsioni, le indiscrezioni e le certezze di alcuni sindaci, come andrà a finire lo dirà con certezza solo il voto di questa sera. Per il presidente Giancarli nulla è scontato. "Vediamo quello che succede in consiglio - spiega il leader di Palazzo di vetro -. I nostri sono tutti candidati autorevoli. Potremmo avere anche il presidente. Ma più che gli assetti a noi interessa il progetto per la salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale del Conero. E volendo abbiamo anche le persone da spendere".
Al nuovo direttivo spetta avviare gli atti chiesti dalla Regione per evitare l'invio del commissario ad acta. Quindi, l'annullamento dei nulla osta che hanno fatto scattare il silenzio-assenso sulla vicenda delle lottizzazioni e l'avvio del nuovo piano del parco. I sindaci e il presidente della Provincia sono già concordi anche nel dare il là ad una nuova legge regionale per il parco, anche con una propria proposta, che prevede pure organismi di gestione più snelli.
(Corriere Adriatico)

«Parco, piani incoerenti»

alta murgia - L'assessore comunale all'ambiente attacca l'assessore regionale Marmo
Lamesta: spietramento ed inquinamento, così non va

L'assessore comunale all'Ambiente, Ambrogio Lamesta, è intervenuto sulla questione del Parco dell'Alta Murgia. «Mi ero ripromesso di non intervenire - ha dichiarato l'assessore Lamesta - nella ridda di interventi che sta caratterizzando il dibattito sul Parco dell'Alta Murgia nelle ultime settimane. Purtroppo ne ho lette e sentite troppe, di tutti i colori per continuare a rimanere in silenzio. Sono rimasto colpito soprattutto dai numerosi interventi dell'assessore regionale all'Agricoltura, Nino Marmo. Marmo, che è stato vincitore del premio «Attila», attribuitogli dal Wwf, è riuscito di volta in volta ad intervenire demagogicamente in difesa del pane di Altamura, prima dei risultati relativi alle analisi effettuate sui terreni contaminati; dello spietramento, una pratica, a detta di tutti i tecnici, deleteria nei confronti dell'ecosistema; dell'ipotesi di riduzione di superficie del Parco, senza considerare che è la Giunta regionale dove lui siede come assessore che ha approvato ed imposto la perimetrazione che ora lui contesta».
L'assessore Lamesta, in riferimento all'ultima questione, quella del Parco, ha aggiunto: «Naturalmente, Marmo non ha mai presentato a suo tempo, cioè due anni fa, una perimetrazione alternativa, evidentemente intenzionato a bloccare l'iter amministrativo del Parco con i suoi incoerenti interventi».
Secondo l'assessore comunale all'Ambiente, «è ormai necessario chiedere al presidente della Giunta regionale, Raffaele Fitto: per quanto tempo ancora vuole continuare a confermare un assessore che ha trasformato l'impegno politico della sua Giunta, relativamente alla questione della istituzione del Parco dell'Alta Murgia, in uno spettacolo pieno di contraddizioni? Senza dimenticare, ovviamente, altre questioni, come quella del calendario venatorio e del relativo ricorso al Tar». (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Gennargentu - Caccia vietata nelle aree-parco Nuove proteste

Sul Parco del Gennargentu riesplode la polemica dei sindaci. Il primo cittadino di Seulo, Giancarlo Boi, spiega in una nota che «vige ancora, a distanza di cinque anni dal decreto istitutivo del Parco, una norma che vieta l’attività venatoria, la quale viene però esercitata e consentita anche da chi è preposto alla sorveglianza». E proprio su questo tema Boi precisa: «In diversi Comuni (Desulo, Urzulei, Seui, Baunei, Arzana) sono in scadenza le concessioni per autogestite che non vengono rinnovate. Tutto ciò avviene con il colpevole e irresponsabile silenzio dell’assessorato all’Ambiente che si rifiuta di affrontare il problema». (L’Unione Sarda)

Ridracoli diventa capitale dell'escursionismo e del verde

Foreste Casentinesi

Ridracoli diventa capitale dell'escursionismo. Domani e domenica prossima il centro appenninico santasofiese ospita infatti il quinto incontro escursionistico interregionale nell'Anno Internazionale che l'Onu ha dedicato alle acque dolci.
L'appuntamento dedicato agli amanti della natura e delle passeggiate lo ha organizzato il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna in collaborazione con il Club Alpino Italiano.
Nel prossimo weekend è dunque prevista una massiccia presenza di escursionisti provenienti da tutta Italia i quali potranno prendere parte alle scarpinate gratuite, tutte in partenza da Ridracoli.
Il servizio d'ordine è garantito dalle Guardie Forestali del Cta.
Sarà inoltre presente un gruppo di volontari del Soccorso Alpino mentre il Parco Nazionale sarà presente con uno stand.
Questi i tre itinerari a piedi: 1) da Ridracoli a San Paolo in Alpe e ritorno, una impegnativa camminata della durata di circa 4,30 ore ( il panorama , dai prati di San Paolo, è a 360° ); 2) da Ridracoli ai piedi della diga per circa 2 ore di cammino; 3) dal muro della Diga a Cà di Sopra (una casa colonica trasformata in rifugio) e ritorno per la durata di circa 2 ore coincidente con il «Sentiero natura» del Parco che consentirà ai partecipanti di conoscere meglio gli aspetti naturalistici del territorio. Splendido uno scorcio della diga.
A questi si deve aggiungere la possibilità di percorrere un itinerario in montain bike della durata di circa 3 ore.
Dalle ore 10 in poi di domenica 5 ottobre ogni mezz'ora si susseguiranno le visite guidate al grande sbarramento di Ridracoli e alle strutture di captazione dell'acqua. Dalle 12 alle 14,30 pranzo offerto a tutti i partecipanti. Alle 15 concerto del Coro «La Martinella»della Sezione CAI di Firenze.
La sera del 4 ottobre sono disponibili rifugi e ostelli ( sacco a pelo o sacco-lenzuolo propri) in diversi siti.
(Il Resto del Carlino)

Da Camera e Senato l'ok a Guerriero

Appennino Tosco-Emiliano

CASTELNOVO MONTI – Camera e Senato hanno accolto, con parere favorevole, la proposta del Ministro dell'Ambiente per la nomina di Raffaele Guerriero alla presidenza del Parco Nazionale dell'Appennino tosco-emiliano. Ora, a conclusione dell'iter, il ministro Matteoli dovrà provvedere all'emissione del decreto di nomina.
«La nomina consente di avviare una fase di positiva collaborazione - dice il senatore Fausto Giovanelli – con l'auspicio che sia possibile ridurre il danno determinato dai ritardi. L'ex prefetto, pur non essendo persona di comprovata esperienza in materia ecologica, ha un'indiscutibile esperienza nel campo della pubblica amministrazione».
(Il Resto del Carlino)

I sindaci: superstrada per Malpensa? Uno scempio

La Regione dà il via libera al collegamento tra Magenta e lo scalo internazionale

MAGENTA - Via libera alla costruzione della Magenta-Abbiategrasso-Milano, la superstrada (prosecuzione della Malpensa-Boffalora) che si snoderà per 32 chilometri sul territorio del Parco del Ticino e del Parco Agricolo Sud Milano, fino alla tangenziale Ovest. E si riaccendono le polemiche: il progetto dell'Anas, ora approvato dalla giunta regionale, non è mai piaciuto agli undici Comuni coinvolti nel tracciato, al Parco del Ticino e alle associazioni di categoria degli agricoltori. I comitati «No alla tangenziale» hanno raccolto circa 13 mila firme contro il progetto e, qualche settimana fa, sono stati ascoltati dalla Commissione petizioni del parlamento europeo. «La Regione dice di aver accolto le nostre osservazioni, ma non è vero - precisa Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano -. Noi chiedevamo di accantonare il piano dell’Anas, che è devastante, e di aprire un tavolo per studiare insieme la viabilità: non ce lo hanno concesso e quindi appena il Cipe approverà l'opera faremo ricorso al Tar». Critico anche Dario Olivero, direttore provinciale della Confederazione italiana agricoltori: «La nostra posizione non cambia: la strada non la vogliamo, ma siamo disposti a discutere, per rendere più accettabile quest'opera». Sospende il giudizio, in attesa di vedere la delibera, il presidente del Parco del Ticino Milena Bertani che fa comunque sapere di «aver sempre avuto fiducia nell’attenzione della giunta regionale al problema dell'impatto ambientale». Soddisfatto, per quel che riguarda il suo territorio, il sindaco di Abbiategrasso, Alberto Fossati: «La Regione ha recepito tutte le nostre richieste e ci permetterà di demolire il ponte sul Naviglio dandoci l’occasione per recuperare l'area».
La giunta regionale ha dato l’ok al piano elaborato dall’Anas su proposta degli assessori alle Infrastrutture e Mobilità, Massimo Corsaro, e al Territorio e Urbanistica, Alessandro Moneta. I lavori dovrebbero cominciare entro due anni.
«Abbiamo approvato i progetti - dice Corsaro - indicando però una serie di prescrizioni per migliorare l’impatto ambientale come sollecitavano gli enti locali». Fra le «prescrizioni» che il Pirellone fa all'Anas, la più importante riguarda il tratto Magenta-Abbiategrasso. Il progetto prevedeva una strada a quattro corsie: la Regione chiede invece la costruzione di due sole corsie, anche se gli svincoli saranno realizzati su due livelli per consentire un futuro raddoppio. (Corriere della Sera)

Ticino - No Tangenziale: daremo battaglia sotto il Pirellone

MAGENTA - «Porteremo la nostra protesta sotto il Pirellone». E' questa la promessa delle associazioni ambientaliste e dei comitati "No Tangenziale" dopo che la giunta regionale, martedì sera, ha dato parere favorevole al progetto preliminare dell'Anas per il collegamento tra la statale 11 e la tangenziale ovest di Milano. Così a poco più di due mesi dall'ultima grande iniziativa - un happening durato dieci giorni contro il ribattezzato "mostro a quattro corsie" - che ha visto scendere in campo alcuni politici e rappresentanti del territorio al fianco dei comitati, come il sindaco di Cassinetta Domenico Finiguerra, si annuncia un autunno caldo per quella che Piero Spadaro, esponente dei Vas (Verdi Ambiente e Società) Ticinia, definisce "una battaglia per la civiltà". Non c'è dubbio che il semaforo verde, seppur condizionato ad alcune osservazioni sollevate dagli enti locali e dal Parco del Ticino - innanzitutto un tracciato a una corsia per senso di marcia anziché a due - rende più agevole l'iter per l'approvazione definitiva dell'infrastruttura che, peraltro, grazie alla cosiddetta "Legge Obiettivo", può già di per sè godere dei finanziamenti dello Stato e di una procedura accelerata. «Adesso - continua Spadaro - il nostro unico interlocutore diventa la Regione, perché è evidente che le 13.000 firme raccolte e le pressioni esercitate da alcuni amministratori si sono rivelate inutili». La strategia, quindi, è di manifestare direttamente il proprio dissenso, cercando di ottenere una difficile correzione in corsa. Un obiettivo per cui i "No Tangenziale" vogliono continuare a battersi. «Perseguiremo ogni strada possibile, non tralasciando i ricorsi al Tar» fa sapere il rappresentante dei Vas. Sul piano legale, proseguirà la collaborazione tra i comitati e l'avvocato Felice Besostri. Non di meno, come extrema ratio, non è escluso un coinvolgimento dell'Unesco e del Parlamento Europeo. La questione del potenziamento della viabilità, secondo Spadaro, dovrebbe essere trattata a livello sovraregionale. «Considerato lo stravolgimento cui va incontro questo territorio, ritengo che sarebbe auspicabile, quanto meno per il Parco del Ticino, un patto di consultazione tra i dirigenti della sponda lombarda e di quella piemontese». (Il Giorno)


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